I chirurghi estetici sottolineano come il fenomeno della plastica low cost sia pericoloso per la salute e chiedono una netta separazione delle competenze

L’Italia è stato nel 2011 il sesto Paese al mondo per numero di interventi di chirurgia estetica. Oggi, complice anche la crisi economica, i nostri connazionali che non si sentono bene con il proprio corpo si affidano a strutture non idonee per i propri ritocchini, allettati dai bassi prezzi.  L’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe) ha lanciato l’allarme su questa pratica pericolosa per la salute. Spesso l’uso della chirurgia low cost porta poi a dover rimediare ai danni fatti da operatori non qualificati. Non è un caso che il numero di interventi riparativi è aumentato del 20% negli ultimi 3 anni.

Non si scherza sulla salute

Nelle grandi città, spiega il presidente di Aicpe Giovanni Botti, esistono alcuni “medici che propongono di eseguire interventi di rilievo (aumento o riduzione/riposizione del seno, addominoplastica, lifting del viso, eccetera) in ambulatori chirurgici, che non dispongono delle caratteristiche adatte a garantire prestazioni sicure”. Alla luce di questo fenomeno Botti chiede una ” netta suddivisione delle specifiche competenze” a seconda della tipoligia di struttura, intervento e paziente.

Attenzione ai prezzi troppo bassi

“Spesso prezzi troppo bassi celano interventi praticati in ambienti non idonei, talvolta eseguiti da mani poco esperte o con tecniche inadeguate o insufficienti. – ha continuato il presidente di Aicpe – Spesso si tratta di semplici specchietti per allodole: il medico dice che la proposta non è applicabile e propone alternative più costose. Quando c’è di mezzo la Salute conviene verificare ogni dettaglio prima di accettare proposte apparentemente appetibili, ma quantomeno sospette”.

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