PA Locale: i servizi online non decollano

Nel 2009 trend negativo per la spesa Ict: – 0,6% rispetto al 2008. Dal 2002 al 2007 spesi solo 1/3 dei 1259 milioni di euro disponibili per programmi d’innovazione nella Pal. Quota in house al 73% per le Regioni.  Cresce il digital divide fra gli enti. In ritardo i Comuni per i Portali Internet, posta elettronica e firma digitale. Per tutti quasi assente l’interattività dei servizi on line.

“Una Pubblica Amministrazione Locale in grande difficoltà nel modernizzarsi, nel migliorare la qualità delle proprie prestazioni e servizi, nel colmare il gap d’innovazione con i principali paesi europei. I risultati sono la disomogeneità della digitalizzazione sul territorio e fra gli enti stessi; il basso gradimento da parte dei cittadini dei servizi on line, solo informativi e il mancato decollo di quelli evoluti e interattivi che sfruttano internet veloce. Non possiamo, a questo punto, non manifestare allarme e preoccupazione per il fortissimo ritardo con cui la Pa locale si sta presentando all’appuntamento con l’innovazione digitale. Ritardo dovuto a volumi troppo bassi di spesa in Ict, destinati a contrarsi ulteriormente nel 2009 pur essendo già oggi agli ultimi posti in Europa; a una ridotta capacità di spendere in tempo utile le risorse comunque disponibili per l’innovazione, le quali per la gran parte non vengono messe a frutto perché rimangono impantanate nelle incapacità e inefficienze dei governi locali; all’aumento del mercato protetto dell’in house che, diventato la modalità di fornitura largamente prevalente nei contesti regionali, non consente, di fatto, un controllo sulla spesa e sulla qualità delle forniture e dei servizi erogati”. E’ questo il quadro, assai sconfortante, tracciato dal Presidente di Assinform Ennio Lucarelli nel presentare oggi a Roma i risultati del 3° Rapporto sull’ICT nella Pubblica Amministrazione Locale, basato su un’indagine condotta su un campione composto da 873 enti tra Regioni, Comuni, Province e Comunità Montane (esclusi Sanità Locale e Utilities).

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D’altro canto i dati parlano chiaro. Da anni la spesa della Pubblica Amministrazione Locale marcia con incrementi annui assai modesti e volumi bassi, ma nel 2009, per la prima volta, ci sarà un tasso negativo: – 0,6% per un ammontare di 1.371 milioni di euro (che annulla la modesta crescita del 2008 rispetto al 2007, + 0,5%). Il tutto avviene in un trend di spesa della Pa in generale, inclusa quella relativa alle Amministrazioni Centrali, in calo da anni, che colloca l’Italia al di sotto dei principali paesi europei. Con una spesa It per abitante che non supera i 40 euro, il nostro paese si trova ben distante dalla soglia degli 80 euro della Francia, dei 60 euro della Germania e dei 140 della Gran Bretagna. Ciò è aggravato dal paradosso che la gran parte delle risorse disponibili rimangono inutilizzate. L’indagine, infatti ha evidenziato come dal 2002 al 2007, siano arrivati alle Regioni, tramite gli Accordi di Programma Quadro, fondi per 1.259 milioni di euro. A metà del 2007, data dell’ultima verifica del Ministero del Tesoro, ne risultavano spesi appena 349 milioni, pari al 27,7%. Ovvero 910 milioni dei fondi per l’innovazione pubblica locale non erano stati ancora utilizzati. In particolare, a 2,5 anni dalla loro erogazione era rimasto infruttuoso il 55% -pari a 153 milioni- degli stanziamenti del 2004 e dopo 1,5 anni rimaneva da spendere ancora l’81% -pari a 697 milioni- dei fondi 2005. Non solo. E’ risultato che ormai ricorrono all’in house il 73% delle Regioni. Ora considerando che da questi enti transita il 60% del totale della spesa It della Pal, ne consegue che la maggior parte della domanda in Information Technology rimane per lo più incanalata in un circolo che non subisce alcuna selezione concorrenziale. E i risultati si vedono sul campo. Se da una parte, rispetto alla precedente indagine del 2008, emerge come sia stato ormai innescato un ciclo positivo nel processo di dotazione tecnologica di base degli enti, dall’altra permangono risultati del tutto insoddisfacenti sul fronte dei servizi effettivamente erogati ai cittadini. E il gradimento è bassissimo. Infatti la quota di utilizzo dei servizi on line da parte dei cittadini italiani, che sono effettuati in buona parte a livello locale e regionale, è risultata la più bassa fra i principali paesi. Appena il 15% per l’Italia, a fronte del 32% della Gran Bretagna, 43% della Francia, 33% della Germania e del 28% della media dell’Ue a 27.

