Europa e Giappone: c’è l’accordo sul trasferimento dei dati

Le informazioni sensibili potranno viaggiare oltreoceano, senza eccessive limitazioni, in caso di continuità del business e di legami economici tra aziende UE e giapponesi

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il premier giapponese, Shinzo Abe, hanno firmato un importante accordo che lega di più Europa e Giappone, anche a livello digitale. Durante un incontro a Tokyo, è stato finalizzato il patto che consente alle aziende di trasferire senza problemi dati personali tra un blocco e l’altro, anche come conseguenza del parere positivo sul libero scambio che entrerà in vigore, con molta probabilità, entro la fine dell’anno.

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L’interesse principale è proprio nel merito del passaggio delle informazioni sensibili di clienti e consumatori europei verso compagnie giapponesi, e viceversa, qualora tra le due vi siano legami commerciali o una continuità del servizio. Tutto, ovviamente, in un quadro controllato e sicuro, perché garantito dalle organizzazioni in entrambi i paesi.

Un bene per tutti

Chi trarrà vantaggio da questa situazione? Secondo Vera Jourova, commissario europeo sulla Giustizia, un po’ tutti, dai cittadini-clienti alle aziende. “Lavorando insieme, possiamo modellare gli standard globali per la protezione dei dati e mostrare una leadership comune in questo importante settore” – ha detto. Il flusso di informazioni tra regioni è fondamentale per quelle imprese che mirano all’internazionalizzazione. Il passaggio può includere lo spostamento dei dati circa i dipendenti, i riferimenti di carte di credito per le operazioni online, le abitudini di navigazione e i cookie raccolti.

Tuttavia, le rigide norme dell’UE in materia di privacy vietano alle società di conservare le informazioni degli europei su server in paesi che si ritiene abbiano un livello di sicurezza inadeguato, spingendo questi ad adottare misure più elevate e complesse. Un aggiornamento dovuto in grado di spingere il business e incentivare l’adozione di una cybersecurity migliore.

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