Sanità, algoritmi genetici e investimenti per il futuro

Sanità, algoritmi genetici e investimenti per il futuro

Algoritmi di AI nel settore della ricerca farmacologica e nuove piattaforme di gestione dei dati genomici basate su blockchain. Come cambia il mercato della sanità?

Per diversi anni ho studiato e mi sono specializzato in una branca – se possiamo definirla così – di intelligenza artificiale chiamata Algoritmi Genetici. In pratica, questo tipo di intelligenza artificiale, riprende l’evoluzione della specie umana di Darwin in ambito informatico. In estrema sintesi, gli script più efficienti nella risoluzione di determinate soluzioni restano in vita e quelli meno bravi semplicemente scompaiono. Ma non solo. Gli script migliori, insomma, quelli rimasti in vita si accoppiano e creano figli sempre più efficienti. Praticamente, i vecchi script lasciano un’impronta, ovvero, trasmettono il loro DNA agli script successivi. Sì. Proprio quello che è successo a noi.

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DATI E CODICE GENETICO

A Natale, negli Stati Uniti, i kit di test del DNA sono stati uno dei regali più acquistati. Facile no? Il costo è solo di 75 dollari. In ogni caso, il DNA non solo ci aiuta a comprendere le radici genealogiche o il rischio di malattie, ma ci aiuterà a capire come possiamo estendere la “longevità”, o meglio, vivere più sani e più a lungo e senza dover essere per forza dei miliardari. Come? Grazie alla creazione di intere librerie di DNA a livello globale. E grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, studiare questa enorme mole di dati – ovviamente anonimi – che raccontano stili di vita, caratteristiche ambientali, professioni, viaggi e tutte le nostre abitudini. Ogni genoma umano genera 200 gigabyte di dati e questi dati sono come l’oro per le aziende farmaceutiche. Perché la maggior parte delle startup biotech e degli incumbents stanno profilando questi dati in modo tale da comprendere i processi di invecchiamento. Perché? Con la popolazione che si fa sempre più anziana, dove sono i soldi? Sicuramente non nei giovani. Insomma, l’ecosistema della medicina sta superando il vecchio concetto che la maggior parte delle malattie croniche deriva dall’invecchiamento. Le ultime ricerche, infatti, mostrano che possiamo prevenire e rallentare l’avverarsi di queste malattie. Diversi studiosi stanno studiando con l’intelligenza artificiale l’interazione tra le molecole e la nascita delle malattie “da anziani” e stanno aprendo la strada per una medicina che definiscono del “ringiovanimento”. E il mercato per adesso ci crede. Anche se diversi analisti affermano che gli investimenti nell’ambito della salute siano più guidati da un potenziale fondamentale prettamente irrealistico, che sta trasformando il mercato sanitario in una continua e cospicua campagna di marketing.

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SANITÀ, MERCATO IN BOLLA?

Nel 2018, venture capital e investitori più o meno piccoli hanno investito quasi 8,1 miliardi di dollari nel settore, superando il totale record del 2017 di 5,7 miliardi di dollari, con un balzo enorme di +42%. La metà di tutte le operazioni del 2018 è stata seed e serie A, il che suggerisce che gli investitori continuano a credere quasi ciecamente alle nuove startup biotech. Oltre 30 miliardi di dollari sono stati investiti nelle imprese biotech dal 2011 e, supponendo che gli investitori si aspettino un rendimento approssimativo di quattro volte in 10 anni, il mercato dovrebbe crescere fino a 120 miliardi di dollari nei prossimi 4-6 anni. Si tratta di un numero piuttosto elevato, ma con un mercato sanitario di 3.5 trilioni di dollari, questa entità del rendimento è concepibile. Tuttavia, con le aspettative elevate di oggi, ma non ancora realizzate, la parola “bolla” appare sempre presente. Perché? Le startup del settore health-tech devono rispondere a un ciclo di vita “ibrido”, che presenta una minore complessità rispetto alle startup del settore biotecnologico e medicale (facilitandone l’immissione del prodotto sul mercato) ma, tuttavia, più complesso rispetto a startup che applicano le nuove tecnologie in settori non medicali, i cui cicli di crescita e sviluppo non si adattano alla complessa natura intrinseca del settore healthcare. Rispetto alla grande accelerazione avuta negli ultimi anni, la sanità digitale registrerà un rallentamento in termini di investimenti. Questo sarà giustificato dal fatto che in un mercato rigido come quello dell’assistenza sanitaria gli enormi capitali investiti in tecnologie avanzate dovranno essere giustificati con nuovi modelli di business e forme di profitti basati sui risultati degli interventi (Value-Based Healthcare). Per intenderci, il mercato della sanità negli Stati Uniti supera di quasi quindici volte quello dell’industria pubblicitaria, ed è quindi abbastanza grande per assorbire il ritmo di capitale investito oggi. Ci è voluto un decennio per raggiungere l’attuale volume di investimenti che per il prossimo anno si aggireranno intorno agli 8 miliardi di dollari.

