Investimenti IT nel 2009: i CIO italiani sono ottimisti

I CIO italiani sono ottimisti circa il livello degli investimenti IT nel 2009. Lo riscontra una ricerca indipendente realizzata per conto di Intel da Coleman Parkes, autorevole istituto di ricerca inglese.

Pur essendo consci dell’attuale congiuntura economica negativa e del rischio che il top management possa varare una politica di tagli indiscriminati, il 67% di coloro che hanno risposto prevede che quest’anno gli investimenti IT rimarranno stabili o, addirittura, cresceranno.

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Innovare per sopravvivere
Più in dettaglio, molto incoraggiante appare il dato che attesta come il 78% dei CIO si attenda investimenti stabili o in crescita per quanto riguarda, in particolare, i progetti a forte carattere innovativo. Ciò dimostra la diffusa consapevolezza che gli investimenti IT sono necessari a migliorare l’efficienza, alimentare l’innovazione e, in definitiva, ottenere vantaggi competitivi.

Inoltre, prefigurando il concreto rischio di lasciarsi trasportare dalla corrente senza reagire, il 50% degli intervistati ritiene che ora sia il momento giusto per investire in vista della ripresa. Nel 2001, sovrabbondanza di tecnologia e modelli di business irrealizzabili furono le principali cause della recessione (insieme alla speculazione che ne derivò). Oggi, invece, i CIO sanno che per uscire indenni dall’attuale situazione devono adottare la tecnologia più innovativa, compatibilmente con il proprio modello di business.
“Come in ogni crisi economica, le aziende che sapranno dotarsi di modelli di business più efficienti e rendere innovativa la propria offerta, sono quelle destinate a prosperare nella successiva ripresa” commenta Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia e Svizzera. “L’attuale congiuntura offre l’opportunità di perseguire con determinazione obiettivi di maggiore efficienza e maggiore competitività: sono entrambi realizzabili, a patto di effettuare tempestivi e appropriati investimenti in IT”.

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Investire per risparmiare
Il 68% dei CIO italiani ritiene che i tagli di budget IT non comportino reali risparmi per le aziende. Poiché la maggior parte del budget viene assorbita dai costi correnti piuttosto che dagli investimenti (CapEx), limitare questi ultimi in realtà genera un incremento della spesa complessiva, a causa dell’utilizzo di tecnologia obsoleta e meno efficiente. Tale convinzione è confermata dalle priorità di spesa per il 2009: sicurezza (70%), consolidamento dei data center e virtualizzazione (60%) e incremento dell’efficienza attraverso una gestione intelligente dell’IT (54%).
Di conseguenza, il 72% dei CIO reputa che gli investimenti in tecnologie “up-to-date” siano indispensabili per garantire al top management, nel medio periodo, i risparmi che si attende. Questo si spiega facilmente con i minori costi di funzionamento e manutenzione delle tecnologie più recenti.

Nuove tendenze
Sul fronte delle nuove tendenze, l’analisi ne ha considerate due: i netbook e il cloud computing. Per quanto riguarda i primi, il 38% dei partecipanti all’indagine dice che sarebbe felice di poterne avere uno, ma come device aggiuntivo al notebook “classico”; solo il 2% ritiene di non poterlo includere tra gli strumenti utilizzati in azienda per ragioni di sicurezza, un dato che si discosta molto da quello medio rilevato nell’area EMEA, che sale al 21%. Questi risultati confermano una corretta percezione, tra i manager italiani, del posizionamento delle due categorie di device: i notebook per avere la piena funzionalità del PC; i netbook adatti per la mobilità e il web, ma non per la creazione di contenuti.
Il cloud computing, invece, è ritenuto argomento eccessivamente enfatizzato dai media dal 30% degli intervistati, anche se il 26% ne riconosce i potenziali benefici in termini di flessibilità, qualità del servizio e velocità di deployment delle applicazioni.
Estremamente bassa – appena il 2%, contro la media EMEA del 14% – la percentuale di coloro che stanno già utilizzando il cloud computing o intendono farlo nell’arco dei prossimi 18 mesi. “Benché in Italia appaia ancora prematuro parlare di cloud computing – commenta Bucci – in prospettiva esso potrà cambiare il modo in cui le persone e le aziende operano, agevolando l’adozione di modelli ‘a consumo’ molto più efficienti dal punto di vista del rapporto costi-benefici”.

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Ridurre i costi nel rispetto dell’ambiente
Il 92% dei manager intervistati dichiara di aver varato iniziative “green” in ambito IT, un ottimo risultato a valle di anni di sensibilizzazione del mercato da parte dei principali player. Il 64% è convinto che un IT più rispettoso dell’ambiente non sia solo più etico, ma anche vantaggioso per il business. Non a caso, il 76% sostiene che dovrebbe impegnarsi per ridurre i costi per l’energia e il raffreddamento – attività considerata addirittura ‘fondamentale’ per la propria organizzazione dal 36%. Benché una normativa più restrittiva potrebbe certamente stimolare le scelte aziendali in questa direzione, si può affermare che il trend sia ormai ben consolidato.

Informazioni sull’indagine
L’indagine indipendente è stata condotta a gennaio 2009 da Coleman Parkes in 8 paesi dell’area EMEA: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Russia, Spagna, Sud Africa e Gran Bretagna. Hanno risposto 511 professionisti IT senior, decision maker nelle rispettive aziende – di solito il CIO o l’IT Director/Manager (di cui, 50 italiani). Le interviste sono equamente ripartite tra aziende con 1.000-2.000 dipendenti e quelle oltre i 2.000, appartenenti ai settori retail e all’ingrosso, finanza, industria ed energia, utilities, telecomunicazioni e media.