Facebook e quell’app di riconoscimento facciale per identificare i dipendenti

Facebook, un singolo utente può essere targettizzato anche da 48mila aziende

La verità dietro il software che permetteva al gigante social di riconoscere lavoratori e amici: “Lo abbiamo fatto solo a uso interno”

Un’indagine di Business Insider ha scoperto che nel periodo tra il 2015 e il 2016, Facebook ha sviluppato un software di riconoscimento facciale in grado di riconoscere i lavoratori e i loro amici, semplicemente puntando la fotocamera sul viso. Il lato più oscuro? Beh, come se non bastasse, si dice che la stessa applicazione avesse il potere di abbinare un volto a un nome di un iscritto sul social network, anche se la compagnia lo ha sempre negato, affermando che la funzionalità era stata attivata da entrambe le parti come un esercizio di ricerca, non di monitoraggio. Da allora sono successe molte cose, inclusa la piccola questione di Cambridge Analytica, dunque meglio andarci cauti con certe supposizioni.

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Cosa sappiamo sull’app

Secondo il sito di notizie, l’app era stata rilasciata silenziosamente e non c’è alcun segno evidente di una sua esistenza odierna ma questo non fa cadere i dubbi sulla continua perdita di eticità da parte della multinazionale guidata da Zuckerberg. “Per conoscere le nuove tecnologie, i nostri team costruiscono regolarmente app da utilizzare internamente – ha dichiarato un portavoce di Facebook di recente – l’app qui descritta era disponibile solo per i dipendenti e poteva riconoscere solo i lavoratori e i loro amici che avevano abilitato il riconoscimento facciale”.

Ma non perdiamo di vista un elemento importante: sebbene sarebbe stato meglio se Facebook non avesse mai rilasciato qualcosa di simile, vogliamo andare oltre e considerare l’uso della tecnologia in sé; che è davvero impressionante. Per tutti i leciti dubbi a riguardo, ci sono una marea di usi positivi per soluzioni del genere, a partire dalla sicurezza pubblica. Basti pensare a quello che accadrà presto in tutti i principali aeroporti al mondo, come quelli di Milano e Roma, dove strumenti di riconoscimento facciale sostituiranno i controlli ai gate e potranno velocizzare il percorso dei viaggiatori ma anche le aberrazioni cinesi che spingono fin troppo verso una pratica lesiva della privacy. Insomma, la questione è sempre la stessa: libertà o sicurezza? Non sta a noi dirlo ma è chiaro che una risposta definitiva oggi non c’è, e molto probabilmente non ci sarà mai.

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