Come affrontare l’home working in questo periodo di emergenza ed essere pronti a farne una pratica di lavoro abituale

Innovazione e cambio culturale per una nuova “normalità” digitale

A cura di Alberto Filisetti, Country Manager di Nutanix Italia

Lavorare da casa non è così insolito, una grande percentuale di lavoratori autonomi e freelance lo fa da anni. Un numero limitato, ma in continua crescita, di aziende è ora esclusivamente “virtuale”: società che esistono solo in rete, senza un solo metro quadro di ufficio “fisico” a disposizione. A mano a mano che le prestazioni delle tecnologie utilizzate da chi lavora da remoto migliorano, la possibilità di lavorare da casa aumenta per un numero sempre maggiore di persone.

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Quest’anno, il tasso di progresso tecnologico ha raggiunto un punto di svolta. Si è infatti molto vicini a poter offrire anche alle aziende più grandi la possibilità di avere una grande percentuale di dipendenti che lavorano da casa, o virtualmente ovunque. Questo porta vantaggi reali alle persone, che possono lavorare nel luogo più adatto e nei momenti della giornata più consoni a soddisfare sia le loro esigenze che quelle aziendali. Lavorare da remote permette inoltre di risparmiare le decine di ore settimanali spese dalle persone per raggiungere il posto di lavoro e, la sera, tornare a casa.

Le aziende possono inoltre diminuire i costi operativi e aumentare la flessibilità. L’uso delle tecnologie oggi disponibili rende possibile limitare le spese relative all’affitto di uffici sempre più grandi e quelle delle relative infrastrutture di supporto. Possono inoltre essere più flessibili ed adattarsi più rapidamente ai cambiamenti imposti dal mercato, creando in pochi minuti team di lavoro online, senza dover spostare fisicamente le persone e le relative risorse in luoghi diversi.

C’è però un aspetto negativo legato a questo cambiamento: la questione della sicurezza. Il fatto di avere personale che lavora al di fuori dell’ufficio fisico porta con sé un vasto insieme di punti critici relativi alla sicurezza e molti di questi hanno spinto in passato le aziende ad abbandonare i progetti di “remote working”. Fortunatamente esistono oggi soluzioni che non soltanto proteggono le attività aziendali dagli attacchi, ma permettono anche al personale di lavorare senza alcuna restrizione di prestazioni o di qualità, indipendentemente dalla larghezza di banda della connessione internet disponibile.

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La risposta a questi problemi è il virtual desktop. In realtà è una risposta presente da molti anni, ma la sua adozione è stata ostacolata dalla gamma limitata di applicazioni e servizi disponibili per permetterne un’adozione efficace. Detto semplicemente, i requisiti di potenza e di prestazioni del tipico “power user” hanno per qualche tempo superato di gran lunga ciò che un servizio di virtual desktop poteva effettivamente rendere disponibile. Ad esempio, la grafica è un requisito fondamentale di quasi tutte le applicazioni oggi disponibili, anche sugli smartphone. Ma la grafica richiede una GPU (Graphics Processing Unit), esattamente come un numero crescente di applicazioni avanzate come l’IA, e in un ambiente desktop virtualizzato anche la GPU diventa virtuale, cosa  molto complicata da progettare.

Tuttavia, la situazione sta cambiando. La disponibilità di risorse di calcolo più performanti e iperconvergenti, insieme alle nuove tecnologie software basate sull’idea del browser come sistema operativo, oltre alla disponibilità del 5G, stanno aprendo opportunità completamente nuove per fare seriamente un buon uso di un’infrastruttura di Virtual Desktop, mantenendo allo stesso tempo elevati livelli di sicurezza grazie allo streaming delle sole rappresentazioni in pixel delle attività sulle applicazioni in esecuzione nel cloud.

Ad esempio, in occasione del lancio della sua piattaforma Desktop-as-a-Service Xi Frame, Nutanix ha dimostrato quanto sia diventato efficace lo sviluppo di servizi desktop virtuali, mostrando uno spezzone di Game of Thrones che è diventato famoso sui social media: quello in cui una tazza di caffè Starbucks è apparsa in una scena, usando poi Xi Frame per eliminare la tazza in tempo reale. Tutto questo in diretta sul palco.

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Tali livelli di prestazioni possono ora essere uniti alla sicurezza intrinseca dei servizi di virtual desktop. Tutti i dati e i servizi di elaborazione vengono eseguiti su server protetti dal firewall aziendale e non vengono quindi mai caricati sul dispositivo remoto che l’utente utilizza. Tutto ciò che viene trasmesso è uno stream di pixel dello schermo dell’utente – che porta o l’input di quell’utente in termini di nuovi dati o richieste di azione, e i risultati e l’output dai server come un flusso di pixel da uno schermo virtuale. I flussi di pixel possono anche essere criptati per una maggiore sicurezza.

Tutto questo ha cambiato in modo significativo il potenziale della VDI (Virtual Desktop Infrastructure), unendo i vantaggi di sicurezza dell’avere tutti i processi e i dati eseguiti in ambienti server controllati e difesi, sia on-premise che nel cloud, con la capacità di supportare una complessità applicativa molto più elevata attraverso il cloud e i servizi Wi-Fi.

Ciò è possibile grazie all’utilizzo del browser come sistema operativo – un modello comunemente utilizzato negli smartphone – e permette agli utenti di sfruttare (quasi) tutti i dispositivi che hanno a disposizione per lavorare. E con una sempre maggiore disponibilità di potenza di elaborazione, non passerà molto tempo prima che tutte le persone possano avere un’enorme libertà di scelta su dove e quando lavorare.