Per la prima volta in Italia l’équipe di medici dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamoha praticato una settostomia atriale attraverso una cannula al cuore di un feto di 33 settimane, senza quindi praticare alcuna incisione né all’addome né all’utero della madre.

Il bimbo in attesa di nascere è affetto da ipoplasia del cuore sinistro, ovvero il mancato sviluppo della metà sinistra dell’organo, un’anomalia che si presenta con un’incidenza di un caso ogni diecimila feti. Questa condizione consente al feto di sopravvere quando è ancora nella pancia della madre, mentre si rivela purtroppo letale al momento della nascita, quando la chiusura totale del setto renderebbe impossibile ossigenare il bambino con qualsiasi manovra di rianimazione. Un’altra buona notizia, quindi: è di due giorni fa infatti la notizia che negli Stati Uniti un chirurgo ha tratto spunto da un cuore realizzato con la stampa 3D per operare un bambino di appena 14 mesi, salvandogli la vita.

Un intervento salva-vita

“Dopo aver praticato l’anestesia generale sul feto, grazie a un’iniezione muscolare, abbiamo inserito una cannula poco più spessa di un ago da amniocentesi nell’addome materno e nella membrana uterina, pungendo il torace del feto, trapassando il polmone e l’atrio cardiaco sinistro, forando il setto interatriale ”, spiega Nicola Strobelt, ginecologo responsabile dell’Unità di Medicina materno-fetale.

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Una volta inserito l’ago nella posizione corretta, il dott. Matteo Ciuffreda, medico della Cardiologia 1, ha introdotto una minuscola guida all’interno della cannula e su di essa un catetere provvisto di stent, che è stato gonfiato e rilasciato in sede cardiaca per mantenere aperto il foro praticato con la settostomia

“Il controllo ecografico immediato ha confermato il corretto posizionamento dello stent e il ripristino del passaggio di sangue dai polmoni al cuore, obiettivo dell’intervento – ha spiegato Ciuffreda – Questo consente di prevenire in utero la compromissione irreversibile della funzione polmonare e di non andar incontro a morte certa alla nascita”.

I benefici devono superare i rischi

Tuttavia, come precisa Luigi Frigerio, direttore del Dipartimento materno infantile:

 “I rischi delle procedure intrauterine sono alti e le rendono necessarie in pochi casi selezionati, per i quali i benefici superino i rischi – afferma Luigi Frigerio, Direttore del Dipartimento materno infantile -. Siamo impegnati ogni giorno ad offrire speranza alle famiglie che si rivolgono al Papa Giovanni XXIII, e a farlo con risposte appropriate. Occorre avere la certezza che il nostro intervento cambi la storia della malattia, e così è stato in questo caso ”.

Intervento perfettamente riuscito quindi, con grande soddisfazione quindi per l’équipe del Papa Giovanni XXIII e un sospiro di sollievo per la madre del bimbo.

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“La procedura è perfettamente riuscita, ma è solo il primo passo. Lo stent ha consentito di migliorare la circolazione polmonare del feto che, dopo la nascita, potrà affrontare il lungo percorso che aspetta i piccoli affetti da ipoplasia del cuore sinistro.

Questa cardiopatia resta inguaribile ma se adeguatamente seguita non impedisce una vita normale, come dimostrano i piccoli pazienti del nostro centro ”, conlude Lorenzo Galletti, responsabile della Cardiochirurgia 2.