Enter organizza il primo OpenStack Day italiano

In un mondo sempre più open e più cloud, anche l’infrastruttura si orienta sempre più verso la virtualizzazione. Openstack offre un valido supporto di tipo IaaS e conquista un sempre maggior numero di utenti anche in Italia

Chi meglio di Enter, azienda completamente italiana che utilizza Openstack per offrire ad aziende di tutto il mondo servizi di connettività, telefonia, hosting e cloud computing, poteva organizzare il primo evento italiano su un prodotto che sta sempre più attirando l’attenzione a vari livelli. Forte di un datacenter proprietario di 400 metri quadrati a Milano, Enter conta su un anello a 10 Gbit che interconnette l’azienda con i quattro principali snodi Internet Europei: Amsterdam, Francoforte, Londra, Parigi.

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Al termine dell’evento, a cui si deve riconoscere un buon successo, abbiamo avuto l’occasione di incontrare il CEO Ivan Botta e il CTO Mariano Cunietti, senza dubbio soddisfatti del risultato ottenuto. All’evento erano presenti 130 partecipanti, buona parte dei quali paganti; e non solo sviluppatori, ma anche responsabili IT italiani. Tra gli sponsor nomi del calibro di HP, Rackspace e Red Hat e tra i partecipanti VMware e Canonical.

Ma come spiegare il successo non solo dell’evento, ma di Openstack? Openstack è un software libero open source rilasciato sotto licenza Apache, un progetto IaaS cloud computing di Rackspace Cloud e NASA. A oggi, oltre 200 società si sono unite al progetto. A tentare di darci una risposta è stato Ivan Botta: «Openstack, non è (solo) un software, è una filosofia, un modo si procedere, una Community». Attualmente conta circa 17.000 sviluppatori che contribuiscono a migliorare e correggere il software, essendo in prima persona interessati che i vari fix vengano implementati nelle successive versioni, onde evitare di dover ripetere il lavoro di adeguamento.

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Quali sono le tipologie di clienti che utilizzano Openstack? Non ci sono differenze di industry; su molti non si ha nemmeno visibilità per i processi di autoprovisioning che praticamente non lasciano traccia. Altri clienti, invece, vengono seguiti direttamente da Enter sia a livello di supporto che di servizi.

Ma purtroppo, come sostiene Ivan Botta «la diffusione del cloud nell’enterprise italiana è ancora abbastanza ridotta». Quali le ragioni? Da una parte la scarsa omogeneità nella diffusione della banda e, quindi, problemi di accesso; dall’altra la sicurezza, intesa come concetto da chiarire aziendalmente; non per ultimo la chiarezza, ovvero, come afferma Mariano Cunietti, «cos’è davvero il cloud?».

Da qui l’impegno di Enter nel settore. Enter infatti è anche un server provider. Infatti, come afferma Ivan Botta, «il cloud non è nulla senza la rete».