La Business intelligence per creare vantaggio competitivo

La Business
intelligence per creare vantaggio competitivo

L’osservatorio
della School of Management del Politecnico di Milano ha identificato i percorsi
di eccellenza nell’adozione dei sistemi di Business Intelligence, analizzando
il loro grado di diffusione e le tendenze in atto nella realtà italiana.

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Si è svolto
oggi presso l’Aula S01 del Politecnico di Milano il Convegno “Business
Intelligence: creare vantaggio competitivo con l’analisi dei dati”
organizzato dall’Osservatorio Business Intelligence della School of Management
del Politecnico di Milano. Occasione del Convegno è stata la presentazione
dei risultati dell’edizione 2008 della Ricerca, la prima dell’Osservatorio,
che ha avuto un duplice obiettivo: da un lato, fotografare il grado di diffusione
dei sistemi di Business Intelligence (BI) e le tendenze in atto, mediante un’accurata
indagine empirica basata su una survey che ha coinvolto più di 250 aziende
attraverso interviste dirette; dall’altro, identificare percorsi di eccellenza
nell’adozione della Business Intelligence, analizzando più di 70 casi
di studio, al fine di comprendere e descrivere le modalità con cui le
imprese più attente e innovative sono riuscite a creare differenziali
competitivi e vantaggi strategici mediante sistemi di BI.

“La Business
Intelligence è un tema di grande attualità e di rilevanza strategica
per le imprese e le pubbliche amministrazioni – ha commentato Umberto Bertelè,
Presidente della School of Management del Politecnico di Milano -. I sistemi
di BI permettono di applicare tecnologie ICT e metodologie per l’analisi dei
dati per estrarre informazioni e conoscenze rivolte a ottimizzare l’efficacia
e la tempestività dei processi decisionali, con l’obiettivo di creare
vantaggio competitivo. Mediante approfonditi studi di caso, si è anche
cercato di identificare alcune best practice, che hanno permesso di porre in
luce i nessi tra utilizzo delle metodologie di Business Intelligence e creazione
di valore strategico.”

“Le imprese
sono sommerse di dati, ma non sempre si mostrano capaci di valorizzare l’enorme
patrimonio di conoscenza che i dati celano al proprio interno. Se trattati e
analizzati con metodologie e strumenti adeguati, i dati possono essere trasformati
in informazioni e in conoscenze utilizzabili da parte dei decision maker impegnati
nel governo delle imprese e della pubblica amministrazione – ha dichiarato
Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Business Intelligence
della School of Management del Politecnico di Milano – I sistemi di Business
Intelligence si propongono di esplorare i dati per ottimizzare le decisioni,
mediante logiche di estrazione flessibili, indicatori di misura delle prestazioni,
metodi predittivi, indicati nel loro complesso come analytics. Ad esempio, la
progettazione di una campagna di marketing in mercati turbolenti può
trarre grande vantaggio dall’utilizzo di modelli per ottimizzare la scelta dei
destinatari e la natura delle azioni intraprese, in modo da valorizzare la mole
di dati disponibili relativamente al comportamento dei clienti.”

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I sistemi di Business
Intelligence hanno avuto una crescente diffusione nel corso degli ultimi anni,
sia in Italia che nel resto del mondo, e tuttavia promettono di mostrare un’ulteriore
forte espansione nel prossimo futuro, sia in termini quantitativi che qualitativi:
le aziende del campione prevedono una crescita media dell’investimento in BI
superiore al 5% annuo per il quinquennio 2009-2013. Attraverso la survey e i
casi di studio sono state identificate le principali aree di applicazione della
BI, la struttura e gli attori del processo decisionale che conduce un’azienda
ad adottare sistemi di BI, valutando i benefici, le barriere allo sviluppo e
l’impatto organizzativo sui processi e sulle risorse umane.

Le principali
evidenze della Ricerca

Dalla Ricerca sono emerse alcune evidenze empiriche di notevole interesse per
la domanda e per l’offerta di sistemi di Business Intelligence.