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“Riteniamo – ha incalzato Lucarelli – che in una situazione di scarsità di risorse come l’attuale, sprechi, ritardi e inefficienze sull’innovazione siano da ridurre drasticamente. Il Paese per riprendere a crescere ha bisogno di servizi pubblici evoluti, che consentano a cittadini e imprese di risparmiare tempo, denaro e aprano a tutti nuove opportunità. Per questo è necessario che la Pa locale compia un deciso salto di qualità e lo può fare mettendo a frutto le risorse disponibili, allineando programmi e obiettivi, controllando i risultati”. Come? Secondo il Presidente di Assinform è fondamentale il compito della Funzione pubblica e del Ministro Brunetta, cioè è “indispensabile il concerto fra la Conferenza Stato-Regioni e il Piano e-Government 2012, in cui stabilire una cabina di regia sull’innovazione nella Pal; bene la rilevazione della soddisfazione degli utenti con metodi come gli Emoticons, ma va inserita in un progetto sistemico per conseguire il controllo sui risultati, sia interni che esterni, in una logica di prevenzione e correzione a monte delle falle; per risparmiare sui costi ed erogare servizi in maggior numero e di migliore qualità occorre investire sulle “best practices” in atto nella Pal, rendendole soluzioni riproponibili e applicabili in altre sedi”. “Ieri – ha concluso Lucarelli – il Ministro Brunetta ha affermato che l’Italia deve procedere a liberalizzazioni nei prossimi 100 giorni. Benissimo, sottoscriviamo in pieno e lo invitiamo a iniziare dall’Information Technology. Ridare alla domanda pubblica quel ruolo di stimolo e crescita dell’offerta, attraverso il ricorso, in regime di concorrenza, alle migliori proposte del libero mercato è un passo indispensabile se si vuole accelerare sull’innovazione”.

I risultati in dettaglio

La spesa

Si stima che a fine anno il mercato ICT nella PA Locale (in senso stretto, escluse Sanità e Utilities), ammonterà a 1.371 milioni di euro, in calo dello 0,6% rispetto al 2008, quando aveva toccato quota 1.379 milioni. Ne risentirà maggiormente la spesa informatica: -1,7%, pari a 787 milioni di euro, principalmente per il calo dell’hardware (-3,8%), ma anche per il passaggio in negativo dei trend del software (-0,3% contro il +2,4% del 2008) e dei servizi (-0,5%, a fronte del +0,4% nel 2008), mentre la spesa in telecomunicazioni crescerà dell’1% raggiungendo quota 584 milioni, trainata dai servizi di rete mobile (+7,7%), dagli apparati (+4,8%) e accompagnata da un calo più contenuto dei servizi di rete fissa (-0,8% contro il -2,7% del 2008). La spesa informatica degli Enti Locali continuerà a pesare comunque per il 3,9% del mercato informatico italiano complessivo, mentre minore sarà il contributo degli Enti Locali alla spesa in telecomunicazioni (1,8%).

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Regioni (55,7%) e Comuni (32,2%) assorbono la gran parte della spesa IT degli Enti Locali; marginale è la spesa di Province (10%) e Comunità Montane (2,1%). I tagli investiranno tutti gli enti, con la spesa It dei Comuni che scenderà a – 1,4%, quella delle Province a -2,1%, delle Comunità Montane a -1,6%, delle Regioni a – 1,9%.

Servizi ai cittadini e alle imprese: c’è ancora molto da fare

• Regioni e Comunità Montane hanno sì tutte un portale dedicato ai rapporti con i cittadini, ma è anche vero che ciò avviene per l’83,3% delle Province e solo per il 41,5% dei Comuni; e che per quanto riguarda i gli spazi Web di servizio specifico alle imprese, mancano all’appello ben il 16% delle Regioni, l’80% delle Province, l’87% delle Comunità Montane, e più del 90% dei Comuni). In più i servizi offerti sono in genere caratterizzati da un basso grado di interattività, limitandosi nella maggior parte dei casi a fornire informazioni per lo più su bandi di gara, concorsi, tasse e tributi, cultura, turismo e lavori pubblici;

• diffusione di carte elettroniche quasi ferma: appena il 3,7% dei Comuni ha distribuito la Carta d’Identità Elettronica. Non esaltante nemmeno la situazione delle carte regionali dei servizi, emesse dal 37% delle Regioni.

Dotazioni ICT: bene quelle di base, meno quelle più evolute, cresce il digital divide

Le dotazioni ICT degli Enti Locali presentano luci e ombre. In particolare:

• è cresciuta la penetrazione dei PC, ma rimangono forti disparità: il 95% dei dipendenti provinciali ha un PC, ma la percentuale scende nei Comuni e nelle Regioni rispettivamente al 72% e al 69,9% e crolla nelle Comunità Montane (32,1%).

