InnovActionLab, il laboratorio delle idee

“Un mercato che non innova è un mercato chiuso alle idee, basato solo sulle relazioni e sulla visibilità personale che le attività sono in grado di procurare. L’apertura del mercato in Italia passa, a mio avviso, non solo attraverso misure fiscali, ma anche attraverso un riassetto della giustizia civile e un uso intelligente delle risorse pubbliche”

Il nostro Paese è indietro in tutte le classifiche relative all’innovazione tecnologica, siamo fermi o al massimo siamo delle tartarughe rispetto ai nostri competitor. Di chi è la colpa? Cosa non funziona nel nostro sistema? Si potrebbero cercare le cause o elencare tutti i problemi, ma preferisco invece parlare di una bella iniziativa con Augusto Coppola che è uno dei fondatori di InnovActionLab.

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Cos’è InnovAction Lab? Come nasce e come funziona?

InnovAction Lab nasce nel 2010 su iniziativa mia e di due professori dell’Università Roma Tre, Paolo Merialdo e Carlo Alberto Pratesi, rispettivamente della facoltà di Ingegneria e di Economia e Management. Insieme siamo partiti da due considerazioni: la prima è che l’innovazione, per sua stessa natura, non può essere insegnata; la seconda è che la difficoltà del “fare innovazione” non deriva dalla mancanza di idee innovative, di cui anzi c’è abbondanza, ma dalla scarsità di persone in grado di progettare e realizzare piani che portino concretamente tali idee sul mercato e nella società. La nostra riflessione ha indagato quali fossero le caratteristiche delle persone che sono in grado di trasformare le idee in azione e abbiamo convenuto che era possibile contribuire alla nascita di innovatori, favorendo lo sviluppo di tali caratteristiche attraverso un processo di formazione del tutto anti-convenzionale. InnovAction Lab è quindi la realizzazione di tale processo formativo anti-convenzionale. La struttura dei nostri percorsi è piuttosto semplice: si selezionano degli studenti motivati, si organizzano dei seminari tenuti da investitori privati, imprenditori e manager in gamba e si iniziano a proporre agli studenti dei problemi tipicamente imprenditoriali senza dare nessun supporto “accademico” alla soluzione degli stessi (in altre parole, ad InnovAction Lab non consigliamo libri, siti, gruppi o altro, ma lasciamo agli studenti la necessità di organizzarsi in gruppi cooperanti). Uno dei primi problemi che poniamo è quello della composizione del team che deve essere obbligatoriamente interdisciplinare e, laddove possibile, inter-ateneo. Una volta che i team si sono formati e abbiano individuato i progetti su cui lavoreranno, affianchiamo ad ogni team un mentor, sempre scelto fra investitori privati, imprenditori e manager. Non esiste nessun meccanismo di feedback tra mentor ed organizzatori, per cui agli studenti viene lasciato il compito di capire come mettere insieme le indicazioni, a volte contrastanti, che vengono da questi riferimenti. Al termine dei seminari i team hanno il compito di affrontare delle prove dove presentare i loro progetti sotto forma di “investor pitch”, cioè di presentazioni fatte ad investitori privati. Lo scopo delle prove è anche quello di selezionare i “pitch” più promettenti che acquisiscono il diritto di essere presentati ad una giuria composta in massima parte di fondi di Venture Capital, rappresentanti di reti di Business Angels ed investitori singoli che ha il compito di giudicare i pitch migliori.

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Quali sono i numeri dell’edizione 2011?

InnovAction Lab 2011 ha ricevuto la candidatura di oltre 500 studenti provenienti da 16 atenei del Lazio, della Puglia e dell’Emilia-Romagna. Alla partenza ne sono stati selezionati circa 200, che hanno partecipato ai cicli regionali formando 50 team. Di questi, alla fine del percorso, ne sono stati individuati 8, che il 23 giugno a Roma si sono presentati ad una giuria composta da oltre 50 investitori non appartenenti a nessuna struttura organizzata. Si è trattato del più grande evento mai realizzato in Italia di incontro tra mondo universitario e mondo dell’imprenditoria, con la presenza complessiva di oltre 400 partecipanti. Al termine delle presentazioni, i tre progetti giudicati migliori dalla giuria sono stati premiati con l’assegnazione ai componenti dei team che li avevano presentati, di borse di studio finalizzate a un viaggio nella Silicon Valley e in Israele, che è il primo paese al mondo per quantità di investimenti hi-tech.

Quali sono i trend dell’innovazione a cosa si appassionano di più i ragazzi?

