Che il fumo sia causa di moltissime patologie, anche le più impensabili – sarebbero oltre 40 secondo un recente rapporto realizzato negli Stati Uniti – è un dato ormai certo: dal cervello alle ossa, il danno provocato dal tabacco sull’organismo interessa tutte le parti del corpo.

In particolare secondo uno studio condotto da Enrico Pola e Luigi Nasto della Clinica ortopedica dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma, insieme a colleghi dell‘Università di Pittsburgh (Usa), fumare danneggerebbe anche la schiena, nello specifico il DNA dei dischi intervertebrali. La degenerazione dei dischi intervertebrali è a sua volta causa di numerose malattie croniche della colonna vertebrale, come stenosi, radicolopatie, lombalgie e cervicalgie croniche.

Inoltre è stato evidenziato come il rischio di subire questo tipo di danni sarebbe ancora più elevato per chi comincia a fumare da adolescente.

La ricerca, pubblicato su The Spine Journal, risultato di una serie di sperimentazioni sui topi, ha messo in luce come il fumo sia uno dei fattori collaterali che, insieme all’invecchiamento che ne è la principale causa, possono contribuire all’insorgere del processo degenerativo.

Il DNA viene attaccato e rovinato nella sua struttura dalle oltre 6mila sostanze chimiche contenute nel fumo di sigaretta. Il risultato? I danni riportati dalle cellule sono a volte irreparabili, nonostante l’organismo cerchi di difendersi con meccanismi che però sul lungo periodo si rivelano inefficaci.

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Danni maggiori se si inizia nell’adolescenza

La ricerca è stata condotta in laboratorio su un campione di topolini sani messi a confronto con un gruppo di soggetti con deficit di funzionamento dei meccanismi di riparazione del DNA, quindi più predisposto a danneggiamento del DNA.

I risultati hanno evidenziato una grave degenerazione discale con perdita in altezza dei dischi vertebrali da parte di tutti i topolini testati.

Le cellule discali hanno mostrato segni precoci di invecchiamento e morte (apoptosi). Ciò che ha sorpreso gli studiosi è anche il fatto che la differenza di danneggiamento della colonna vertebrale era minima tra i topolini più deboli e quelli più sani: questo dimostrerebbe che il danno prodotto dal fumo ai dischi intervertebrali è solo in parte legato alla sua azione nociva sul DNA. Si pensa quindi che ci siano altri meccanismi sottesi alla degenerazione discale nei fumatori.

Un’altra interessante conclusione a cui è approdata la ricerca è la rilevazione di una probabilità d’incidenza maggiore dei danni scheletrici nei casi di fumo in età precoce: addirittura 10 volte superiori i danni riscontrati negli animali in età cosiddetta adolescenziale, quella che precede la maturazione scheletrica dell’individuo.