Facebook vieterà i post che negano l’Olocausto

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In un cambio di rotta, Zuckerberg mette da parte la libertà di espressione per approcciare una politica di anti-negazionismo

Facebook bandirà i post che negano l’Olocausto in un’inversione di una politica controversa e di lunga data. L’amministratore delegato Mark Zuckerberg, che ha ricevuto pressioni da gruppi per i diritti civili come l’Anti-Defamation League per apportare il cambiamento, si è detto preoccupato per lo “stato attuale del mondo” e circa la violenza basata sull’odio. «Ho lottato con la tensione tra la difesa della libertà di espressione e il danno causato dal minimizzare o negare l’orrore dell’Olocausto» ha detto Zuckerberg in un post su Facebook.

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«Il mio pensiero si è evoluto quando ho visto i dati che mostrano un aumento della violenza antisemita». Facebook ha affermato che la decisione è stata supportata dalle prove documentate di un aumento dell’antisemitismo a livello globale e “dall’allarmante livello di ignoranza sull’Olocausto, specialmente tra i giovani”.

Memoria storica

Secondo un recente sondaggio condotto su adulti di età compresa tra i 18 e i 39 anni negli Stati Uniti, quasi un quarto ha affermato di credere che l’Olocausto sia un mito, esagerato o poco chiaro. Come se lo sterminio di 6 milioni di ebrei da parte dei nazisti e dei loro alleati durante la seconda guerra mondiale non fosse mai avvenuto.

Jonathan Greenblatt, CEO della Anti-Defamation League, ha affermato di aver spinto Facebook ad approcciare tale cambiamento per anni. «Su tratta di un grosso problema» ha scritto su Twitter. «Sono contento che sia finalmente stata intrapresa una strada di buon senso». Zuckerberg è stato fortemente criticato nel 2018 dopo aver usato l’Olocausto come esempio di negazionismo sbagliato ma ammissibile su Facebook, perché parte della libertà di espressione.

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«Non credo che la nostra piattaforma debba eliminarlo perché penso che ci siano tanti altri elementi in cui le persone sbagliano» sottolineava. Facebook ha dunque confermato che a partire dalla fine dell’anno, indirizzerà le persone verso siti esterni di approfondimento sull’Olocausto, quando si imbatteranno in post di rifiuto. La nuova politica non si applica alla negazione di altri genocidi, come quelli armeni o ruandesi, almeno per adesso.