Pirateria ed eBook: il 75% dei titoli in classifica è già sul web in versione pirata

“La pirateria sta mettendo a rischio il mercato nascente degli ebook in Italia, non possiamo non combatterla”. Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE)

E’ questo l’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo che per la prima volta esce allo scoperto fornendo i dati ufficiali dell’Ufficio antipirateria degli editori.

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Il fenomeno: su 25 best seller in classifica la scorsa settimana, il 75% circa è già piratato in rete – Oggi, a fronte di 19mila ebook disponibili a fine 2011 (erano 1.619 a fine 2009), circolano, secondo stime prudenziali,15mila titoli in versione pirata.

Ma non è finita qui: in base all’ultima classifica IBS.it dei 25 titoli più venduti della scorsa settimana (l’excel è in allegato), 17 sono già disponibili in modo legale in versione ebook (quasi il 70%), 19 hanno già versioni pirata (76%). Questo “tasso di pirateria” non cambia tra i libri per cui esiste una versione legale (si trova quella pirata nel 76,5% dei casi) e quelli per cui non esiste (75%).

“Il mercato digitale – ha spiegato Polillo – si può sviluppare solo se gli autori e gli editori conserveranno il diritto di sfruttare anche con i nuovi mezzi i contenuti creati e pubblicati. Per questo restiamo dell’opinione che la pirateria è un problema e sottolineiamo il suo peso nel mercato editoriale italiano, non meno di quanto avviene per il resto dell’industria culturale. Se la pirateria non sarà limitata, il mercato digitale semplicemente non potrà svilupparsi, con grave danno soprattutto per i lettori. Se gli investimenti che le imprese stanno oggi facendo non avranno un loro ritorno, infatti, il rischio è che il mercato muoia sul nascere”.

Gli strumenti per combatterla – “In nessun caso – chiarisce il presidente degli editori – la tutela del diritto d’autore deve dar vita alla possibilità di censure preventive di quanto viene pubblicato in rete. Pensare d’altro canto che gli editori siano a favore della censura è semplicemente un controsenso. Riteniamo che sia invece possibile individuare tecniche equilibrate che, al contrario, intervengano ex post su quanto viene pubblicato e che conducano alla rimozione immediata di ciò che viola i diritti d’autore. Ciò richiede il rispetto di un principio di responsabilità: è giusto che questa sia esclusa per chi è un mero veicolo di un atto illecito commesso da altri, quando questo avviene realmente a sua insaputa. Altra cosa è che un soggetto sostenga che un illecito è commesso a sua insaputa quando ne era invece perfettamente al corrente. In questo senso eravamo favorevoli alla sostanza dell’emendamento Fava e proponevamo che – alla ricerca di una soluzione equilibrata – si applicasse semplicemente il testo della Direttiva europea, che non può certo essere accusata di antidemocraticità”.

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La crescita dell’offerta legale di contenuti digitali

Gli editori sono favorevoli al digitale, come ad ogni mezzo efficiente ed apprezzato dai lettori per diffondere le opere dell’ingegno. Nell’editoria professionale e scientifica il digitale è da anni un fenomeno consolidato. Oggi la diffusione dei lettori dedicati (che sfruttano le tecnologie dell’inchiostro elettronico) e dei tablet sta aprendo la strada all’editoria di varia e scolastica. Pochi dati illustrano il fenomeno:

Editoria scolastica

– percentuale di testi proposti per l’adozione che si associano a contenuti digitali

o circa 71% nella scuola di primo grado

o 57% nella scuola di secondo grado

Editoria di varia/saggistica

– numero di ebook disponibili prodotti da editori italiani: 19mila circa a dicembre 2011 (il 36% dei titoli pubblicati nell’anno)

– La crescita è impetuosa:

 

2009

2010

2011

Numero di ebook italiani disponibili

1.619

6.95

18.816

Dall’altro lato, la domanda è ancora molto piccola (nel 2011 le vendite hanno rappresentato, a valore, tra i 3,7 e i 4milioni di euro: lo 0,3% dei canali trade), ma ciò evidentemente non ha frenato gli investimenti. Gli editori sono consapevoli dell’importanza della sfida che si apre e non si stanno tirando indietro.

