CA, le soluzioni di identity and access management come traino del cloud in Italia

Antonio Rizzi (CA): «Il modello as-a-service facilita l’accesso delle aziende più scettiche»

A prima vista, può sembrare un bene che le aziende italiane investano buona parte delle risorse per aggiornare i loro sistemi amministrativi e gestionali. In realtà, non si tratta di un indice attendibile per misurare il livello di digitalizzazione dell’impresa. Più indicativi altri parametri, come gli investimenti nei servizi cloud, per stimare la loro propensione all’innovazione. E la situazione – almeno a giudicare da quanto emerge dalla ricerca “The Adoption of Cloud-Based Services – Increasing confidence through effective security” commissionata da CA Technologies su scala europea – ci restituisce uno spaccato della realtà fatto di luci e ombre. In Italia, il paradosso è la diffusa la convinzione che il cloud sia diventato il modello predominante per erogare i servizi informatici di base, mentre dallo studio emerge un’altra realtà fatta da quasi un terzo di aziende che evita l’adozione dei servizi cloud o nel migliore dei casi, li valuta volta per volta. «Una buona metà delle aziende intervistate si posiziona come chi questi servizi già li adotta per ottimizzare la capacità dei propri servizi on-premise oppure, caso per caso, a seconda delle esigenze. L’altra metà però non li utilizza e si definisce più scettica» – aggiusta il tiro Antonio Rizzi, senior director, practice services di CA Technologies.

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L’Italia risulta spaccata sul crinale della sicurezza dei dati, e questa è la principale barriera all’adozione del cloud, stando ai risultati della survey. Una paura trasversale che accomuna scettici ed entusiasti. «Nello specifico, le differenze tra queste due categorie spiccano nel momento in cui si analizza la loro propensione nei confronti dei sistemi di identity management. Gli entusiasti hanno un sistema di IAM – on premise o su cloud – e una certa familiarità con le tematiche di sicurezza associate, carenti invece in chi si posiziona nel quadrante degli scettici. La paura di esporsi a rischi di sicurezza, particolarmente sentita da chi non ha esperienza con queste tematiche, è il fattore che maggiormente frena l’adozione di servizi di business in cloud» – afferma Rizzi. Ogni settore poi esprime i suoi timori in modo diverso: «Gli intervistati appartenenti al mondo finance concentrano le loro preoccupazioni soprattutto sugli aspetti di compliance, sistemi di pagamento e normativa bancaria. Telco e aziende manifatturiere sono più attente alle misure a tutela del segreto industriale e la potenziale perdita di vantaggi competitivi. Nel pubblico invece, di solito si è più attenti alla privacy e alla tutela dei dati. Tutti i settori presi in esame dalla ricerca – però – considerano la sicurezza l’aspetto più importante da considerare quando si parla di cloud».

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Secondo quanto emerge dallo studio CA, la radicata resistenza al cloud in Italia sembrerebbe confermata dalla mancanza di cultura nei confronti del mondo digitale e da una carenza di risorse umane in grado di avviare e guidare questa trasformazione nel 90% delle aziende italiane, le quali – inoltre – ritengono di non avere né le competenze né le risorse necessarie per operare con i servizi cloud (80%). «Nella survey – fa notare Rizzi – si chiede alle aziende un parere sulle modalità di adozione della sicurezza tramite tecnologia IAM, on premise piuttosto che in cloud». «Ebbene, dalle risposte emerge sia la percezione della complessità di implementare on premise queste soluzioni, specialmente per le PMI, sia la consapevolezza della maggiore convenienza in termini di costi e skill necessarie se adottate da cloud». Tutto questo – secondo Rizzi – conferma che l’adozione di sistemi di sicurezza IAM conferisce a chi è più dubbioso la dimestichezza necessaria per padroneggiare gli accessi ai dati. «Non è il cloud in sé a causare sfiducia, quanto la mancanza degli strumenti adatti per governare l’accesso alle info, il ciclo di vita delle identità degli utenti e il controllo su chi fa che cosa nella nuvola. Questa sensazione di maggiore fiducia può derivare proprio dai servizi IAM» – conclude Rizzi.