Il distretto pugliese dell’ICT

“La competizione vera è si gioca sul territorio più ampio della globalizzazione e quindi dobbiamo fare forza comune per competere sui mercati soprattutto internazionali”

Promuovere l’innovazione tecnologica incentivando il collegamento tra le imprese, i centri tecnologici connessi con le università e con altri centri di ricerca. Accrescere la competitività del Sistema Puglia grazie ad innovazione, capacità ed opportunità imprenditoriali ed elevata formazione. Qualificare la nuova imprenditorialità e coinvolgere le principali istituzioni di ricerca. Cogliere il meglio dei prodotti, servizi, esperienze già a disposizione delle imprese ed individuare i fattori comuni di sviluppo in una vision di comparto.

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Questi sono alcuni degli obiettivi del Distretto ICT Pugliese, ne abbiamo parlato con Gianni Sebastiano, Presidente del Distretto regionale dell’informatica 

Qual è la storia del  distretto pugliese dell’ICT?

Il distretto nasce dall’unione di due percorsi paralleli che a un certo momento hanno trovato un punto di convergenza.; da un lato il governo regionale della Puglia nel 2007 ha elaborato una legge che istituiva i cosiddetti distretti produttivi, ovvero aggregazioni di imprese in settori specifici, verticali con una forte componente imprenditoriale. Questa legge individua i distretti  come organo di interlocuzione privilegiata nei confronti del governo regionale, nell’ambito della pianificazione dello sviluppo del territorio, relativamente al settore specifico del distretto. Nel nostro caso, il settore specifico è l’Informatica e la Regione ci considera un interlocutore affidabile e qualificato in un confronto istituzionale sulle politiche di sviluppo nel campo.

Per quanto riguarda il secondo percorso, esso è maturato all’interno di Confindustria Puglia (Confindustria è organizzata sul territorio su unità provinciali poi federate all’interno di un’entità regionale che normalmente interloquisce con il governo della regione). In Confindustria, a Bari, ma anche nelle altre province, dove sussistono poli informatici molto attivi), avevamo da tempo cominciato un processo di aggregazione delle imprese nella filiera ICT che ha trovato poi un punto di convergenza nella pubblicazione della legge.

In sintesi possiamo dire che all’origine del distretto informatico pugliese c’è un percorso di evoluzione e aggregazione in rete nato all’interno di Confindustria e poi completato dal governo regionale che nell’agosto 2007 ha formalizzato queste associazioni di rete con una versa e propria legge (che li riconosce e regola).

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Insieme per essere più forti? Nel senso che la dimensione poteva essere un problema per competere sui mercati?

L’obiettivo di metterci insieme nasce dalla consapevolezza che la vera competizione non può essere giocata in un territorio così piccolo come quello della Puglia. Abbiamo piccole imprese che si contendono l’offerta sul piccolo ente locale periferico. Purtroppo ci siamo resi conto che questo modo di concepire il  business e di impostare lo sviluppo dell’informatica sul territorio portava ad un binario morto. La competizione vera è si gioca su un territorio più ampio (visto che siamo nell’era della globalizzazione) e quindi dobbiamo fare forza comune per competere sui mercati soprattutto internazionali. (L’informatica poi è una disciplina che già solo per il fatto di “parlare inglese” può muoversi nel mercato internazionale.)

L’idea vera, al di là di mettersi in rete (perché di consorzi e aggregazioni ne esistono già tantissimi) è quella di dare una connotazione operativa di business. Abbiamo preparato quindi un business plan di sviluppo del settore in cui tutte imprese pugliesi IT immaginano una direzione verso cui il mercato andrà ed è verso questa che indirizzano tutti i loro investimenti. Il mercato nei prossimi anni secondo noi andrà proprio verso il  SaaS – Software as a Service. E’ una scommessa che abbiamo fatto tutti assieme e il nostro programma di sviluppo lo istanzia anche con motivazioni molto approfondite. Siamo supportati da tutte le università pugliesi (il dipartimento di informatica delle tre università + il politecnico) e su questa scommessa abbiamo una preparato “batteria” di progetti che ambisce a portare l’informatica pugliese a eccellere e distinguersi nel mercato internazionale. 

La puglia dipsone già di best practices, perché nel distretto trovano spazio sia delle imprese molto grandi, come per esempio EXPRIVIA , quotata in borsa a Milano,  o CEZANNE SOFTWARE presente con centri di distribuzione e sviluppo sul mercato internazionale, sia  imprese più piccole che magari operano in mercato più locale, puntando più alla pubblica amministrazione.

