Enterprise innovation. «Il futuro è mobile» secondo IDC

BlackBerry, Dell e IBM: modelli a confronto nell’Italia a due facce e a due velocità

Due anni fa, in concomitanza dell’esplosione del modello app e del sorpasso dei pc in termini sia di unità consegnate sia di spesa da parte dei tablet, ci chiedevamo chi avesse paura dei nuovi dispositivi mobili. Oggi, quella domanda è superata se si considera il focus delle aziende sulla mobility. E la risposta alle strategie di enterprise mobility nelle imprese italiane è arrivata dalla terza edizione dell’IDC Mobiz Mobility Forum di IDC che si è tenuta a Roma.

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L’IDC Mobiz Mobility Forum si è confermato come un appuntamento consolidato per la business community italiana con oltre cento partecipanti a Roma tra esperti e CIO italiani e internazionali. Il 18 giugno si terrà la quarta edizione a Milano.

La tecnologia sta incidendo sui modelli di organizzazione del lavoro più di quanto la politica non sia stata capace di fare e ci sposta verso uno scenario di flessibilità personale che non ha più confini né di orario, né di luogo: volente o nolente, saremo tutti più flessibili.

Il forum di IDC ha messo al centro del dibattito la mobilità come paradigma tecnologico alla base di nuovi modelli di business e di servizio comuni a tutti i settori industriali.

L’intervento di Simon Davies, ispettore di polizia del dipartimento dell’Interno presso il South Yorkshire Police ha spiegato come il mobile policing sta trasformando la sicurezza pubblica in prima linea e anche il rapporto con i cittadini, dimostrando che anche nella PA una strategia efficace di cambiamento può portare risultati concreti a patto di non essere semplice implementazione («Do not mobilise poor processes») e di non sottovalutare il potere della cultura.

Per Simon Davies, c’è solo un buon motivo per sfidare i requisiti di sicurezza ed è «condividere le conoscenze».

Verso la PA mobile

Ma qual è l’offerta del mercato per rispondere alle esigenze di mobility nella PA e nell’industria privata e quali le differenze? Alla tavola rotonda sullo stato dell’arte del mobile device e l’application management hanno partecipato Luciano Caroti, CIO di Publiacqua, e Antonio Teti, professore e responsabile dei Servizi Informatici Applicativi e Web dell’Università degli Studi “G.D’Annunzio” di Chieti-Pescara.

Ma è possibile pensare a una pubblica amministrazione veramente mobile? Per Gianluca Vannuccini, dirigente servizio sviluppo infrastrutture tecnologiche del Comune di Firenze, non bisogna operare un travestimento della PA, «vestendo di bit la burocrazia e digitalizzando le procedure cartacee senza semplificarle». L’unica strada per vincere la sfida è nella semplificazione e nella selezione intelligente dei servizi più utili da digitalizzare e ottimizzare. Per Vannuccini anche gli open data sono un servizio pubblico e permettono di esplorare e usare meglio la città. «Il documento diventa un insieme di record o flag su database diversi. Sempre più spesso basterà confermare i dati che si vedono per ottenere un servizio e per questo la PA deve andare verso il mobile e-gov».

La mobile innovation attraversa il mercato in modo trasversale e ha un impatto anche sul modo di azionare le leve classiche del marketing come sottolinea Sonia Carisi, responsabile comunicazione multicanale di TotalErg, che ha illustrato il programma di loyalty e l’integrazione con il CRM per l’analisi della customer base e le future evoluzioni dei processi con l’analisi geospacial, il marketing di prossimità e il social business.

Ma come definire una strategia mobile efficace?

Sviluppo, gestione, integrazione e sicurezza delle applicazioni sono alla base della visione di IBM.

Giancarlo Marino, WebSphere sales leader di IBM Italia ha presentato IBM MobileFirst, il portafoglio mobile per il business.

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«Nella nuova era del computing siamo passati da milioni di pc a miliardi di device mobili, dai dati strutturati alle montagne di dati non strutturati, siamo passati dalle applicazioni statiche ai servizi dinamici, dalle infrastrutture rigide a quelle elastiche basate su cloud. In questo contesto, per IBM il mobile enterprise è la priorità e il futuro è ibrido». La strategia mobile enterprise di Big Blue passa infatti per il sistema di supercomputing. Anche per Davide Albo, mobile solution leader del Software Group di IBM Italia, il mobile è a un punto di svolta. «La strategia di molte aziende è da rivedere. Ottimizzazione dei costi e capacità di rendere erogabili le applicazioni tradizionali in modalità sicura in un contesto mobile sono i concetti chiave». Build, engagement, ottimizzazione e trasformazione sono i punti cardinali dell’offerta IBM. «Ma il mobile enterprise deve essere una disciplina – avverte Davide Albo – in cui le varie tecnologie e le aree di applicazione devono essere considerate in modalità end-to-end per coprire tutti gli ambiti e non solo i silos verticali». Per adottare con successo le opportunità del mobile computing è necessario che i clienti abbiano una strategia integrata per il mobile computing, il cloud computing, i big data, il social business e la sicurezza.

