La produzione di ZTE negli USA risalirà nel 2019


Dopo le sanzioni da parte del governo, il produttore cinese ha riaperto le fabbriche nel paese e gli accordi con i partner locali

La storia di ZTE, gloriosa in patria, meno nel resto del mondo, rischiava di finire prima del tempo. Nel corso dei mesi precedenti, le autorità del governo USA avevano imposto alla cinese una serie di blocchi pesanti alla produzione, a causa di alcune violazioni inerenti la vendita di hardware a paesi ostili, come Iran e Corea del Nord. Dopo la decisione del Dipartimento del commercio di multare ZTE con una sanzione di circa 1 milione di dollari, ora le cose sembrano tornate alla normalità per una multinazionale che punta al grande salto sia negli Stati Uniti che nel vecchio continente, lato mobile e infrastrutturale. Come la ben più famosa Huawei infatti, ZTE opera nel settore delle telecomunicazioni, servendo sino a qualche mese fa anche clienti pubblici di un certo spessore.

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Cosa succede

Durante una recente uscita, Ii chairman di ZTE, Li Zixue, ha affermato che la società tornerà a crescere nel 2019, dopo un anno fiscale che probabilmente soffrirà del temporaneo blocco negli States. Il CEO ha aggiunto che nel futuro la multinazionale punterà molto sulla ricerca e sviluppo, in particolare nel settore delle componenti di comunicazione, proprio lì dove il governo degli Stati Uniti ha riscontrato i problemi maggiori di compliance con le norme federali.

Del resto, già il presidente Donald Trump, in un incontro con la controparte cinese si era detto pronto a dare tutto il supporto possibile all’economia del dragone rosso tra le mura domestiche. Un concetto che non aveva colto il parere favorevole dei democratici e pure di molti repubblicani, convinti che prima del business debba esservi la sicurezza delle informazioni veicolate da Washington, uno dei dubbi principali sollevati a seguito della collaborazione tra ZTE e i tanto temuti paesi ostili.

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