Attenzione a cosa scrivi in ufficio, Google fa la spia ai superiori

Google ha realizzato un software capace di leggere tutti i documenti digitali dei dipendenti e di riferire al management i casi in cui gli interessi dell’azienda sono potenzialmente a rischio. In molti sono convinti che un simile servizio limiti enormemente la privacy degli utenti

Parafrasando i vecchi manifesti affissi durante la guerra: “Taci, Google ti ascolta!”. Big G ha ideato un software chiamato Policy Violation Checker, in grado di leggere ciò che scrivono i dipendenti, comprese e-mail e tutti gli altri documenti digitali, per poi riferire all’ufficio legale i casi in cui gli interessi dell’azienda sono in pericolo.

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Policy Violation Checker scandaglia i documenti digitali degli utenti (e-mail, file word, fogli di calcolo, social network, etc.) alla ricerca di alcune parole sensibili. Il sistema è molto simile alla Grande Muraglia di Fuoco cinese utilizzata da Pechino per controllare il dissenso in Rete. L’idea è di bloccare sul nascere, anche cancellando una parte dei contenuti, ogni possibile testo che violi le policy dell’azienda e possa provocarle un danno economico o d’immagine. In questo modo, il tool di Twitter per sparlare senza timore del proprio capo diverebbe inutile.

Google e la privacy

Google è stato più volte chiamato in causa per la mancanza di tutela della privacy dei propri utenti. Microsoft ha creato una apposita campagna chiamata Scroogled in cui si accusano Google Play, Google Wallet e Gmail di rubare informazioni personali. Il Consorzio Fairsearch ha invece puntato il dito suo Android, reo di essere “un cavallo di troia per ingannare i clienti, monopolizzare il mercato e acquisire i dati degli utenti”. Gli stessi Garanti della privacy europei hanno minacciato provvedimenti se Big G non cambierà le sue policy in materia di sicurezza dei dati utente.

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Per quanto riguarda Policy Violation Checker, Google non ha assicurato che il software sarà realmente rilasciato ma ciò non significa che non possa venderlo a qualche regime totalitario per utilizzarlo come strumento di censura come è successo per Finfisher e la versione cinese di Skype. “La nostra idea è facilitare i processi aziendali – ha dichiarato Matt Kallman, portavoce di Google – alcuni progetti presentati come brevetti sono diventati realtà, altri no e quindi non è detto che questo venga realmente realizzato”.

Il Grande Fratello negli uffici USA

Negli Stati Uniti il timore delle aziende che i dipendenti rivelino, anche involontariamente, informazioni sensibili è diventato di primo piano. In molti Stati i dirigenti possono conoscere le password social dei propri sottoposti e recentemente la Finra, l’organizzazione che vigila sui mercati finanziari USA, ha richiesto di rivedere il Social media privacy act per liberare le aziende dal vincolo della privacy dei propri dipendenti.