• le connessioni Internet sono ormai largamente presenti (dal 93,9% dei PC delle Province al 96,7% di quelli delle Comunità Montane), in netto miglioramento rispetto al 2006, quando ancora 15 PC su 100 erano offline. Migliora anche la qualità delle connessioni, che nel caso delle Regioni e delle Province è nel 2008 completamente a banda larga (ADSL, HDSL o in fibra ottica). Qualche difficoltà in più, legata ai centri più piccoli e meno serviti tecnologicamente, si riscontra invece nei Comuni, dove il 16,2% degli Enti deve ancora utilizzare connessioni 56K, ISDN o via satellite;

• Posta Elettronica Certificata (PEC) e Firma Digitale risultano implementate nella maggior parte delle Province (73,3% la PEC e 86,7% la firma digitale) e delle Regioni (rispettivamente al 75% e al 93,8%), ma poco nei Comuni (44% e 39,2%) e in particolare nei centri più piccoli.

• è ancora basso il livello di integrazione informatica tra i Comuni e gli altri Enti Territoriali, con solo il 27% di questi connessi all’SPC (Servizio Pubblico di Connettività) e alla rete regionale (RUPAR), mentre è ancora molto bassa la penetrazione di sistemi di integrazione applicativa (il picco di utilizzo è appannaggio delle Regioni, con il 6,3%).

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• scarso è l’utilizzo delle tecnologia VOIP, utilizzate su larga scala solo dal 26,7% delle Province, dal 13,3% delle Comunità Montane e dal 3,4% dei Comuni. Più consistente invece è l’utilizzo in specifici ambiti o sedi, che avviene nell’81,3% delle Regioni, il 30% delle Province e l’8,8% dei Comuni. IL ricorso al VOIP non sembra poi essere una priorità per due terzi dei Comuni (66,6%), per la metà delle Comunità Montane (46,7%) e per un quinto delle Province (20%).

Si vuole migliorare, ma competenze e budget frenano

Il miglioramento della qualità dei servizi offerti (oltre il 50% in ogni tipologia di Ente Locale) e dell’efficienza interna (con valori che vanno dal 53,3% delle Province al 40% delle Comunità Montane) sono avvertiti da tutti gli interpellati come i principali fattori di spinta all’investimento ICT. A questi però si contrappongono la ristrettezza dei budget (opzione scelta da più di due terzi degli Enti Locali interpellati) e, a distanza, la carenza di competenze interne (25% nei Comuni, 19% nelle Regioni).

I principali progetti in corso e previsti da parte degli Enti Territoriali sono il potenziamento delle reti dati e lo sviluppo dei servizi online alle imprese e ai cittadini. Ma questo solo nel caso delle Regioni e dei grandi Comuni, perché nelle Province, nelle Comunità Montane e nei piccoli e medi Comuni il budget non permette operazioni che vadano oltre il consolidamento dell’esistente.

Acquisti e insourcing

Gli ultimi dati disponibili relativi alle modalità d’acquisto sono relativi al 2007, e mostrano per i Comuni la crescita del peso delle trattative private (70% contro il 47% dell’anno prima) sui bandi di gara (24,3% contro il 45,5% del 2006); e ancora le trattative private passano tra il 2006 e il 2007 dall’11% al 33% nelle Province, e dal 19,8% al 40%) nelle Comunità Montane, mentre dal 15,4% al 12,4% nelle Regioni, anche in ragione di prassi obbligatorie oltre certe soglie in valore.

Tra i canali di acquisizione utilizzati in sede di gare e convenzioni, il ricorso a Consip (società del Ministero dell’Economia e delle Finanze ) risulta più elevato presso Comunità Montane e Province, dove mediamente gli acquisti effettuati tramite Consip incidono per circa il 40% sulla spesa ICT. E’ molto importante la componente di “acquisti in house” nella spesa ICT degli enti territoriali italiani: ricorrono ormai all’in house la maggior parte delle Regioni (73% della spesa), il 5,9% delle Province e il 2,6% dei Comuni. Il dato di gran lunga più significativo è quello regionale, considerando che da questi enti transita il 60% del totale della spesa IT degli enti locali.

Open Source e riuso

L’utilizzo di software open-source riguarda la totalità delle Regioni e la gran parte delle Province (83%), grazie ai vantaggi in termini di costo, ma è limitato nei Comuni (24%) e nelle Comunità Montane (6,7%) e comunque riguarda soprattutto sistemi operativi server e di rete. La tendenza al riuso del software è limitata alle amministrazioni più corpose: Regioni (87,5%) e grandi Comuni (il 64,7% di quelli con più di 100.000 abitanti).