NUOVI MODELLI DI BUSINESS

Nel mercato della sanità, ci sono modelli di business chiari e cristallini che affrontano enormi opportunità di mercato. «Tra le compagnie a più alto valore per prospettive di crescita e impatto tecnologico ci sono, senza alcun dubbio, inSilico Medicine e Nebula Genomics» – ha affermato Nicola Marino, esperto di innovazione tecnomedicale e CEO di un’azienda che fornisce dispositivi medici. InSilico Medicine, fondata nel 2014 dal CEO Alex Zhavoronkov e con sede nel Johns Hopkins University’s Emerging Technology Centers, basa il suo lavoro sullo sviluppo di algoritmi di AI nel settore della ricerca farmacologica, con l’obiettivo di ridurre i tempi di ricerca e sviluppo e porsi come valida alternativa ai test su cavie animali. La società ha ottenuto un ammontare totale di 14.3 milioni di euro di finanziamenti ed è stata nominata da NVIDIA tra le cinque startup più “hot” nel campo delle applicazioni di intelligenza artificiale per l’impatto sociale del suo lavoro. Nebula Genomics si presenta invece come una piattaforma di archiviazione, condivisione e gestione dei dati genomici dei clienti. Co-fondata dal padre della biologia sintetica nonché professore della Harvard Medical School e MIT, George Church, ha come obiettivo quello di eliminare gli intermediari tra proprietari dei dati e potenziali acquirenti garantendo la privacy nel processo grazie all’applicazione della tecnologia blockchain. I consumatori potranno inoltre essere ricompensati per essere entrati a far parte della comunità e risarciti per aver condiviso i dati.

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E IN ITALIA?

«Dal 2001 a oggi, il costo della mappatura del profilo genomico è passato da 100 milioni di dollari a zero, grazie alla esponenzialità delle tecnologie e all’applicazione di nuovi modelli di business» – racconta Nicola Marino. Se negli Stati Uniti si inizia a parlare di bolla e se in Cina la più grande startup di intelligenza artificiale sta raccogliendo il record di 2 miliardi di dollari, in Italia cosa succede? Proprio prima di scrivere questo articolo parlavo con un famoso neurologo romano che mi ha raccontato come sia difficile fare ricerca in Italia. Questo magari si sapeva. Ma quello che non sappiamo è che in molti casi la ricerca viene limitata non solo per mancanza di fondi, ma anche per limitare nuovi progetti sul nascere. Lo specialista romano – che ha preferito rimanere anonimo – attualmente sta lavorando negli Stati Uniti a un progetto che in Italia non gli era possibile portare avanti. Si tratta di una ricerca sulle malattie degenerative del cervello, che utilizza l’intelligenza artificiale, in particolare le reti neurali non tradizionali, per l’analisi dei dati. Mi ha detto che mi terrà informato e che, quindi, sarete aggiornati anche voi sugli sviluppi. La crescita di un paese, soprattutto sotto la lente di ingrandimento del mercato globale, si esprime sotto forma di potenziale innovativo nei più svariati ambiti. Le azioni delle aziende vengono comprate e vendute, scontando al presente quello che dovrebbe avvenire in futuro. Ce lo hanno insegnato gli Stati Uniti e lo stiamo vedendo in Cina. Il futuro ha le radici nel presente. E il cambio di paradigma è proprio dietro l’angolo. Come se fosse già avvenuto. Per dirla con le parole del mercato. Come se fosse stato già scontato.

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