Cloud computing: siamo alla vigilia di una grande rivoluzione che cambierà il mondo It

Daniela Rao, vicepresidente ANFoV e Tlc research director di Idc Italia illustra i primi dati relativi a un’indagine ancora in corso di svolgimento sull’adozione del Cloud computing presso le imprese italiane

Siamo alla vigilia di una grande rivoluzione che cambierà il mondo It, la sua offerta, il ruolo delle telco e le figure del canale distributivo. Non sarà un processo immediato, ma un lungo cammino che durerà anni che porterà anche a una profondi cambiamenti nella struttura organizzativa delle aziende. Il cloud, infatti, è solo in parte un problema tecnologico.

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Di questi e altri temi si è parlato a Smau, in occasione di uno degli incontri organizzati dall’ANFoV (Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione).

Daniela Rao, vicepresidente Anfov e Tlc research director di Idc Italia, corresponsabile insieme a Claudio Chiarenza – membro del consiglio di direzione e del comitato strategico di ANFoV e general manager di Italtel – dell’Osservatorio Cloud computing & managed services, illustra i primi dati relativi a un’indagine ancora in corso di svolgimento sull’adozione del cloud computing presso le imprese italiane.

Si tratta di numeri positivi visto che, fra oltre mille imprese con oltre 50 addetti, il 31% sta adottando soluzioni cloud, il 22% ci sta pensando e il 47% non ne ha la minima intenzione. “Come è successo in altre situazioni – osserva Daniela Rao – le prime a muoversi sono le grandi aziende che hanno maggiori esigenze come per esempio l’ottimizzazione dei sistemi informativi. Nel cloud hanno visto l’opportunità di sviluppare progetti che riguardano l’utilizzo delle risorse It”.

Si tratta dei grandi nomi dell’industria italiana. Aziende sopra i 500 dipendenti, orientate alla creazione di datacenter innovativi, che sono seguite dalle medie imprese che si indirizzano soprattutto verso l’Infrastructure as a service (Iaas).

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La forte presenza di grandi imprese fa sì che in questo momento abbia una discreta importante la fetta della torta riservata al private cloud, mentre la fetta più grande è per il public dove basta fare del semplice storage online per entrare a fare parte del gruppo. E la versione ibrida del cloud che tutti pensano sarà dominante almeno nell’immediato futuro?

“La previsione è che l’ibrido conquisti maggiore spazio nei prossimi anni” aggiunge Rao. “Bisogna tenere conto che quello relativo al cloud computing è un percorso di trasformazione che ci terrà in ballo per dieci anni. E in tutto questo è pensabile che il concetto di ibrido sarà l’ipotesi dominante”.

La situazione attuale sovverte però le prime ipotesi. Si pensava, o si sperava, che le piccole e medie aziende sarebbero state le prime a essere toccate dall’interesse verso il cloud e invece rimangono guardinghe ad aspettare gli eventi. “Ci si aspettava un movimento che partisse dal basso e invece la cautela domina”.

Tuttavia, quello della nuvola continua a essere considerato un modello ideale per le imprese di minori dimensioni ancorate a modelli di hosting e storage di base. Lo sanno gli analisti, gli operatori di mercato, ma non le aziende che non hanno offerto grandi riscontri neanche alla Nuvola di Telecom Italia. A un anno dal lancio, infatti, sono circa 1.500 i clienti che hanno aderito all’offerta. E in maggioranza si tratta di imprese di medie e grandi dimensioni.

“Il risultato di Telecom conferma che il mercato è lento a svilupparsi – è il commento dell’analista –, ma siamo all’inizio di un processo che stravolgerà l’offerta soprattutto delle telco che mano a mano che la domanda salirà verso le applicazioni, rischiano di perdere il loro ruolo. Per questo si stanno orientando verso marketplace evoluti”.

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L’indagine stima che entro il 2014 l’incidenza della spesa per il public cloud sul totale It sarà del 7%, mentre del 9% sarà l’incidenza della spesa relativa al public cloud software sul totale spesa per le applicazioni.

“Stiamo andando verso un nuovo paradigma che introduce il concetto di servizio “all’interno di un contesto tradizionale di utilizzo di prodotti hardware e software”. Si va verso la dematerializzazione delle risorse Ict che saranno utilizzate con maggiore flessibilità in modo che il cloud possa essere considerato la ”prossima forma di outsourcing”.

Le previsioni comunque son molto buone. Le stime indicano una crescita media annua del 37% per il periodo 2010-2015 che potrebbe leggermente abbassarsi con l’esaurimento della spinta delle imprese maggiori.