HP fissa con IDC le coordinate dei servizi bancari nell’economia della condivisione

Il successo per il settore finance si basa su quattro pilastri: compliance, risk management, customer experience e performance management

Dalla crisi che non passa siamo passati all’era dei rischi senza rendimenti. La liquidità in eccesso, la caccia ai rendimenti con l’abbassamento degli standard, l’underpricing del rischio assunto e il leverage eccessivo sono tra i fattori principali della turbolenza finanziaria che ha scosso i mercati.

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I nuovi adempimenti normativi previsti da Basilea 3 con pratiche di governance più forti determinano un rafforzamento a livello di sistema per il mondo bancario. Mancanza di fiducia e liquidità bloccata sono un circolo perverso che deve essere interrotto se vogliamo agganciare i segnali di ripresa che arrivano dal mercato.

Anche la Banca Centrale Europea vuole spingere le banche a impegnare la liquidità anziché tenerla ferma e ha tagliato al minimo storico il costo del denaro (0,15%).

Una nuova definizione di capitale e di rischio

Di fatto, Basilea 3 incrocia la normativa Solvecy II per le assicurazioni e dà una nuova definizione di capitale e di rischio non solo quantitativa, ma anche qualitativa. I nuovi requisiti normativi avranno impatto sulla qualità del capitale, la gestione del rischio, il processo del credito, la governance degli istituti.

Basilea 3 vuol dire sostanzialmente più capitale e meno leva finanziaria e per questo la BCE ha imperniato la revisione sulla qualità degli attivi e sarà questa la lente con cui la BCE passerà al setaccio i bilanci delle 130 maggiori banche europee per verificare il loro stato di salute.

Ma le banche europee e quelle italiane sono pronte per l’Asset Quality Review e gli stress test in previsione dell’unione bancaria europea?

L’evoluzione dei servizi bancari

Dopo lo stress test del 2011, la revisione della qualità degli attivi (che ha preso il via a novembre 2013) è una tappa fondamentale in vista del prossimo novembre 2014, quando la BCE assumerà il ruolo di supervisore del sistema bancario. Una tappa alla quale non tutte le banche saranno pronte allo stesso modo.

Non solo. Dopo il «big squeeze» come lo ha definito Alex Kwiatkowski, research director di IDC Financial Insights in occasione dell’executive meeting di HP organizzato in collaborazione con IDC sul tema dell’evoluzione dei servizi bancari, gli istituti finanziari si preparano ad affrontare la concorrenza di nuovi operatori non convenzionali e si troveranno a fare i conti con margini sempre più ridotti e uno scenario di gestione dei rischi sempre più complesso. «Per fare un salto di qualità e velocizzare il cambiamento – ha spiegato Fabio Rizzotto, senior research & consulting director di IDC Italia – la trasformazione dei processi e delle organizzazioni deve essere guidata da una roadmap in grado di ripensare il ruolo dell’ICT e il rapporto con la clientela nel grande marketplace dove fisico e virtuale convergono».

Diverse normative incidono profondamente sul mondo bancario italiano, organizzazione, processi e ICT. Non solo Basilea 3, ma anche la disciplina antiriciclaggio, le Prescrizioni del Garante sulla Privacy in materia di tracciamento e conservazione dei log d’accesso dei clienti, le commissioni sui pagamenti, la governance dell’ICT  e i criteri di tassazione su titoli e prodotti finanziari.

Nuove coordinate per la crescita

Guardando all’evoluzione strutturale del sistema bancario, il problema principale risiede nella ancora limitata revisione dei modelli di business, nell’integrazione dei canali tradizionali e di quelli digitali e nell’ottimizzazione delle infrastrutture IT in ottica as a Service.

Le banche si trovano in una fase critica di transizione e sono alla ricerca di nuove formule per incrementare la marginalità e la fidelizzazione dei clienti, mettendo a capitale il patrimonio di dati disponibili, grazie all’adozione degli high performance analytics e sfruttando la scalabilità delle soluzioni cloud.

Per Alex Kwiatkowski, research director di IDC Financial Insights, il successo per il settore finance si basa su quattro pilastri: compliance, risk management, customer experience e performance management. La banca del futuro sarà quella «omnichannel» che riuscirà a essere completamente «no paper, no plastic, no hidden fees». Ma occhio alla sicurezza, perché i rischi arrivano anche per il mobile banking. Secondo i dati di IDC Financial Insights, nei prossimi tre anni la spesa per investimenti IT del settore si sposterà (confermando un trend generale) dall’hardware e l’organizzazione al software e servizi.

 

Ma dove hanno intenzione di investire le banche italiane?

Per restare al presente, Fabio Rizzotto di IDC Italia ha rilevato che «il livello di concentrazione del sistema italiano è in linea con quello europeo, ma risulta sbilanciato per numero di sportelli, valore aggiunto per dipendente e ricavi per sportello». In cima alle priorità IT per il banking ci sono: «Payments, settlements & STP insieme a una moderata attenzione al social». Sempre secondo i dati di IDC Financial Insights, le banche italiane allocano la maggioranza del budget IT nel mantenimento dell’esistente (49%) e destinano alla compliance e all’innovazione per la crescita rispettivamente il restante 20% e 31%. In tutti i casi, il cloud resta per il settore bancario una prospettiva sicuramente interessante.

Tiziana Natale (HP): «La contaminazione positiva nella trasformazione delle istituzioni finanziarie»

Ed è proprio lo sviluppo dei canali social a guidare la «contaminazione positiva» nella trasformazione delle istituzioni finanziarie, come spiega Tiziana Natale, EMEA director, technology services di HP.

In molti paesi anglosassoni, con architetture aperte ai sistemi transazionali, nuovi player non bancari stanno assumendo un ruolo di primo piano disintermediando completamente la banca e integrando in modalità trasparente la gestione di tutti i prodotti finanziari e di pagamento cliente.

«Le banche parlano di comunicazione, ma i servizi restano standard. Tutto il mondo finance è digitalizzabile. Il cash è la sola componente fisica, il resto è relativo al trasferimento e alla modifica di diritti di proprietà che può essere digitalizzato. Le filiali fisiche non spariranno, ma saranno ridefiniti ruoli e obiettivi per il mantenimento del business e l’aumento della marginalità per cliente. Conto corrente, carta di credito, mutuo sono prodotti non servizi. Sfruttando la logica convergente della “terza piattaforma”, intorno a questi prodotti bisogna creare un’offerta strutturata di servizi su misura e “event driven”, attingendo al patrimonio di dati e informazioni già in possesso delle banche, ma poco sfruttato finora. Gli approcci tradizionali non sono più compatibili con i requisiti di tempo che il mercato finance richiede. Per cambiare ci vuole coraggio, ma anche conoscenza e creatività per aprire le banche alla relazione social con il cliente. Su questi presupposti si basa la value proposition di HP per il mercato finance».

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