Hacker di LulzSec Sabu collabora con le autorità e viene scarcerato

Dopo solo 7 mesi di carcere, il leader di LulzSec Sabu è tornato un uomo libero. Questo è il premio per aver collaborato con le autorità per sventare oltre 300 attacchi informatici

Sabu, l’hacker del gruppo LulzSec arrestato nel giugno del 2011 per le sue attività in seno alla crew, potrà rimanere fuori dal carcere nel quale era recluso se riuscirà a tenersi lontano dai guai per 12 mesi; una pena infinitamente minore rispetto ai 20 anni che gli erano stati prospettati.
Le accuse nei confronti del giovane erano abbastanza pesanti: furto di identità, frode, associazione a delinquere, violazione di sistemi informatici e molto altro, fortunatamente per lui (e grazie alle pressioni dei suoi avvocati), il giudice di Manhattan avrebbe optato per la clemenza.
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Sabu, che in realtà si chiama Hector Xavier Monsegur, avrebbe ottenuto la libertà grazie al fatto di essersi dichiarato da subito colpevole e di aver collaborato con le autorità statunitensi al fine di sventare ben 300 tentativi di attacco telematico.
Negli ultimi 7 mesi Sabu non ha dovuto subire soltanto le asprezze della vita carceraria, ma anche le critiche del gruppo di hacktivisti Anonymous; evidentemente l’idea di poter passaere quasi una vita intera in prigione lo hanno convinto a non entrare in conflitto con il severo sistema giudiziario americano.

Nel giugno del 2011 Sabu, il numero uno del gruppo di hacker LulzSec, era stato arrestato a New York a causa degli attacchi informatici portati avanti dalla sua organizzazione. Alcune delle accuse a lui contestate erano: furto di identità, frode, associazione a delinquere, violazione di sistemi informatici. Sabu, nickname di Hector Xavier Monsegur, rischiava fino a 20 anni di carcere ma dopo solo 7 mesi dietro le sbarre è tornato un uomo libero, sempre che non gli ritorni la voglia di violare i sistemi di aziende e agenzie importanti come Nintendo o la Cia.

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Sabu collabora con le autorità e torna libero

Sabu si è guadagnato la libertà per essersi subito dichiarato colpevole. Inoltre, l’hacker ha fatto i nomi dei suoi compagni di LulzSec e ha collaborato con le autorità per sventare oltre 300 attacchi informatici. L’aiuto offerto da Sabu al governo statunitense ha ovviamente fatto infuriare i colleghi pirati di Anonymous, che qualche tempo fa hanno colpito le infrastrutture informatica della Marina italiana. Ora Monsegur potrà dirsi un uomo libero ma dovrà guardarsi dall’ira degli ethical hacker.