Non solo Google: anche Intel e Qualcomm dimenticano Huawei

Gli Stati Uniti si riavvicinano a Huawei

Dopo che Big G ha annunciato la chiusura della collaborazione con la cinese, anche i produttori di chip riducono il supporto a Huawei

A inizio settimana, Google aveva confermato la fine dei rapporti di collaborazione con Huawei. Questo vuol dire un accesso limitato alle risorse mobili per i prodotti che montano Android e la sola possibilità che il gigante di Shenzen adatti una versione open source del codice del robottino verde per i dispositivi futuri. In precedenza riferita da Bloomberg, alla notizia ne fa seguito un’altra che vedrebbe anche Intel, Qualcomm e Broadcom pensare ad una fine dei rapporti.

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Tutte e tre starebbero infatti bloccando le forniture di componenti a favore degli ordini del colosso tecnologico cinese fino a nuovo avviso. Si tratta di un duro colpo per il futuro dell’azienda come produttore hardware. Il divieto di Google significa che Huawei non può utilizzare alcune parti di Android, inclusi i servizi Google Play, Google Maps e Gmail. Tuttavia, può ancora sfruttare una parte consistente del sistema operativo, ovvero Android Open Source Project (AOSP).

Cosa sappiamo

Tuttavia, con i produttori di chip scesi in piazza, la questione ora si fa decisamente critica visto che Huawei potrebbe non avere più a disposizione le componenti di elementi critici dei terminali, tra cui i modem e le sezioni dei processori. Anche se la società utilizza già la propria serie di chip Kirin nei suoi telefoni, deve procurarsi altri componenti da terzi per completare l’assemblaggio dei dispositivi e doverlo fare senza poter guardare al mercato statunitense diventa un serio problema di qualità e affidabilità.

Il CFO della compagnia, Ren Zhengfei, ha dichiarato ai media giapponesi la scorsa settimana che Huaweu continuerà a vivere anche dovendo fare a meno degli Stati Uniti, quasi un presagio. Come risposta, la scorsa settimana il presidente Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo con cui inserisce tutte le multinazionali cinesi in una sorta di lista nera, conosciuta come “Entity list”. 

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A seguito di ciò, alle società con sede negli Stati Uniti è vietato fare affari con le aziende in tale elenco ed è plausibile pensare che le decisioni di Google, Qualcomm e i divieti di Intel siano il risultato di questa mossa. L’anno scorso, Huawei ha superato Apple al secondo posto nel mercato mondiale degli smartphone, nonostante non vendesse telefoni States. Reggerà il colpo? Di certo, la questione mette in forte discussione il futuro dell’organizzazione che si allontana sempre di più dall’Occidente.