San Francisco potrebbe vietare il riconoscimento facciale

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Una delle metropoli più tecnologicamente avanzate al mondo potrebbe vietare il software di riconoscimento per preservare la privacy

San Francisco, sede di startup e giganti come Uber, Twitter, Airbnb e Yahoo, ha votato per far passare o meno la proposta “Stop Secret Survidance Ordinance (SSSO)”. I risultati, che devono ancora essere resi pubblici, indirizzeranno alcune politiche a favore della privacy dei cittadini californiani, nel merito della diffusione di software di riconoscimento facciale.

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“È essenziale avere un dibattito pubblico informato il più presto possibile sulle decisioni relative alle tecnologie di sorveglianza – si legge tra le righe della proposta di legge – mentre le tecniche di sorveglianza possono minacciare la riservatezza di tutti noi, gli sforzi di sorveglianza sono stati storicamente utilizzati per intimidire e opprimere alcune comunità e gruppi più di altri, compresi quelli definiti da razza, etnia, religione, istruzione, livello di reddito, orientamento sessuale o preferenze politiche”.

Cosa sappiamo

Di fatto, l’SSSO definisce “tecnologie di sorveglianza” qualsiasi software, dispositivo elettronico o sistema, che utilizzi un apparato elettronico, progettato o destinato principalmente a raccogliere, conservare, elaborare o condividere audio, dati, informazioni visive, localizzate, termiche, biometriche, olfattive o simili, specificamente associate o in grado di essere associate a un individuo o un gruppo. Nella descrizione abbastanza ampia sono inclusi elementi come scanner RFID, fotocamere termiche, lettori di targhe e sistemi di acquisizione del DNA.

La maggior parte di queste forme di sorveglianza sarebbe ancora utilizzabile ma non senza l’ottenimento di ordinanze e documentazioni specifiche a corredo. Per quanto concerne le metodologie attuali, queste sarebbero controllate da audit annuali. L’unica tecnologia realmente vietata è quella del riconoscimento facciale: “La propensione per la tecnologia di riconoscimento facciale a mettere in pericolo i diritti e le libertà civili supera di gran lunga i suoi presunti benefici” – afferma l’ordinanza – “ e la tecnica porta con sé la possibilità di ampliare l’ingiustizia razziale e minacciare la nostra capacità di vivere liberi dal monitoraggio continuo del governo”.

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