Memoria, un chip nel cervello aiuta a ritrovarla dopo un trauma

Per funzionare correttamente, il cervello ha bisogno di dimenticare

Ricordare tutto potrebbe sembrare un vantaggio per la nostra mente, in realtà se il nostro cervello fosse in grado di farlo andrebbe incontro a un problema molto serio: non sarebbe più capace di prendere decisioni, rimanendo come paralizzato.

E’ fondamentale quindi che la mente trovi un equilibrio tra persistenza dei ricordi e transitorietà, in modo da poter svolgere le sue funzioni senza bloccarsi. Fortunatamente questa condizione è stata raggiunta grazie all’evoluzione umana, che ha permesso alla mente nell’arco di millenni di ottimizzare i ricordi.

«Negli ultimi anni c’è stato un incremento del numero delle ricerche focalizzate sui meccanismi della transitorietà della memoria» spiegano Blake Richards e Paul Frankland, psicobiologi dell’University di Toronto, autori di un articolo sull’argomento pubblicato sulla rivista Neuron.

Un recente studio ha scoperto il meccanismo che consente di ottimizzare i ricordi durante la notte: chiamato ‘smart forgetting’, il fenomeno consente di filtrare i ricordi durante il sonno in modo intelligente, trattenendo solo quelli importanti per ottimizzare il consumo energetico del cervello.

Quando impariamo, si attiva un network di neuroni, che rafforzano i collegamenti tra di loro e lo stesso succede, al contrario, quando dimentichiamo qualcosa: si perde il rafforzamento delle connessioni in quello specifico network di neuroni che si era creato fissando il ricordo. Grazie a questo sistema si bilancia in maniera automatica dimenticanza e apprendimento. 

Non è un problema di spazio

In passato si pensava che la mente dovesse dimenticare per «fare spazio» a nuove informazioni, ma ora si sa che il cervello umano non ne ha bisogno. «Quando consideriamo il numero di neuroni e di sinapsi che ci sono nel cervello, ci rendiamo conto che esiste la potenzialità di immagazzinare molte più informazioni di quelle effettivamente conservate — spiegano i due neurobiologi canadesi —. Il cervello umano possiede circa 80-90 miliardi di neuroni. Se solo ne dedicassimo un decimo a fissare ricordi di specifici eventi, allora, in accordo con stime di capacità in network auto-associativi, potremmo immagazzinare approssimativamente un miliardo di ricordi individuali. Inoltre, se consideriamo i ricordi registrati in maniera diffusa, questo numero potrebbe crescere di diversi ordini di grandezza».

Una mente flessibile

«Noi ipotizziamo che la transitorietà della memoria sia richiesta in un mondo che cambia e che ha un alto livello di rumore informativo di fondo», spiegano i ricercatori. Dimenticare ci porta ad avere una mente flessibile, che altrimenti prenderebbe decisioni troppo rigide. «La persistenza — affermano Richards e Frankland — è utile solo quando conserva quegli aspetti dell’esperienza che risultano stabili o che sono utili per predire come andranno nuove esperienze». L’unico modo per limitare la perdita di informazioni è ripetere e ripetere, per rinforzare così le tracce mnemoniche, ma comunque quando si smetterà di ripetere una gran parte delle informazioni verrà dimenticata.

Per aiutare la mente a ricordare è fondamentale il sonno, considerato un facilitatore del consolidamento della memoria, (per migliorare la memoria durante il sonno basta ascoltare un “rumore rosa” simile al suono di una cascata) e studiare su testi accompagnati da foto e disegni che rendono l’apprendimento più facile in quanto l’utilizzo degli strumenti multimediali consente di ottimizzare le associazioni mentali.

Per allenare la memoria durante il giorno esistono da sempre vari sistemi più o meno efficaci: l’ultimo innovativo metodo che promette significativi miglioramenti delle capacità mnemoniche arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Neuron , condotto da alcuni ricercatori olandesi, secondo i quali ad ogni persona basterebbero solo 40 minuti al giorno per ottimizzare la memoria.

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