 

Il device giusto per ogni esigenza di business

Stiamo passando dal Bring your own device al Bring everything. I diversi scenari di utilizzo in mobilità intercettano un ampio spettro di soluzioni. Per Livio Pisciotta, Client Marketing Manager di Dell, la strategia dell’azienda che ha fatto della personalizzazione il modello di business, si basa sul device giusto per ogni esigenza di business. «L’evoluzione del device segue due logiche fondamentali: companion device e desktop replacement» – spiega Livio Pisciotta. «Il concetto di BYOD è superato, ma fa riflettere su altre strategie per ottimizzare l’infrastruttura, gestire la complessità e incrementare l’efficienza secondo un concetto di service ability. Il BYOD non va approcciato come fine a se stesso, ma esistono delle forme diverse per portare il dispositivo all’interno dell’azienda. C’è il concetto di “corporate owned personally enabled” e c’è il “corporate issue”. Il BYOD non deve essere approcciato solo dal punto di vista del device, ma secondo una logica di gestione, di management, di sicurezza e di modernizzazione».

Dell si è proposta di risolvere la domanda di sicurezza che proveniva dagli utenti business contemporaneamente alle funzionalità di usare i propri device in azienda, dando la capacità di gestire i criteri di security sui dispositivi mobili di ogni prodotto e sistema operativo. «E questo è stato dimostrato l’anno scorso con un caso di successo come la Coppa del Mondo di Sci a Tarvisio – racconta Cristiano Cafferata, team leader security di Dell – dove grazie a Dell, siamo riusciti a dare connettività a cinquemila client totalmente eterogenei e a garantire allo stesso tempo la sicurezza dei 500 giornalisti presenti che chiedevano di tutelare lo scambio di informazioni con la loro azienda. Mobility enterprise significa non avere preoccupazione di compatibilità, ma al tempo stesso significa comodità di gestire centralmente tutte le policy anche di utenti molto diversi in modo semplice».

 

Enterprise Mobility Management e Mobile Device Management in ambienti Multipiattaforma

Come già annunciato al Mobile World Congress di Barcellona, BlackBerry ha rilasciato il BES12 come nuova soluzione unica alle problematiche di MDM e che consentirà la gestione di tutti i dispositivi (aziendali e non) e ogni sistema operativo. Non solo. BlackBerry permette di gestire ambienti ibridi in una sola console di management sia in una configurazione on-premises sia di tipo cloud. «Unica console di gestione – sottolinea Diego Ghidini, director business sales di BlackBerry Italia – ma anche unico server e questo significa lanciare un messaggio di risparmio sui costi a chi gestisce i sistemi informativi, perché su un unico server possiamo avere sia la gestione dei vecchi terminali BlackBerry, sia quella dei nuovi». Sempre per il mercato enterprise, spostandoci sull’ambiente applicativo dei servizi, BlackBerry ha annunciato la disponibilità a breve della piattaforma di messaggistica istantanea per l’impresa. «Parlando con i nostri clienti, abbiamo verificato – afferma Diego Ghidini – che le applicazioni chat stanno migrando dalla posta elettronica all’instant messaging per l’immediatezza e la semplicità di utilizzo. E BlackBerry con enterprise BBM garantisce privacy e sicurezza dei dati». BlackBerry ha annunciato anche inuovi smartphone Z3 e Q20, diametralmente opposti. Lo Z3 full touch nasce per il mercato consumer dei paesi emergenti mentre il Q20 o classic nasce per rispondere alle esigenze di business e sarà disponibile dalla seconda metà del 2014. «BlackBerry guarda al BYOD da due punti diversi» – dice Diego Ghidini. «Dal lato dell’infrastruttura e dal lato del dispositivo. Per quanto riguarda l’infrastruttura, già l’anno scorso abbiamo rilasciato la versione 10 del nostro BlackBerry enterprise service che consente di gestire sistemi operativi diversi: iOS, Android e Windows Mobile. Per quanto riguarda il dispositivo, grazie a BlackBerry 10 siamo gli unici sul mercato a suddividere il sistema operativo in una parte personale e in una professionale, con una tecnologia che si chiama BlackBerry Balance che permettere di garantire al tempo stesso flessibilità e sicurezza, tenendo separate le due parti senza alcun pericolo di contaminazione, come dimostra il caso di KPMG Italia».

