Il fumo, vizio che accomuna 1 miliardo di persone nel mondo e che è causa di oltre 40 patologie, provoca gravi danni anche ai bambini: tra quelli visitati negli ambulatori a causa di complicazioni respiratorie, risulta che uno si cinque presenta problemi legati al fumo passivo.

E’ questo il preoccupante quadro che emerge dalle statistiche del reparto di Broncopneumologia dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, che mette in luce ancora una volta come i bambini siano vittime involontarie del fumo indiretto, anche del cosiddetto “fumo di terza mano”, cioè quello che ristagna negli oggetti e nelle superfici e viene rilasciato nel corso nel tempo. Alla luce di questi allarmanti dati non stupisce quindi il recente divieto nelle scuole di Milano «di fumare anche nei cortili, nei giardinetti, negli ingressi, specialmente di nidi e scuole dell’infanzia, come la legge prevede dallo scorso luglio» – così aveva dichiarato l’assessore alle Politiche sociali e Cultura Pierfrancesco Majorino.

I rischi del fumo di seconda mano 

Le ultime indagini parlano chiaro: il 49% dei neonati e dei bambini fino a 5 anni ha almeno un genitore che fuma, mentre il 12% ha entrambi i genitori fumatori.

Questo stile di vita che porta i più piccoli a contatto con il fumo “di seconda mano” è stato ormai dimostrato con certezza che aumenta le probabilità di sviluppare asma, otite e malattie delle basse vie respiratorie. Ma i pericoli non finiscono qui, dato che il fumo passivo si è rivelato un significativo fattore di rischio per la cosiddetta morte in culla (SIDS – Sudden Infant Death Syndrome), ovvero un decesso improvviso dei neonati per cause ignote. In totale assenza di fumo passivo l’incidenza di questo tipo di mortalità diminuirebbe di un terzo.

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Questi i dati diramati in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, istituita dall’OMS e celebrata il 31 maggio.