Lombardia, Eldorado del data center

Uno studio di Uni Bocconi commissionato da Assolombarda evidenzia i fattori energetici e strutturali che rendono la regione una sede ideale per le “nuove fabbriche dei bit”. Fino a 290 milioni di euro di fatturato in servizi

Come ai tempi del boom dell’industrializzazione del dopoguerra, la Lombardia torna a proporsi come territorio più fertile per gli investimenti nelle nuove fabbriche del bit: quei data center che sulla spinte della virtualizzazione e del Cloud computing vengono costruiti da grandi aziende private e service provider infrastrutturali. Uno studio commissionato da Assolombarda all’Università Bocconi, conferma che quella lombarda è una realtà territoriale perfetta per l’edilizia avanzata del data center. La regione infatti non è solo al centro di un sistema produttivo già profondamente segnato dall’informatica e dalla sue applicazioni, e di uno snodo formativo di livello universitario tra i più frequentati in Italia. Un fattore decisivo è anche rappresentato dalla ampia disponibilità di energia da un numero considerevole di centrali idroelettriche, che sembrano fatte apposta per garantire la dose di indipendenza e ridondanza energetica fondamentale per la “business continuity”.

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Lo studio “Competitività del Cloud computing in Lombardia” è stato effettuato da Enter (Centro di ricerca imprenditorialità e imprenditori), di Uni Bocconi ed è stato presentato a Milano nella sede di Assolombarda dagli autori, i professori Ferdinando Pennarola e Francesco Sacco, e da Carlo Bonomi, consigliere incaricato per Ricerca, Innovazione e Agenda Digitale dell’associazione lombarda degli industriali, che ha sottolineato come la competitività dell’impresa italiana oggi vede nella virtualizzazione un percorso praticamente obbligato – soprattutto per le Pmi – aggiungendo anche che l’investimento in data center, dall’Italia e dall’estero, può essere una carta vincente per il rilancio dell’intera economia. «Siamo davanti a un bivio – ha concluso Bonomi -. Dobbiamo scegliere se vogliamo cercare di assicurare gli investimenti necessari per il nostro futuro digitale, anche rinunciando a procedure legislative ormai invecchiate».

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L’analisi presentata da Enter muove i suoi passi dalla quantificazione del valore che il mercato lombardo dei servizi erogati da data center potrebbe assumere in funzione del cosiddetto “tasso di propensione all’outsourcing” da parte della imprese. La stima basata sull’andamento della spesa in servizi ICT, va dai 72 ai 288 milioni di euro di fatturato annuo. Valore massimo ottenuto considerando la propensione a dirottare verso l’outsourcing il 40% della spesa informatica.

In quanto alle ragioni che fanno della Lombardia un territorio così favorevole alla creazione di infrastruttura fisica per il Cloud computing, Pennarola e Sacco individuano almeno tre punti. Considerando la forte concentrazione di aziende innovative in Lombardia, i nuovi data center si troverebbero a essere a distanze mediamente basse dai loro fruitori, con una positiva ricaduta in termini di bassa latenza e qualità del servizio. La fornitura di energia è il secondo fattore di potenziale stimolo all’investimento. I due docenti hanno ricordato che se i costi dell’elettricità sono generalmente penalizzanti in Italia, il sistema di approvvigionamento e distribuzione in Lombardia offre una pluralità di fornitori e una grande capillarità e ridondanza delle fonti. Infine il terzo asso nella manica: la rete Tlc in Lombardia è anch’essa molto valida, in una nazione che gli esperti collocano comunque in una posizione piuttosto elevata per qualità e larghezza di banda potenziale dell’infrastruttura.

A conclusione della presentazione, un breve panel di operatori e imprenditori ha cercato di fare il punto sui possibili scenari immediati. Al centro dell’attenzione l’esperienza di Gianluigi Castelli, Cio del gruppo Eni, che ha illustrato la motivazioni di Eni nella recente realizzazione del suo nuovo data center in provincia di Pavia, nei pressi della centrale EniPower. Da David Bevilacqua di Cisco Italia, Corrado Sciolla di BT e Stefano Venturi neo AD di HP Italia, è arrivata la forte esortazione a un profondo ripensamento delle politiche infrastrutturali locali, che deve procedere di pari passo con il rilancio di una cultura dell’innovazione.

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