E’ opinione diffusa che fumare il narghilè sia meno dannoso rispetto alle sigarette, tanto che questa moda proveniente dai paesi arabi sta prendendo sempre più piede anche in Italia.
Ma attenzione, pare che si tratti di una credenza assolutamente erronea e infondata: il fumo del narghilè, secondo lo studio della Universidad Anahuac di Huixquilucan, in Messico, pubblicata su Respiratory Medicine dal ricercatore Ruben Blachman-Braun, “può essere dannoso per i ragazzi e portare non solo a un avvelenamento da monossido di carbonio, ma anche ad altre patologie come la tubercolosi, l’herpes e alcune malattie respiratorie come l’influenza, legate alla condivisione dei bocchini da cui si aspira il fumo. Soprattutto, un suo abuso può danneggiare il cuore e aumentare il rischio oncologico”.

Il fatto che il fumo sia causa di numerose patologie non è certo una novità, nonostante spesso il pericolo derivante dalle sigarette sia sottostimato. Tuttavia finora non si pensava che anche il narghilè fosse così nocivo all’organismo.

Ancora più incisiva nell’offrirci un quadro reale dei rischi nascosti è l’Organizzazione mondiale della sanità, che ci fornisce dati allarmanti: fumare il narghilè equivale ad aspirare circa 100 sigarette. Ad aggravare il quadro sarebbe proprio il tipo di pratica legata a questo sistema, perché i fumatori della pipa d’acqua lo fanno solitamente per un tempo prolungato, anche fino a 80 minuti.

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La pipa d’acqua “socialmente accettabile”

Ma qual è l’attrattiva insita in questo singolare modo di fumare? Il narghilè è un contenitore d’acqua, spesso aromatizzata, al cui interno una spirale lascia raffreddare il fumo prima che arrivi alla bocca di chi lo utilizza. Il suo aroma particolare lo rende “attraente e alla moda per i ragazzi che in questo modo credono falsamente che sia meno dannoso rispetto alle sigarette. Ma l’acqua non filtra nessuna delle tossine presenti nel tabacco”.

Purtroppo i dati parlano chiaro e sono tutti a sfavore di questa pratica: nelle urine di chi fuma narghilè sono stati trovati livelli di metaboliti della nicotina pari a quelli di una persona che fuma 10 sigarette al giorno, una quantità sufficiente per produrre dipendenza nel soggetto. Altri studi lo hanno messo in correlazione all’insorgenza di tumori, problemi respiratori e malattie infettive come l’herpes o l’epatite C, proprio a causa della condivisione dei bocchini durante la pratica.

“Il narghilè spesso è visto come una forma di uso del tabacco più socialmente accettabile ma non dovrebbe essere considerata un’alternativa più salutare”, conclude il dott. Blachman-Braun.