Certamente tutto quello che ruota intorno al Social Network è un punto di attrazione per i giovani, ma devo dire che altri temi sono comunque presenti in modo significativo (cleantech, sicurezza, domotica, mobile health e altro). Uno dei temi che inoltre inizia sempre di più ad essere appassionante per i ragazzi è il filone del cosidetto Social Business, intenso nel senso indicato dal premio Nobel M. Yunus, di cui in Italia con Eugenio La Mesa (uno dei nostri docenti) e il suo Cure Thalassemia abbiamo un esempio di grandissimo interesse internazionale.

In Italia c’e un problema culturale e politico che non favoriscono l’innovazione come uscirne?

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Sono convinto che l’unico modo di incentivare l’innovazione sia di aprire il mercato alla competizione. Innovare è rischioso e in un Paese a bassa competizione, dove il rischio è qualcosa da cui fuggire, l’innovazione è inevitabilmente osteggiata. Un mercato che non innova è un mercato chiuso alle idee, basato solo sulle relazioni e sulla visibilità personale che le attività sono in grado di procurare. L’apertura del mercato in Italia passa, a mio avviso, non solo attraverso misure fiscali, ma anche attraverso un riassetto della giustizia civile e un uso intelligente delle risorse pubbliche. Mi spiego: questo è un Paese in cui sembra sempre più difficile individuare delle mete comuni. Ognuno, sia a livello centrale che locale, sembra perseguire obiettivi propri che spesso hanno poco o nulla a che vedere con quelli degli altri. Così facendo, senza una chiara, condivisa e coerente gestione, le risorse si disperdono in una miriade di micro-iniziative che danno pochi risultati. Tra l’altro manca condivisione anche sul come misurare in modo corretto tali risultati. Ad esempio, prova a pensare agli spin-off universitari. Spesso sento parlare di successo in questo ambito sulla base del numero di spin-off generati da un ateneo, ma quando si va a misurare il fatturato medio di tali spin-off, i numeri sono risibili. Se poi si prova a verificare quali siano le fonti dei fatturati, si scopre che per la massima parte di tratta di finanziamenti pubblici (bandi europei, nazionali, provinciali, regionali e così via), il che implica che basta una semplice modifica ad un regolamento europeo o un taglio al budget ministeriale per spazzarli via tutti, disperdendo tutte le risorse spese per aprirli e tenerli in vita artificialmente, senza un reale e significativo ritorno per il tessuto imprenditoriale del Paese e, quindi, per la comunità.

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Prossimi step per il futuro di Inn Lab?

La scuola estiva che partirà il 18 luglio e per la quale abbiamo ancora 12 posti disponibili. Si svolgerà nel Lazio, nel comune di Allumiere, presso una ex base Nato, ora convertita in un centro residenziale di studi, nella cornice di una splendida riserva naturale. In questa magnifica location, ospiteremo 20 studenti per una settimana, facendogli vivere un’esperienza crediamo indimenticabile in termini di stimoli, conoscenza del mondo imprenditoriale, rapporti umani e, soprattutto, di “coopetizione” cioè capacità di collaborare gli uni con gli altri in un contesto comunque competitivo.

Una volta terminata la scuola estiva, sarà tempo per noi di valutare quanto fatto e di iniziare a lavorare sull’edizione 2012 sperando di coinvolgere sempre più regioni, atenei e studenti.

Coerenti con la nostra visione di ridurre la frammentazione delle iniziative di sviluppo dell’imprenditorialità giovanile, continueremo a cercare enti ed organizzazioni con le quali definire e realizzare un percorso comune che sia in grado di raccogliere non solo tutti gli investitori italiani, ma di attrarre anche fondi di Venture Capital europei.

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Augusto Coppola – Imprenditore e manager con un focus sull’execution. Ha fatto parte del team di fondatori di due start-up internazionali, spendendo una parte consistente degli ultimi 15 anni a presentare le proprie aziende a clienti, partner ed investitori in molti paesi europei, in America, Asia ed Africa. Questo background lo ha portato a maturare una solida esperienza nello sviluppo di aziende di prodotto riuscendo a coniugare gli aspetti tecnici e marketing, di team management e business development. Oltre che essere uno degli ideatori di InnovAction Lab, Augusto è co-chair della Governance di BAIA Italia, membro del comitato scientifico di Italia Camp, advisor di start-up ed investitori privati, consulente nonché speaker sui temi dell’innovazione e del rapporto tra start-up e Venture Capital. Laureato in ingegneria, nel tempo libero ama stare in famiglia, i piaceri conviviali, la conversazione brillante e le lunghe passeggiate.