ICT essenziale per la competitività del paese e per valorizzare il patrimonio culturale

AICA nel suo Congresso Nazionale richiama il valore della qualificazione delle competenze ICT come leva per lo sviluppo e sottolinea la necessità di certificazione delle competenze a tutti i livelli attraverso standard di tipo europeo. L’associazione ha aperto la strada dello sviluppo delle competenze ICT: una lezione da utilizzare anche per valorizzare il nostro patrimonio storico e artistico.

In occasione del suo quarantasettesimo Congresso Nazionale, dedicato all’ICT per la valorizzazione dei beni culturali, in svolgimento fino a domani presso l’Università La Sapienza di Roma, AICA (Associazione italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) richiama con forza l’importanza della diffusione e certificazione a tutti i livelli (cittadini, utenti e professionisti) delle competenze informatiche, come leve per rilanciare l’innovazione e la competitività del paese nel suo complesso.

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“Perché la tecnologia possa dispiegare in modo completo il suo potenziale di sviluppo è necessario da un lato assicurarsi risorse umane dotate di competenze di qualità, in grado di gestire il cambiamento; dall’altro è essenziale che gli utenti di nuovi servizi e nuovi progetti basati sulla tecnologia siano in grado di appropriarsene e di fruirne al meglio, moltiplicando il valore positivo dell’innovazione”  ha affermato Bruno Lamborghini, Presidente di AICA.

“Questo è particolarmente vero per il settore dei beni culturali, che costituisce risorsa essenziale per il nostro paese, ma non solo: sono numerosi gli ambiti che tramite le tecnologie potrebbero innovarsi in modo radicale.

Tutto ciò va garantito attraverso adeguate iniziative, che uniscano a contenuti formativi standardizzati e costantemente aggiornati, una valenza internazionale – così da potersi collocare nel contesto globale che caratterizza la realtà economica e sociale odierna”.

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Il valore delle competenze ICT per i beni culturali

Nell’ambito del Congresso Nazionale AICA, il tema delle competenze ha assunto un ruolo centrale fra le tracce principali del congresso ed è stato oggetto di una tavola rotonda dedicata alla Qualità delle risorse umane per la valorizzazione digitale dei beni e delle attività culturali.

La digitalizzazione offre immense opportunità per creare sinergie, nuove forme di fruizione e di presentazione del patrimonio culturale, nuove modalità di tutela e forme di gestione dello stesso.

“Al lavoro per la trasformazione del nostro patrimonio culturale in una risorsa per rilanciare un “nuovo Made in Italy” per lo sviluppo del paese si deve associare un triplice impegno” ha spiegato Lamborghini.

“L’individuazione di figure e competenze professionali specialistiche per l’ICT nei beni culturali; la diffusione delle competenze informatiche nel personale delle amministrazioni, enti, aziende cui fa capo il patrimonio culturale italiano nel suo insieme; l’azione per favorire l’ampliamento dell’utenza finale in grado di apprezzare i nuovi beni culturali “digitali” e fruirne pienamente.

In questo contesto, la disponibilità di modelli certificati a livello europeo per le competenze informatiche è un punto di partenza essenziale, su cui costruire nuove opportunità”.

La strada dello sviluppo delle competenze ICT è aperta, ma il paese deve fare molto di più

AICA si occupa da molti anni della diffusione e della certificazione delle competenze informatiche nel nostro paese. Federata al CEPIS (Council of European Professional Informatics Societies), essa è ente garante per l’Italia di tutte le Certificazioni Informatiche Europee – ECDL ed e-Citizen per l’utenza ed il cittadino, ed EUCIP per i professionisti ICT. L’Italia ha recepito con successo le certificazioni informatiche, a tutti i livelli, distinguendosi a livello europeo.

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– L’alfabetizzazione di base volta ad abbattere il digital divide è stata perseguita attraverso il programma e-Citizen, volto a fornire le capacità per permettere ai cittadini di accedere ai contenuti ed ai servizi oggi disponibili sul web. Attraverso intese con la PAL – ad esempio Regione Lazio, Emilia Romagna, Valle d’Aosta – i programmi formativi e-Citizen hanno coinvolto migliaia di persone.

– L’ECDL offre una formazione per l’utente finale sui principali applicativi e sul web; essa dal 1998 si è diffusa in ambito privato, scolastico e istituzionale.

Attraverso protocolli d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, l’ECDL è proposta come paradigma di base per le competenze informatiche nelle scuole, con il duplice obiettivo di dare attuazione agli indirizzi europei e nazionali che includono tra le “competenze chiave di cittadinanza” anche le competenze digitali, e di supportare una formazione informatica aggiornata e adeguata alle esigenze del mondo del lavoro.

EUCIP (European Certification for Information Professionals), il sistema europeo di riferimento, che definisce le competenze ed i profili professionali nel settore informatico, si sta a sua volta diffondendo con successo.

Esso è un sistema estremamente articolato, che prevede 22 profili professionali definiti attraverso oltre 3.000 elementi di conoscenza che vengono costantemente rivisti ed aggiornati dal CEPIS, e per l’Italia da AICA; nell’insieme fornisce uno standard condiviso per progettare percorsi di sviluppo professionali, gestire le competenze individuali e collettive, e per avere un riferimento univoco per individuare le competenze informatiche professionali nei curricula.

EUCIP in Italia è riconosciuto dal sistema delle Università Italiane (CRUI e CINI), da Confindustria Servizi Innovativi come standard per le competenze informatiche professionali, nell’ambito del matching tra domanda e offerta di lavoro (Borsa Lavoro) e dall’amministrazione pubblica attraverso le raccomandazioni di CNIPA.

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Nonostante l’affermazione delle certificazioni informatiche europee, AICA richiama l’attenzione: è necessario fare di più, perché l’ignoranza informatica ha un costo economico e competitivo rilevante per il nostro paese.

Studi periodicamente realizzati da AICA, quali il progetto di ricerche annuali “Il Costo dell’Ignoranza Informatica” – realizzato con SDA Bocconi – mostrano che nel nostro paese il fardello delle scarse competenze ICT pesa per circa 16 miliardi di Euro.

“Nella sola PA Centrale si è arrivati a calcolare una perdita di produttività netta nel lavoro d’ufficio che per il 35% è dovuta alla mancata preparazione dell’addetto e per il 65% all’indisponibilità e al malfunzionamento dei sistemi informatici.

Oltre agli utenti, sono quindi chiamati in causa anche gli specialisti ICT responsabili dei sistemi: essenziale pertanto raccordare e diffondere insieme formazione di base e specialistica, attraverso l’utilizzo di standard riconosciuti.

E’ quanto il CNIPA ha fatto, ad esempio, includendo i profili EUCIP nelle linee guida per le forniture ICT nella pubblica amministrazione” ha concluso  Lamborghini.