Così comincia la faida della guerra digitale

Mojtaba Ahmadi, leader della milizia informatica dell’Iran, è stato trovato morto in una zona boscosa vicino a Karaj, a nord-ovest di Teheran. Sospetto caso di omicidio legato alla cyberwar

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Il Medio Oriente è un territorio in continuo fermento e non solo per la presenza di frange ribelli che proclamano, con le armi, la democrazia contro governi dittatoriali. Giovani ragazzi e ragazze sono cresciuti, con i dovuti problemi di interruzione, con internet e con la libertà di cui il web si fa carico. Molti scelgono di diventare militanti informatici e combattere la propria guerra seduti davanti al computer, moderna trincea.

Morte con l’interrogativo

Se fino a poco tempo fa si poteva pensare che la cyberwar non facesse vittime reali, oltre ai danni ai sistemi informatici attaccati, ci si deve ricredere alla luce di quanto accaduto vicino a Teheran, capitale dell’Iran. Mojtaba Ahmadi è stato visto uscire di casa sabato per andare a lavoro. dopo poco il suo corpo giaceva nei boschi di Karaj con due pallottole nel cuore, secondo Alborz, sito web legato al Corpo delle Guardie rivoluzionarie. 

Cordoglio ma non troppo

La tensione sul versante cyber è alta. La pagina Facebook dei funzionari del Cyber War Headquarters ha confermato il ruolo centrale svolto da Ahmadi all’interno della guerra cibernetica iraniana. Sempre il sito Alborz ha poi avvertito i lettori di non postare messaggi di cordoglio per non danneggiare la sicurezza nazionale. L’ultimo caso rilevante, per il panorama informatico iraniano, risaliva al 2007 quando vennero uccisi cinque scienziati nucleari assieme al capo del programma per la costruzione di missili balistici interni al paese. In quell’occasione il regime ha accusato l’agenzia di intelligence israeliana Mossad come mandante degli omicidi.

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