Expo 2015 chiede potenza elaborativa

Il rapido avvicinarsi della data fissata per l’inizio dell’Expo a Milano pone tutta una serie di importanti questioni infrastrutturali, che, tra le altre, le aziende dell’Ict sono chiamate a risolvere con efficacia e tempestività soprattutto nell’ambito delle tecnologie legate a data center, storage, virtualizzazione e cloud computing

L’ Expo 2015 è già qui: lo gridano allarmati molti attori della cultura e delle istituzioni, milanesi, lombarde e di tutta Italia. In effetti le sfide da vincere e gli ostacoli da superare nei prossimi cinque anni sono molti e niente affatto semplici.

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Essenziale, ancora una volta, è il ruolo che possono e devono giocare le tecnologie Ict, area in cui molto è stato fatto nella città di Milano, ma ancora moltissimo resta da fare. Ne abbiamo parlato con Cesare Leardini, dirigente area Sistemi Informatici del Politecnico di Milano.

«Prima di tutto un inquadramento di com’è organizzato il sistema delle università italiane, e quindi anche il Politecnico, dal punto di vista dei sistemi informativi.

Fino agli anni 80-90 c’era il Centro di calcolo in ogni Università, inteso come il luogo dove si concentrava tutta l’It: oggi la realtà è molto più articolata, con, per esempio, il Politecnico di Milano che ha dipartimenti con specificità ed esigenze molto verticalizzate, dalla meccanica all’elettronica alla chimica e che quindi richiedono supporti di calcolo differenti».

Questo è un po’ il paradigma di quello che è avvenuto anche dell’industria e del commercio e che ha visto i grandi mainframe sostituiti da reti di elaboratori distribuiti a costi molto più accessibili.

In effetti sussistono ancora oggi i consorzi interuniversitari, pensati per condividere le infrastrutture di alto livello e i necessari investimenti: «Tra questi nel Nord Italia sono particolarmente attivi per esempio il Cineca e il Cilea, che offrono servizi di vario tipo, come la contabilità finanziaria aggiornata secondo i dettami del ministero competente, togliendo alle università il problema degli aggiornamenti».

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Tuttavia molti atenei, primo tra tutti proprio il Politecnico di Milano, mantengono una notevole potenza di calcolo interna, con le applicazioni allineate a quelle del consorzio di riferimento.

«Per esempio, per quanto riguarda l’area Sistemi Informatici di cui sono responsabile, gestiamo in tutto circa 4.500 client (si tratta di Pc) suddivisi tra aule didattiche, uffici e laboratori sul totale di 6mila del Politecnico, oltre a 250 server fisici e altrettanti virtuali.

In particolare, ci occupiamo delle applicazioni che vengono caricate su queste macchine e dei servizi collegati: manutenzione della rete, gestione dello storage e altro, anche in partnership con aziende esterne».
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