La prima occasione per concretizzare questo obiettivo comune ci è stata data dal bando PON, che nello scorso Febbraio ci ha messo nelle condizioni di presentare al Ministero il progetto Puglia Digitale 2.0 per un costo totale di 24 milioni, in cui tutte le imprese del distretto si sono riconosciute. In questi giorni, stiamo aspettando l’esito della prima valutazione, siamo molto confidenti sulla qualità della proposta che abbiamo presentato e se questa dovesse essere approvata sarà il primo banco di prova di lavoro comune delle imprese pugliesi. Quando parlo di lavoro comune intendo dire che con una tale dimensione le imprese pugliesi veramente avranno la possibilità di modificare i processi produttivi, ovvero i processi di erogazione del software per istanziare la visione che il distretto si è dato quando è nato.

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Quante aziende ci sono, quanti addetti partecipano?

Ci sono 110 imprese circa , i dipartimenti di informatica di Bari, del Salento, di Taranto e il politecnico di Bari, tutte le organizzazioni sindacali attive con un comitato di distretto (che io presiedo) che è molto attivo e tutte le organizzazioni datoriali che si sono riconosciute nel progetto (Confindustria, Confapi ecc).

Com’è nata l’idea di creare dei distretti e che altre esperienze simili a quella della Puglia ci sono state in Italia?

Le aggregazioni che mi risultano hanno origini e forme diverse. Una di quelle che ho conosciuto personalmente è quella si trova in Piemonte, ovvero Torino Wireless, dove però la genesi è diversa, essendoci dietro, per esempio una fondazione, a cui partecipano le benche del territorio e il governo regionale. Poi ci sono esperienze nate all’interno di organizzazioni datoriali come Rete ICT a Bologna e altre nate da altre forme di aggregazione spontanea, come in Veneto.

Nel caso della Puglia il percorso previsto dalla legge prevede un riconoscimento formale da parte del governo regionale. Il riconoscimento avviene secondo in due fasi: nella prima, la regione tramite un panel di valutatori riconosce che quella aggregazione è degna di essere definita distretto produttivo (quindi verifica parametri dimensionali, parametri di collegamenti effettivi tra le imprese e soprattutto parametri di permeabilità rispetto all’economia del territorio) e nella seconda, l’aggregazione invece presenta il proprio business plan e questo secondo passaggio le garantisce il “bollino” di distretto produttivo e da quel momento in poi la regione comincia a considerarla un interlocutore effettivo.

Progetti futuri?

Uno dei progetti che è subito partito è stato quello della creazione dell’identità del distretto. In questo momento stiamo facendo uno studio attento di come ci presenteremo nella rete  cercando di darci un’identità precisa, giacché non vogliamo fare promesse che non possiamo mantenere e quindi vogliamo essere molto attenti ai messaggi che diamo all’esterno della nostra compagine. Monitoriamo con molta attenzione le opportunità di finanziamento pubblico (e non solo pubblico). Proprio in questi giorni stiamo lavorando a valle della pubblicazione da parte della regione Puglia di un bando riservato alle PMI pugliesi per l’acquisizione di applicazioni software. A questo proposito stiamo cercando di capire come organizzarci per raccogliere la domanda che verrà espressa dalle imprese che presenteranno i progetti. Una scelta importante che abbiamo fatto in questo senso è quella di non andare in ordine sparso ma di seguire una griglia che è la griglia che il bando stesso presenta. Le imprese cioè hanno accettato di darsi un ordine in risposta a questa domanda in modo maturo.

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E’ previsto entro la fine dell’anno un convegno sulla capitalizzazione delle imprese IT,   con la collaborazione del Monte Paschi di Siena e PriceWaterhouse&Coopers. . Uno dei problemi, infatti, che abbiamo in Puglia, ma forse più in generale in Italia, è quello della dimensione contenuta delle imprese. Perché si possa giocare una partita più ampia nel mercato, le imprese devono essere più capitalizzate. Cercheremo quindi di capire quali sono gli strumenti e le possibilità che le imprese hanno per rafforzarsi da un punto di vista patrimoniale e poter fare investimenti più positivi (fusioni, aggregazioni ecc).

Gianni Sebastiano –  svolge attualmente attività di Direttore Finanziario di Cézanne Software Holding Ltd, gruppo multinazionale che produce e distribuisce sul mercato internazionale soluzioni software HCM&P (Human Capital Management & Planning), con società a Londra, Boston, Madrid, Parigi, Lisbona, Bologna, Bari, Caracas. E’ presidente del Distretto Produttivo dell’Informatica Pugliese, vice-presidente per il Terziario Innovativo di Confindustria Bari, membro della Consulta per il Terziario di Confindustria Puglia. Docente a contratto di Economia e Organizzazione Aziendale al Politecnico di Bari, presso la Prima Facoltà di Ingegneria, è socio dell’AIiG (Associazione Italiana Ingegneria Gestionale).