BT in campo per attrarre talenti nella sicurezza

BT in campo per attrarre talenti nella sicurezza
Al timone della security in BT, Hila Meller ha l'obiettivo di garantire la centralità della security nella strategia di crescita in Europa

Parla Hila Meller, VP Security per l’Europa

Al timone della security in BT dallo scorso marzo Hila Meller – 20 anni di esperienza nel settore della sicurezza e del cyber business, con esperienze in CA, DXC Technology e Avnet Information Security – ha un obiettivo dichiarato. Quello cioè di garantire la centralità della security nella strategia di crescita in Europa del Gruppo. Così come auspicato da Mark Hughes, CEO di BT Security all’indomani della sua nomina. Un approdo, come è lei stessa a spiegarci, motivato da tre ragioni principali. «In passato avevo già avuto modo di collaborare con persone di BT. Un team di persone con un livello molto alto di professionalità. La seconda è la presenza globale di BT. Avere l’accesso a una rete presente in 180 paesi offre un vantaggio enorme quando ci si occupa per esempio di cyberthreat intelligence. La possibilità di raccogliere eventi da una rete in grado di gestire un terabyte per secondo conferisce al team una forza enorme nel campo della cyberintelligence». Il terzo aspetto riguarda l’operational model di BT, unico nel settore, osserva Meller. In cui Protect BT, il team cyber interno, è lo stesso che si occupa di fornire la sicurezza ai clienti del Gruppo. «Tutti i servizi che offriamo ai nostri clienti sono basati sull’esperienza maturata sul campo nella protezione di dati e sistemi di aziende complesse e globali sottoposte a minacce quotidiane come appunto BT». Un aspetto che, sottolinea Meller, conferisce a BT credibilità e fiducia nel mercato. «Tante offerte commerciali sono nate come iniziative interne. Replicate grazie all’esperienza sviluppata al nostro interno e alla nostra capacità di relazionarci con più di 1700 clienti in ambito sicurezza. Un know how che possiamo trasferire a tante aziende con profili simili al nostro».

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Il prisma della security in BT

La sicurezza è uno dei motori di crescita di BT. Connettività; reti ibride e virtualizzate; accesso al cloud; servizi gestiti. Driver di sviluppo che nella strategia globale del Gruppo fanno sì che la sicurezza delle soluzioni proposte sia una condizione imprescindibile. «BT non può crescere se con i primi due driver non cresce anche la nostra capacità di proteggere le nostre soluzioni» afferma Meller. «La visione di sicurezza deve essere olistica. Noi cerchiamo di offrire sicurezza a 360 gradi ai nostri clienti. Di creare con loro una partnership strategica. Possiamo offrire servizi di consulenza, servizi gestiti. Su cui abbiamo investito tantissimo. Abbiamo 15 Security Operation Centres in tutto il mondo. L’ultimo verrà inaugurato a breve a Parigi. E’ il mercato a richiederlo. Si vuole poter lavorare con persone che parlano la nostra stessa lingua, poter instaurare un rapporto di fiducia con il service provider, avere la giusta compliance in relazione ai servizi erogati. In una parola si vuole più presenza in Europa. Questo lo abbiamo ben presente. Infatti una delle maggiori priorità è stata di investire in Europa in infrastrutture SOC. Per essere pronti a erogare servizi all’altezza delle richieste che ci vengono avanzate».

Esigenza di talenti e neurodiversità

L’altra, altrettanto pressante, è collegata a quella delle persone. «In BT sono più di 3000 gli esperti di sicurezza. Ma dobbiamo ancora crescere. E sappiamo quanto sia difficile trovare le persone giuste sul mercato» sottolinea Meller. Secondo i dati di una ricerca condotta da IDC, il 97% delle organizzazioni ritiene di non avere le giuste competenze in materia di sicurezza mentre si stima che entro il 2022 saranno 1,8 milioni le posizioni di lavoro di cybersecurity non coperte. «Questa situazione ci ha spinto a indirizzare al meglio i nostri sforzi per attrarre talenti in questo settore. Mettendo in campo diverse iniziative e programmi di recruiting ad hoc. Con l’obiettivo di includere categorie di persone in genere meno rappresentate all’interno delle aziende». Per esempio donne. Oppure persone affette da forme di autismo, sindrome di Asperger e disturbi da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). «Sappiamo che le persone affette dalla sindrome di Asperger o da autismo spesso pensano in modo più schematico e sono portate a fare più facilmente associazioni logiche. L’attitudine alla matematica e al riconoscimento delle forme così come le loro capacità di trovare velocemente specifiche anomalie sono skill cruciali per la cybersecurity» conclude Meller.

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