Stato dell’arte dell’innovazione nella PA italiana

“Innovazione significa cambiare, essere pronti a mettere in discussione il passato e pensare al cambiamento come una grande opportunità di crescita”

Si parla molto di innovazione in Italia, spesso se ne parla a proposito di PA, enfatizzando il ruolo che le tecnologie potrebbero avere per rilanciare uno Stato sempre più depresso che indietreggia in molte classifiche internazionali. Oltre a parlare, cosa succede realmente nelle PA , il software open source si sta diffondendo? Le Pa utilizzano i social network?Di questo abbiamo parlato con Flavia Marzano:

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Qual è lo stato di salute dell’innovazione nella PA?

Parto da una dichiarazione di Winston Churchill “è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora” per dire che, a mio avviso, l’innovazione nella PA è come la Democrazia: non è in “buona salute”, ma in fondo non sta così male.

Questo per partire con ottimismo, ma ovviamente non possiamo nasconderci dietro a un dito, la PA non è innovativa per indole, la politica che la gestisce e governa non ha sufficienti aperture verso il nuovo: e che altro significa innovazione se non fare qualcosa di nuovo?

Fare “come abbiamo sempre fatto” è rassicurante, non si rischia di sbagliare troppo, ma purtroppo non si innova e non si rischia neppure di fare qualcosa di buono!

Non credi che forse prima di rincorrere l’innovazione sia necessario utilizzare le tecnologie già disponibili ad esempio semplicemente condividere gli archivi anagrafici?

Mi piace pensare che, così come non si parla dell’invenzione della stampa, di cui tutti siamo fruitori, presto non si parli più di tecnologie, ma si usino e basta, anche nella PA. Le tecnologie sono strumenti e come tali vanno utilizzate, sicuramente si può partire dal loro uso, ma innovazione non implica solo innovazione tecnologica… innovazione significa anche cambiare, essere pronti a mettere in discussione il passato e pensare al cambiamento come una grande opportunità di crescita.

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Sicuramente si possono fare piccoli passi di adozione di tecnologie, ma non le considererei innovazioni, le vedrei semplicemente come uso di nuovi strumenti. L’innovazione parte dalla voglia di cambiare, dalla voglia di capire dove sono i problemi profondi e dalla voglia di farli diventare un’opportunità!

Qual è il ruolo giocato dal software libero in questa partita?

Il software (libero o proprietario) è uno strumento per fare più velocemente e meglio quello che si farebbe altrimenti. Come strumento quindi, in sé, il software non garantisce innovazione. L’adozione del software libero nella PA può tuttavia essere una leva per il cambiamento se non altro perché potrebbe essere un’occasione per mettere a confronto i decisori dell’ente (sia tecnici che politici) per rivedere in maniera innovativa il sistema organizzativo prima di una eventuale reinformatizzazione.

La partita dell’innovazione può esser giocata e vinta solo se la struttura dell’ente interagisce fattivamente con la parte politica che non può e non deve continuare a delegare le scelte tecnologiche e tanto meno quelle innovative.

L’Italia si sta informatizzando a colpi di Facebook, la PA cosa sta facendo in questo senso?

Facebook ha fatto sì che molte persone si siano avvicinate alle tecnologie; questo social network si è diffuso moltissimo tra tutte le generazioni e tutte le professionalità e anche la PA ha iniziato ad attivarsi in tal senso. Purtroppo non sempre l’apertura di una pagina o di un gruppo Facebook ha portato innovazione nell’ente, anzi spesso, dopo le prime settimane di entusiasmo, Facebook è stato abbandonato lasciando l’impressione che non fosse poi così importante adottare strumenti innovativi di comunicazione e partecipazione. In altri casi le PA hanno proibito l’accesso ai social network dando loro quindi una valenza solo ludica.

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In realtà un social network, come ogni strumento di comunicazione, non può essere approcciato senza un’adeguata preparazione e non si può “sbarcare” su Facebook senza avere deciso in anticipo obiettivi, risultati desiderati, approccio nel tempo, investimenti, squadra operativa e soprattutto senza un community manager che può garantire il successo dell’iniziativa.

Il futuro sono gli open data?

Qual sarà il futuro della PA, dove andremo? Ci sono fior fior di analisti che non desidererebbero altro che questa domanda per poter raccontare i propri studi e i propri pensieri. Io non vedo il futuro remoto, ma vedo che cosa vorrei che fosse il futuro della “mia” PA, vorrei sicuramente che fosse aperta e non solo nel software o nella gestione dei dati, vorrei che la famosa “casa di vetro” di Turati fosse una realtà anche grazie alle nuove tecnologie e a internet. Vorrei che i “miei” politici ascoltassero anche su internet che cosa la gente ha da dire loro, vorrei che ascoltassero che cosa la gente desidera anche tramite strumenti di eParticipation.

Vorrei che parlassero di innovazione e nuove tecnologie capendo di che cosa stanno parlando. Vorrei che fossero utenti prima che politici.

Speranze non vane anche perché basta guardarsi intorno e si trovano, all’estero ma anche in Italia, politici illuminati che già si muovono in questa direzione. Contiamo su di loro e facciamo di tutto per aiutarli a non restare soli, per aiutarli a diffondere viralmente il loro entusiasmo, la loro voglia di fare!

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Flavia Marzano – Laureata in Scienze dell’Informazione all’Università di Pisa e da più di venti anni operativa nel management ha come obiettivo primario quello di rispondere alla necessità di pianificazione strategica dell’innovazione della Pubblica Amministrazione e delle Imprese nell’era del web 2.0. L’attività degli ultimi dieci anni si è svolta principalmente nei seguenti macro-settori: Società dell’Informazione e della conoscenza, Ottimizzazione del sistema organizzativo, Supporto all’adeguamento alla normativa, Riequilibrio del Sistema Informatico, Supporto all’impostazione del Sistema Economico, Sistema Informatico, Progettazione e Consulenza Strategica, Animazione e gestione di Social network, Progetti europei: partecipazione, valutazione e review. È stata membro di Comitati Tecnico Scientifici e di Programma di molti eventi su: eGovernment, Software Open Source, eDemocracy, eParticipation, oltre che di Master universitari. Già docente a contratto presso l’Università di Bologna (2004-2007) ora docente di Modelli e Strategie per l’Amministrazione Digitale presso la Sapienza di Roma. Valutatore esperto e reviewer di progetti europei: quinto, sesto e settimo programma quadro. Valutazione della gestione del Progetto Europeo IRMA (Inter-countries Research for Manufacturing Advancement http://www.irmaproject.eu/) nel Programma Lifelong Learning.

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