Creme sbiancanti illegali, è allarme per gli effetti dannosi sulla salute

Lo sbiancamento della pelle è una tendenza estetica molto in voga negli ultimi anni, che si è andata ulteriormente diffondendo grazie anche al proliferare sul mercato di prodotti “ad hoc”. Ma l’Agenzia del farmaco (AIFA), che qualche mese fa aveva creato un database online unico per i farmaci, lancia ora un’allerta importante: numerose creme per sbiancare la pelle, vendute illegalmente anche in Italia come semplici cosmetici, contengono sostanze come mercurio e cortisone che risultano altamente nocive per l’organismo, soprattutto se assunte per lunghi periodi di tempo.

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Effetti collaterali nascosti

“Le sostanze dotate di un’attività sbiancante – dichiara AIFA – sono numerose e vanno da quelle certamente velenose, come il mercurio, a quelle che, invece, sono regolarmente autorizzate come ingredienti di medicinali dermatologici.”

Incriminate quindi sostanze come il clobetasolo o il betametasone, della stessa famiglia del cortisone,  impiegate proprio per la loro capacità di ridurre la pigmentazione cutanea.

Effetti nocivi hanno certamente anche le creme a base di corticosteroidi utilizzate in modo improprio, ovvero senza un controllo medico adeguato e una prescrizione per l’uso. Le conseguenze sull’organismo possono essere significative sia a livello cutaneo (iperpigmentazione, ipertricosi, comparsa di strie cutanee simili a smagliature) ma anche a livello sistemico, a causa dell’assorbimento cronico dei principi attivi nocivi (diabete, ipertensione arteriosa o malfunzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene).

Prodotti fuori controllo

Ma come è regolamentata la circolazione di questi farmaci a rischio? L’AIFA mette in guardia sulla vendita illegale delle creme sbiancanti introdotte sul mercato come semplici cosmetici attraverso canali non regolamentati da norme sanitarie e che non vengono quindi registrate come medicine nei Paesi di provenienza.

Sono ben 36 i marchi di prodotti sbiancanti sotto inchiesta, di produzione cinese ma spesso registrati sotto un finto marchio italiano, importati illegalmente nel nostro Paese attraverso l’Africa. In particolare sarebbero proprio le giovani immigrate africane, soprattutto senegalesi, nigeriane e della Costa d’Avorio, a commercializzare nei negozi etnici i prodotti in questione:

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 «I numeri della diffusione di questi prodotti tra donne immigrate sono impressionanti. Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 40% di quelle sotto i 35 anni e il 36% delle donne sopra quell’età ne fa uso. Spesso cospargendo tutto il corpo e regolarmente per anni», spiega il direttore del reparto Contraffazione dell’Aifa Domenico Di Giorgio.

Un problema psico-sociale

Il seminario dell’AIFA ha puntato anche all’approfondimento degli aspetti socio-culturali del fenomeno, al fine di delinearne cause e motivazioni dal punto vista psico-sociale, in modo da fornire un quadro completo della situazione e capire come arginare i danni che possono derivarne.

Ottenere «maggiore accettazione sociale e più facilità nel trovare lavoro» sarebbero secondo Di Giorgio  le ragioni principali che spingono queste donne immigrate, impossibilitate ad accedere ai costosi interventi chirurgici, a fare incetta di questi mix pericolosi a base di cortisonici e mercurio. Nel corso delle attività di controllo effettuate negli ultimi dodici mesi alle dogane aeroportuali e navali è stato rivelato un preoccupante aumento dei sequestri, soprattuto all’aeroporto di Fiumicino. Da piccoli stock di circa 100 pezzi nascosti tra i vestiti, dentro le valigie, fino a maxi sequestri come quello avvenuto un mese fa ad opera della Guardia di Finanza al porto di Ancona, con il ritrovamento di 46.200 prodotti illegali.