Sarebbero più di cinque milioni le persone che, soltanto nel nostro paese, soffrono di depressione, un disturbo che secondo alcune ricerche accelererebbe anche il processo di invecchiamento.

Il dato più evidente ce lo mostra l’ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders), che fissa all’11,2% la prevalenza in Italia della depressione maggiore nel corso della vita, con un 14,9% per le donne e un 7,2% che interessa gli uomini.

Nella maggior parte dei casi la depressione viene curata con l’uso di psicofarmaci o addirittura, anche se suona come un metodo del tutto superato, con l’elettroshock. Ma esistono anche metodi alternativi, come i Fiori di Bach, la meditazione o l’agopuntura, pare che anche due bicchieri di vino alla settimana aiutino a combattere questo disturbo, così come si dice che il sorriso sia la miglior medicina in questi casi.

Sembra oggi affiorare una nuova interessante alternativa di cura, che darebbe risultati efficaci con effetti collaterali minimi o inesistenti: si tratta di un peptide in grado di contrastare in modo specifico la depressione.

Una ricerca durata quattro anni

La scoperta porta la firma dei ricercatori canadesi del Centre for Addiction and Mental Health (CAMH), coordinati dal dottor Fang Liu, i quali hanno reso noti i risultati della ricerca sulla rivista Neuropsychopharmacology – Nature Medicine.

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Già nel 2010 a dire il vero lo stesso gruppo di studiosi aveva presentato  il peptide – una proteina –  in grado di ridurre significativamente i sintomi della depressione nei modelli animali.  La procedura risultava però troppo invasiva, in quanto comportava un’iniezione diretta nel cervello, quindi poco realistica; Era stata anche esclusa la possibilità di un’assunzione orale, data la necessità di far arrivare il peptide oltre la barriera emato-encefalica in concentrazioni sufficienti per garantire l’efficacia dell’effetto curativo.

Finalmente, grazie alla collaborazione con la società statunitense Impel NeuroPharma, si è potuto sviluppare un vero e proprio spray nasale che consentisse al peptide di raggiungere la parte destra del cervello, con il risultato di alleviare effettivamente i sintomi della depressione.

«Questo studio – spiega il dott. Liu, del dipartimento di Psichiatria presso l’Università di Toronto – mostra per la prima volta che un medicamento per curare la depressione con il peptide è stato consegnato attraverso i passaggi nasali».

Un legame spezzato

Ma vediamo più da vicino cosa accade all’interno del cervello quando si spruzza il miracoloso spray. Una volta che il peptide attraversa la barriera emato-encefalica, va  a interferire con il legame dei due recettori della dopamina: il recettore complesso D1 e D2. E’ proprio la rottura di questo legame che genera la riduzione dei sintomi di depressione: è stato dimostrato infatti che nel cervello delle persone affette da questo disturbo questa associazione risulta più elevata rispetto alle persone sane.