Oltre a regalarci una sensazione di benessere psicofisico immediata, le carezze attivano anche terminazioni nervose specifiche, che rispondo soltanto allo sfioramento delicato del corpo, escludendo stimoli tattili di altro tipo.


L’individuazione di questo specializzato tipo di nervi a conduzione lenta è merito di uno studio, pubblicato su Neuron, condotto dalla Liverpool John Moores University, in Inghilterra.

Queste terminazioni nervose sono in grado di trasmettere piacere fisico e gratificazione, ma in alcune forme di autismo, in cui il contatto fisico anche superficiale provoca disagio nell’individuo, tali nervi potrebbero risultare compromessi.

Francis McGlone, tra gli autori dello studio, spiega: ”La carenza di empatia da parte di alcuni soggetti autistici nelle situazioni sociali potrebbe in parte dipendere dalla carenza di tali input nervosi”.

Un aiuto per l’autismo

Eppure le carezze coprono un ruolo di primo piano nei rapporti umani, nonostante vengano sempre più spesso trascurate nel prediligere rapporti virtuali.

Per questo motivo secondo McGlone si potrebbe sfruttare la conoscenza approfondita del funzionamento di queste terminazioni nervose a scopo terapeutico nei confronti di quelle patologie, come l’autismo, in cui il contatto fisico genera insofferenza e repulsione, contrariamente a quanto accade normalmente.

”Con una serie di tecniche abbiamo iniziato a caratterizzare tali nervi che svolgono un ruolo fondamentale nelle nostre vite, dalla carezza data a un bebè alla pacca rassicurante sulla schiena. L’individuazione di tali strutture potrà essere utile per mettere a punto terapie specifiche nei casi in cui le carezze inneschino sensazioni opposte al piacere”.

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