Il vantaggio principale
conseguito dai sistemi di BI riguarda la maggiore efficacia delle decisioni,
seguito dalla rapidità di reazione. Tra i benefici di natura organizzativa,
figurano la visione univoca delle informazioni e la maggiore condivisione della
conoscenza.
La BI svolge sempre di più un ruolo strategico: le aziende hanno strategie
e metriche complesse e multidimensionali, che devono essere allineate e monitorate
mediante strumenti di controllo agili e potenti. I sistemi di BI diventano sempre
più fattore di vantaggio competitivo, assumendo un ruolo che risulta
progressivamente mission critical. In particolare, gli analytics permettono
di governare processi complessi, contribuendo in modo decisivo a realizzare
strategie di marketing, a ottimizzare la supply chain, a pilotare e automatizzare
le decisioni di BI operativa.
Relativamente alle principali aree di applicazione della BI, è emerso
che gli strumenti di accesso ai dati per effettuare query e reporting ad hoc
rimangono le funzionalità di BI più utilizzate, nonostante siano
disponibili strumenti più avanzati, quali OLAP, cubi, dashboard e analytics.
Dashboard e scorecard vengono utilizzati in prevalenza dalla direzione generale
e dal top management, ma si evidenzia una presenza significativa anche nelle
funzioni di amministrazione e controllo, nonché nella funzione marketing/commerciale.
Tra gli analytics prevalgono gli impieghi di forecasting, analisi statistiche
e data mining, soprattutto nelle attività di marketing. L’evidenza empirica
indica che gli analytics svolgono un ruolo fondamentale nell’attuazione di strategie
di marketing relazionale. Inoltre, un numero crescente di applicazioni di BI
richiede una latenza di aggiornamento dei dati dell’ordine di minuti: si tratta
di BI real-time, ad esempio per realizzare strategie di revenue management.
La BI diviene sempre più pervasiva: gli utenti devono poter accedere
alle informazioni direttamente dal browser, dagli strumenti office, nel corso
del workflow abituale, sotto forma di widget, barre personalizzabili e portali
di BI; inoltre, la BI favorisce la comunicazione tra gli utenti e tra le funzioni
aziendali, attraverso la pubblicazione di report ad hoc e la condivisione delle
informazioni: si può parlare sempre di più di Business Intelligence
2.0.
La tecnologia e le metodologie più innovative però non sono sufficienti
per applicare con successo la BI: è necessario disporre di risorse umane
convinte e preparate che traducano in azione le conoscenze ricavate tramite
gli strumenti di BI.
Le principali barriere e criticità che ostacolano l’adozione di sistemi
di BI emerse dalla Ricerca riguardano la scarsa qualità dei dati, la
difficoltà di integrazione, la mancanza di commitment del management
e di una visione dei progetti di BI come attività che coinvolgono l’impresa
nel suo complesso.

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Dalla Ricerca emerge
che la propensione a investire in architetture di BI è generalizzata
e stabile rispetto al settore di appartenenza. Più del 50% delle imprese
prevede di incrementare il proprio investimento in sistemi di BI, mentre più
del 40% ritiene di mantenerlo almeno pari a quello corrente. Relativamente al
modo di affrontare il problema della governance sono stati identificati tre
percorsi ricorrenti e significativi; il primo percorso caratterizza il 54% delle
imprese intervistate, e corrisponde all’introduzione dei sistemi di BI attraverso
passi graduali. Il secondo percorso, seguito dal 18% del campione, colloca gli
strumenti di BI entro un quadro sistemico organico e regolato, nel quale la
priorità viene attribuita alla coerenza infrastrutturale. Infine, il
terzo percorso, intrapreso dal 28% delle imprese, attribuisce maggiore importanza
alle attività della funzione IT tese a stimolare e assecondare le esigenze
di accesso alle informazioni e di analisi evolute che originano presso gli utenti
nelle diverse funzioni aziendali.

Per classificare
in modo significativo le imprese rispetto al loro effettivo grado di padronanza
e di utilizzo degli strumenti di BI è stato definito un maturity model
che ha tenuto conto dell’estensione delle funzionalità di BI impiegate,
del grado di pervasività degli strumenti di BI presenti nelle diverse
funzioni aziendali, introducendo una parziale correzione sulla base della percentuale
di knowledge worker che utilizzano applicazioni di BI. L’analisi del campione
ha fatto emergere quattro segmenti, corrispondenti ad altrettanti livelli di
maturità, cui si aggiunge un livello zero associato alle aziende che
non hanno ancora intrapreso progetti di BI.

L’edizione 2008
della ricerca è stata realizzata con il supporto di: Business Objects,
Computer Sciences Corporation, IBM Italia, Oracle Business Intelligence Community,
SAS, Decisyon, Delta Phi Sigla, Exenia, Nous Informatica.

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