Internet e ICT: non tutto è oro ciò che luccica

L’effetto della crisi finanziaria, innescata dalla bancarotta di Lehman Brothers nel settembre 2008, aveva di fatto congelato la crescita dell’economia mondiale per tutto l’anno successivo, il 2009. Si sarebbe dovuto attendere il 2010 per vedere rifiorire investimenti da parte delle aziende e un rinnovato comportamento virtuoso nel mercato consumer. Per fortuna, sembra che le ricadute negative della crisi del debito sovrano dell’eurozona non produrranno un impatto uguale e profondo a quello del 2009. Ma il raffreddamento generale dell’economia e, soprattutto, l’instabilità finanziaria, possono scatenare fenomeni del tutto imprevedibili. L’esito dipenderà dall’andamento delle attività nel secondo semestre dell’anno. Il periodo giugno-dicembre sarà,decisivo per le sorti dei mercati.

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Tuttavia, è interessante notare come gli ultimi cinque anni, nonostante il verificarsi di eventi drammatici, siano stati uno dei periodi di maggiore crescita per alcune aziende del segmento ICT, tradizionale e non. Insomma, verrebbe da dire che più sono profondi i cambiamenti che avvengono nei mercati, più alte sono le opportunità di crescita nel medio e lungo periodo per quelle aziende che sanno cogliere i cambiamenti e pianificare coerentemente la propria strategia.

Per quanto riguarda le aziende storiche, nel periodo 2007-2011, Oracle è passata da 17 a 35 miliardi di dollari di fatturato, Microsoft da 51 a 69, Intel da 38 a 53, IBM da 98 a 106, SAP da 10 a 14, EMC da 13 a 20. La più performante di tutte è stata Apple, passata da 24 a 108 miliardi, risultato che ha superato le dinamiche delle stesse Internet companies. Google, per esempio, che è passata da

da 16 a 37 miliardi, oppure Salesforce passata da 749 milioni a 2,2 miliardi o, ancora,  Amazon che ha portato l’azienda da 14 a 48 miliardi di ricavi.

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Come si vede le “vecchie” aziende dell’informatica hanno retto bene all’onda d’urto dei cambiamenti innescati da Internet e alle alterne crisi di mercato. E per quanto alcune new companies abbiano dimostrato che esistono nuovi spazi di crescita in nuovi segmenti di mercato, è altrettanto vero che le opportunità vanno di pari passo con i rischi. L’ultima doccia fredda dell’IPO di Facebook dimostra, per esempio, che non tutto è scontato, che non basta essere un MR. Zuckerberg per ottenere il plauso di Wall Street, e che la credibilità, quella vera, la si può acquisire soltanto producendo valore reale.