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Le priorità dei CIO

Se l’integrazione delle piattaforme mobili con l’IT esistente, la sicurezza, l’ottimizzazione dei costi, la connettività sono le priorità che i CIO che devono affrontare, l’esigenza di prevedere gli sviluppi degli investimenti nel medio termine, rappresenta un elemento critico nell’adozione di nuovi modelli di mobilty. L’approccio strategico di lungo termine è diventato una caratteristica comune nelle imprese. La grande complessità di questa materia che implica avere in giro tanti device, tanti utenti diversi in luoghi diversi, avere in giro applicazioni, contenuti accessibili in modi differenti, rappresenta un grande mal di testa per tutti i CIO e implica fare scelte progettuali con una nuova visione dei modelli tecnologici a disposizione e anche un nuovo approccio al rischio. Nel giro di un anno e mezzo, lo scenario dell’enterprise mobility si è trasformato, tanto che a lato della conferenza, un CIO di una grande azienda italiana mi confessava che la complessità di gestione della mobilità è legata proprio alla velocità di evoluzione dei paradigmi tecnologici: «Non sappiamo se perderemo il controllo sul device e non sappiamo quale scelta tecnologica è quella più giusta».

 

 

L’enterprise mobility oltre il MDM

L’arrivo nel mercato italiano degli smartphone è stato l’elemento disruptive. E gli smartphone sono al centro dell’ecosistema delle comunicazioni, dell’accesso ai contenuti e anche ai servizi attraverso le app, incidendo su una serie di comportamenti personali che per forza di cose sono diventati anche parte della vita aziendale fino a incidere sui processi di business.

«Per tutti questi motivi l’enterprise mobility è molto di più che la gestione dei device» – spiega Daniela Rao, TLC Research & Consulting director di IDC Italia. L’enterprise mobility rappresenta anche il nuovo paradigma del rapporto tra il modo di comunicare delle persone e le tecnologie dell’informazione.

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«Il Mobile Device Management è una componente più conosciuta e la prima che le aziende italiane hanno affrontato, in relazione alla crescita del numero dei device in circolazione».

Se nelle piccole imprese italiane e in quelle piccolissime, l’atteggiamento è stato dettato da una logica della serie “diamo questi device e succeda quel che succeda”, nelle imprese medie e in quelle grandi l’approccio è stato più organico e strutturato. «Anche se – spiega Daniela Rao – rispetto alle imprese europee, quelle italiane non sono state così stringenti. In Italia, la gestione dei device mobili in azienda si potrebbe definire “allegra”. Gli stessi dispositivi mobili sono ancora profondamente legati al concetto di status symbol, come un abito da indossare. Per questo di BYOD ne abbiamo visto poco, e quel poco – che adesso è in crescita – fa riferimento ad aziende grandi e molto strutturate. Anche in questo, emerge un’Italia a due facce, non solo a due velocità».

Enterprise mobility e unified communication

Enterprise mobility e unified communication impattano sull’organizzazione del lavoro nelle imprese e tendono a diventare una piattaforma unica: «Se è vero – dice Daniela Rao – che tutte le nostre comunicazioni avranno come centro la mobilità, la UCC prevalentemente legata al mondo del fisso sta integrando la componente mobile e a tendere, diventeranno una cosa sola e non si potranno più separare.

Lo scenario competitivo sarà in mano a quelle aziende che saranno in grado di lavorare su tutta la pila della piattaforma, dalla gestione delle linee fisse con i servizi VoIp e i servizi voce classici, alla gestione dei servizi di posta elettronica con tutto il suo anello intorno di sicurezza, accesso e storage, passando per il messaging e la videoconferenza. Tutto questo mondo sta evolvendo e per chi saprà scalare la pila, sul fronte delle grandi aziende ci saranno delle consistenti opportunità di crescita».

Connettività e la banda

L’evoluzione della mobilty enterprise farà emergere anche un altro elemento centrale del sistema che è la connettività e la banda, perché se sei in azienda e hai una bellissima piattaforma, ma non hai una capacità di banda che ti permette di far passare le videocomunicazioni estemporanee tra una sede e l’altra, tutti i flussi di dati per la collaboration, che cosa fai?

«Qui ci sono due grandi sfide» – avverte Daniela Rao. «La prima è per la rete, con la sua estensione, capillarità, capacità e tutta la filiera di investimenti del sistema Paese e di industria del settore. La seconda sfida è quella delle telco, che avranno un ruolo di primo piano anche se in questi anni hanno avuto la corda al collo perché le grandi aziende hanno avuto grande potere negoziale grazie alla battaglia competitiva».

Più crescita per le aziende

Consumerizzazione e BYOD hanno senz’altro obbligato molte aziende a formulare strategie di enterprise mobility e quindi a cercare di governare l’utilizzo di device mobili personali in ambienti business.

Per questo motivo, nella visione di IDC, i CIO devono comprendere meglio i punti di vista delle linee di business, così da rendere l’enterprise mobility una strategia univoca, “aziendale”, e non un insieme spesso disomogeneo di singole iniziative. Per i CIO significa mettere in conto che la mobility per i CEO si traduce in competitività aziendale, per i CFO in efficienza, per i CMO in esperienza utente, app ed engagement, per le LOB in operazioni integrate e produttività, per l’HR in mobilità e qualità del lavoro.