La Public Cloud di Oracle

Siamo solo all’inizio, ma le previsioni indicano orami chiaramente che la dimensione di mercato del Cloud computing andrà progressivamente a rappresentare una consistente quota del business ICT globale.

E gli investimenti delle big companies iniziano a essere coerenti con una strategia allineata alle dinamiche del nuovo paradigma elaborativo e di servizio. Tra queste Oracle, una società che certo non poteva sottrarsi al potenziale che risiede nella nuova sfera tecnologica. Tre le componenti su cui si gioca il posizionamento di Oracle: Fusion Applications, Public Cloud e Social Networking.

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L’annuncio dato nei giorni scorsi nel corso dell’OpenWorld Conference di San Francisco dallo stesso Larry Ellison pone l’azienda nella condizione per potere confrontarsi nel breve-medio termine con le aziende che sino a questo momento hanno raccolto il maggiore credito dal mercato, in particolare Amazon, Rackspace e Salesforce. Il modello di business della Public Cloud è basato sul pagamento di un canone mensile e somma un’offerta di piattaforma (PaaS) e si servizi (SaaS).

Il valore più importante dell’offering di Oracle è rappresentato dal fattore di elasticità dell’ambiente cloud. Condizione essenziale per riuscire a dare una prospettiva evolutiva ai sistemi IT tradizionali è infatti consentire una progressiva migrazione delle attuali risorse e non vincolare l’investimento alle sole applicazioni e servizi di nuova generazione. In altre parole significa mettere al centro la logica di interoperabilità tra due mondi: quello IT tradizionale e quello cloud. In base a quanto dichiarato da Ellison la proposta è molto differente dalla logica di Salesforce, tutta incentrata su un ambiente proprietario.

Ecco, quindi, che la standardizzazione diventa un elemento strategico nella formulazione di un ecosistema cloud in grado di superare limitazioni che condizionano gli investimenti dei clienti. Applicazioni e servizi che possano essere creati preservando la portabilità degli oggetti presso propri data center o altre cloud riferibili a piattaforme diverse, come per esempio quella di Amazon. Un aspetto si cui vuole inoltre differenziarsi Oracle è quello della sicurezza.

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Ellison afferma che l’approccio multi-tenancy va superato e si deve offrire al cliente la possibilità di mettere a punto un ambiente più sicuro sfruttando quanto di meglio può essere realizzato attraverso tecniche di virtualizzazioni. Non ultimo, incorporare funzionalità di social networking in modo tale che i clienti possano sfruttare i meccanismi collaborativi nei contesti aziendali. Ellison appare convertito al nuovo credo tecnologico e avere una disposizione del tutto diversa dal passato. Nel 2008, riferendosi al cloud si era così espresso: “Non ho idea di cosa si stia parlando e mi chiedo quando si smetterà di perdere tempo in idiozie di questo genere”.

Una cosa è certa, soluzioni come quelle annunciate sarebbero potuto essere disponibili in anticipo rispetto all’agenda oggi definita. Il problema evidente è che i fondamentali del cloud non sono ancora in grado di tradurre lo stesso valore generato dalle applicazioni tradizionali. L’apertura oggi assunta nei confronti di un nuovo modello lascia intravedere una disposizione diversa, dettata dalla indispensabile necessità di creare una prospettiva di sviluppo di più ampio respiro.