Ex dipendente di Apple spiato prima di cambiare lavoro

Il designer dei chip di iPhone e iPad lascia Apple

L’accusa arriva da Gerard Williams III, che dopo quasi dieci anni di attività si trasferisce al reparto produzione chip di NuVia

Visto che Apple fa di tutto per vantarsi delle sue attenzioni alla privacy, un recente caso giudiziario potrebbe far cadere in toto il castello costruito sapientemente da Tim Cook e cosi. Gerard Williams III è un ex dipendente della società, che ha lavorato per un decennio sullo sviluppo dei chip mobili di Apple. Entrato a far parte di NuVia Inc, una azienda che produce processori per data center e che egli stesso ha fondato insieme a John Bruno e Manu Gulati (anche loro ex-dipendenti Apple), l’uomo si è visto recapitare a casa una citazione per aver violato la clausola secondo cui, un ex della compagnia non può lavorare per una concorrente diretta.

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Nella pratica, un senior director di fiducia con anni di esperienza e anni di accesso alle informazioni più preziose di Apple avvia segretamente un società concorrente, che sfrutta la stessa tecnologia su cui stava lavorando, con il medesimo regista e lo stesso team di supporto a Cupertino.

Storia intricata

Cosa c’è di sbagliato in tutto ciò? Ossia: dove è il problema con Apple? Beh, pare che la notifica da parte del big americano sia arrivata a Williams III prima che l’uomo raccontasse dove stava portando la sua carriera e verso quale attività; ergo: la Mela lo ha spiato. Ciò renderebbe evidente che Apple ha accesso a messaggi e registrazioni telefoniche dei suoi dipendenti e che non ha paura di condividerle.

Le comunicazioni intercettate sembrano includere uno scambio con un altro ingegnere nell’ottobre del 2015, con a corredo anche il numero e la durata delle varie chiamate che Williams ha avuto con il suo datore di lavoro mentre era ancora in attività. Per un’azienda che afferma di amare così tanto la privacy, questo non è un bell’aspetto. Non sorprende che Williams definisca la vicenda come “un’invasione sbalorditiva e inquietante della privacy” e anche se le finalità di salvaguardia da parte dell’azienda possono essere ammissibili è il modus operandi, ancora una volta, a lasciare molti dubbi etici a riguardo. Il caso sarà esaminato in tribunale il 21 gennaio.

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