Speedy memory al grafene

Recenti ricerche hanno dimostrato che dispositivi di memoria costruiti con il grafene permettono velocità supersoniche. Le sperimentazioni sono ancora all’inizio, quindi, per ora, i dischi di memorizzazione ultraveloci sono soltanto un’utopia.

Deriva dalla matita il materiale che potrebbe rendere ultraveloci i dischi di memorizzazione con esso costruiti. Stiamo parlando del grafene, che, come si può ben intuire dal nome, è ottunuto in laboratorio a partire dalla grafite. Ne hanno sperimentato l’effetto alcuni ricercatori della University of Singapore costruendo dispositivi di memoria non volatile in combinazione con materiale ferroelettrico. I ricercatori hanno notato, con sommo piacere, che questi dispositivi hanno una densità di impaccamento e una velocità straordinariamente maggiore di quella degli attuali dischi rigidi.
La difficoltà più grande di questa sperimentazione è realizzare un composto con proprietà simili alle leghe di cobalto degli hard disk, cioè in grado di mantenere il proprio stato anche in assenza di corrente. Per alcuni ricercatori il problema pare essere parzialmente risolto. È così per Barbaros Özyilmaz, a capo della ricerca presentata all’ “American Physical Society” a Pittsburgh. Insieme ai suoi colleghi Özyilmaz ha scoperto un semplice metodo per memorizzare diversi livelli di resistenza. Tutto questo è stato possibile grazie al deposito sul grafene di un sottile strato di materiale ferroelettrico, dotato di un campo elettrico intrinseco. La conduttività del grafene è stata cambiata modificando la polarizzazione del materiale ferroelettrico, modificazione ottenuta grazie all’applicazione di un voltaggio. Nonostante gli ingegnosi esperimenti resta ancora oscuro come sia possibile mantenere questo stato anche in assenza di corrente. Infatti alcuni ricercatori come Max Lemme, che aveva già sperimentato questa tecnica nell’agosto 2008, rallentano la frenesia entusiastica per il progetto, sostenendo che è difficile dire se il meccanismo in questione sia riproducibile in contesti diversi, perchè non lo si conosce ancora dettagliatamente.
Quel che è certo è che se la tecnologia del gafene sarà realizzabile, i dati potranno essere letti 30 volte più velocemente e minori saranno le dimensioni dei dispositivi, in particolare l’area attuale riservata a 1 bit potrà essere ridotta fino a 10 nm o anche meno.

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