Le persone che si sentono sole hanno maggiori probabilità di sviluppare demenza

Uno studio internazionale ha messo in relazione la solitudine con il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer, che secondo un recente studio potrebbe essere causata dal virus dell’herpes, grazie a un’indagine condotta dall’Università Statale della Florida (FSU) di Tallahassee, in collaborazione con un collega dell’università francese di Montpellier. Alla ricerca, coordinata dalla dottoressa Angelina R. Sutin, hanno partecipato i due studiosi italiani Martina Luchetti e Antonio Terracciano del Dipartimento di Geriatria dell’ateneo statunitense.

Lo studio

Gli scienziati sono arrivati ad una conclusione dopo un’analisi statistica di dati di oltre 12mila persone di 50 anni di età coinvolte nell’Health and Retirement Study. I partecipanti sono stati seguiti per un periodo di follow-up medio di circa 10 anni, nell’arco dei quali sono stati valutati fattori come la solitudine e l’isolamento sociale, ma anche le abilità cognitive attraverso specifici questionari, attraverso indagini telefoniche effettuate ogni due anni. I punteggi sono stati ottenuti con un strumento diagnostico chiamato Telephone Interview for Cognitive Status (TICSm), dove un valore pari a 6 o inferiore risulta indicativo di demenza.

Una condizione diversa dall’isolamento sociale

I risultati confermano per oltre 1.100 partecipanti la diagnosi di Alzheimer e per molti di essi esiste una stretta correlazione con la condizione di solitudine. Nell’arco del decennio l’aumento del rischio di demenza è risultato superiore del 40 percento nelle persone che si sentivano sole, una condizione diversa dall’isolamento sociale vero e proprio. Questa correlazione risultava indipendente dal genere, dall’istruzione, dalla razza e dall’etnia dei partecipanti.

“Non siamo i primi studiosi a dimostrare che la solitudine è associata a un aumentato del rischio di demenza – ha dichiarato la dottoressa Sutin, docente presso il Dipartimento di Scienze Comportamentali e Medicina Sociale presso il College di Medicina della FSU – ma questo è stato di gran lunga il più grande campione analizzato, con un lungo follow-up e popolazione più diversificata”.

Secondo un altro studio anche la sonnolenza diurna è un fattore che potrebbe aumentare le probabilità di sviluppare l’Alzheimer, in quanto aumenterebbero la probabilità di sviluppare proteine tossiche nel cervello.

A breve sarà possibile predire chi si ammalerà di demenza grazie a due semplici test economici e non invasivi: un esame del sangue e un elettroencefalogramma (Eeg). Recentemente è stato sviluppato un farmaco sperimentale che promette di cambiare la vita di molte persone affette dal morbo di Alzheimer, rallentando il processo di decadimento cognitivo e riducendo quindi la perdita dei ricordi.

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