I rischi della pirateria

Il mercato digitale si può sviluppare solo se valorizza e difende il diritto degli autori e degli editori di sfruttare anche con i nuovi mezzi i contenuti creati e pubblicati. Il diritto d’autore ha svolto questo ruolo per secoli, e ha garantito l’emancipazione di autori ed editori dal controllo del Sovrano e dei mecenati. È figlio della democrazia e ha consentito l’effettiva attuazione dei principi della libertà di pensiero e di stampa.

Per questo restiamo dell’opinione che la pirateria è un problema, che affligge il mercato editoriale italiano, non meno di quanto avvenga per il resto dell’industria culturale, e in particolare per la musica e per il cinema.

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Se la pirateria non sarà limitata, il mercato digitale semplicemente non potrà svilupparsi, con grave danno non solo degli editori, ma soprattutto dei lettori. Se gli investimenti che le imprese stanno oggi facendo non avranno nel complesso un loro ritorno, il rischio è che il mercato muoia sul nascere.

Come funziona oggi la pirateria in Internet

Lo “scarico” di file da Internet viene spesso dipinto come una condivisione tra pari (peer to peer), un atto di socializzazione tra giovani e meno giovani utenti della rete. Ma il peer to peer non è affatto la forma caratteristica della diffusione online di file pirata. I sistemi più utilizzati prevedono infatti la presenza di aziende multinazionali che ospitano (hosting) contenuti caricati da milioni di utenti. Nella maggioranza dei casi, è da questi server, spesso strategicamente posizionati in paradisi fiscali, che sono scaricati i file.

L’immagine romantica dei pari che si scambiano i libri preferiti non ha nulla di reale.

Il recente caso Megaupload è una perfetta illustrazione della situazione attuale. Non abbiamo idea – e qui non interessa – se le accuse gravissime rivolte ai titolari di questa azienda dalla giustizia USA hanno fondamento nei fatti e nel diritto. La storia è interessante di per sé. Un signore tedesco, con alle spalle una storia di hacker e di spregiudicato speculatore di borsa ai tempi della “bolla” delle .com, crea un’azienda in USA che offre servizi ideali per la diffusione di file pirata. Strategicamente, sede legale e server sono a Hong Kong. Il sito diventa uno dei leader in termini di traffico in Internet, e il 76° più popolare a livello globale. I fatturati sono enormi e i profitti straordinariamente elevati: diffondendo sempre contenuti altrui i costi sono bassi. Secondo il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti, Megaupload contava 150 milioni di utenti registrati, 50 milioni di utenti giornalieri, produceva il 4% del traffico Internet, e ha portato al suo titolare guadagni per 175 milioni di dollari (e circa 500 milioni di perdite per gli aventi diritto)!

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La vicenda giudiziaria farà il suo corso. Qui rileviamo soltanto come sia diffuso il tifo, anche da parte di molti politici, a favore di aziende di questo genere nella loro battaglia contro i titolari dei diritti. È il tifo per chi evade le leggi e spesso il fisco contro chi ha lavorato perché il romanzo, il saggio, il manuale di studio che ci interessa venisse alla luce.

Quanto vale la pirateria libraria

Non è agevole quantificare le dimensioni del fenomeno della pirateria libraria digitale, visto che, come tutte le forme di illegalità, tende a non essere facilmente misurabile.

A livello internazionale, recenti studi che considerano tutte le fonti di approvvigionamento possibili fanno attestare il download di libri (e-book e audio-book) intorno alla cifra record di circa dieci milioni di Giga di materiale librario nel mondo.

La scarsa diffusione del mercato digitale legale – nei confronti del quale il tasso di sostituzione delle copie pirata è certamente più alto – limita l’effetto complessivo. Il punto è che in questa fase si stanno giocando i destini del mercato del futuro.