Innovare in Italia? No, grazie. Meglio all’estero

Intervista a Marco Vismara, fondatore di Lookals, e Francesco Allara, web developer: due storie di innovazione e tecnologia in viaggio tra Berlino e Londra

Non v’è lavoro, non v’è capitale, che non cominci con un atto di intelligenza”, ha scritto agli albori della civiltà industriale Carlo Cattaneo e ricordarlo oggi ha un solo scopo: rimediare all’involuzione culturale e poi economica del sistema Italia. Le cause di questa crisi, sono innumerevoli e sono sotto gli occhi di tutti. Nel 1975, l’Italia entrò nel club dei grandi perché vantava la sesta economia del mondo e occupava la presidenza della Comunità Europea. Adesso siamo fuori dalle prime dieci posizioni. I giovani? Beh, quella dei giovani è una priorità, così dicono. E la priorità sono le startup. Ma quali startup? Ho pensato di intervistare due simpaticissimi ragazzi italiani che all’estero stanno facendo strada. Francesco Allara, web developer italiano ed esperto del mondo digitale e Marco Vismara, fondatore della startup Lookals. Ci siamo ritrovati insieme su Skype e tra una risata e l’altra abbiamo parlato seriamente del nostro paese. Perché è così,nonostante tutto, si sentono sempre italiani, forse un po’ stanchi, arrabbiati, quasi infastiditi. Ma pur sempre italiani. E direi anche “italiani migliori” …

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Che clima si respira all’estero?

Francesco Allara: “A Londra si respira aria di birra e narghilè. Scherzi a parte, sicuramente non c’è il caffè di Napoli ma partendo dal fatto che ormai penso di aver perso le papille gustative e che dopo un po’ di tempo ti abitui anche a quello che gli inglesi chiamano caffè e che in realtà è acqua colorata, si respira un clima più positivo rispetto all’Italia. Ci sono più possibilità di lavoro, il posto fisso non è un miraggio come in Italia.”

Come mai ti sei trasferito a Londra?

F. A. : “Bè in realtà la risposta è molto semplice. Avevo davanti a me due possibilità: o impazzivo o scappavo dall’Italia e alla fine ho deciso di optare per la seconda soluzione. La verità è che dopo anni di delusioni in cui continui ad avere la conferma di uno Stato assenteista, di un apparato burocratico corrotto e insano, che persiste in una politica lassista, ti rendi conto che andartene è l’unica soluzione. Potrebbero sembrare luoghi comuni, ma in realtà parlo per esperienza personale. Mia madre è invalida, sta sulla sedia a rotelle e si è ritrovata all’improvviso priva dell’assegno di mantenimento e dell’accompagnamento, nonostante la sua invalidità. Per ovviare al problema dei falsi invalidi, lo stato italiano ha scelto di adottare la soluzione più rapida e comoda: eliminare l’assegno per tutti, a prescindere da un accertamento medico-legale sull’effettiva invalidità o meno delle persone. Neanche mio padre sta vivendo una situazione che può dirsi serena, come tanti altri padri di famiglia. Ci troviamo in uno Stato che ti abbandona completamente a se stesso, continuando a perseguire l’interesse dei pochi a discapito dei più.”

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Programmi di tornare in Italia?

F. A. : “Ma tu si pazz. Finchè non mi cacciano io resto a Londra. Anche perché in Italia quali prospettive ci sono? Devi fare un attentato al Parlamento per farti sentire.”

Marco Vismara: “Ma lo sai vero che quello che dici verrà pubblicato?”

F. A. : “Ah..ma non c’è il segreto professionale?”

M. V. : “Ma mica è un prete Antonio.”

 “Bè veramente sono un giornalista, avrei il diritto di divulgare le informazioni.”

F. A.: “Forse è meglio levare la parte dell’attentato, troppo estremista. Tornando a fare le persone serie, in Italia si devono fare ancora molti passi avanti e per ora ci sono poche prospettive di lavoro per i giovani laureati.”

Marco anche tu sei fuggito all’estero, ti sei trasferito a Berlino dove hai lanciato Lookals, una startup dedita a rilanciare il turismo in Italia e nel mondo. Raccontaci la tua esperienza.

M. V. : “In realtà quando sono andato a Berlino nemmeno sapevo cosa significasse realizzare una startup, poi invece mi sono ritrovato in medias res. In un momento di crisi come quella che stiamo vivendo, si sta diffondendo sempre di più l’illusione che realizzare una startup possa aprire le porte alla speranza di un futuro migliore. Bisogna chiarire una cosa però. Non tutti possono mettersi in pista e improvvisarsi startupper. Non è così che funziona. Servono lavoro, passione e soprattutto dedizione, bisogna rimanere la notte svegli per pensare a come programmare il futuro. E’ un progetto che deve essere continuativo, devi essere pronto a non spegnere mai il cervello. Si sente continuamente parlare di storie di apparenti successi destinati poi a rivelarsi fallimentari nel lungo periodo. Andiamo avanti con notizie che vengono proposte come scoop dell’anno, come le migliori storie di successo di tutti i tempi, ma in realtà altro non sono che piccole startup intese solo ad ottenere i finanziamenti per poi scomparire nel nulla. Occorre saper distinguere tra il successo reale che realizzi concretamente innovazione e il successo illusorio, di mera facciata.”

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Germania o Italia? Quale l’ecosistema migliore per sviluppare una startup?

M. V. : “Berlino vanta sicuramente innumerevoli vantaggi rispetto alle città italiane: è una delle capitali europee dove il costo della vita è minore. Con 1.000 euro riesci a vivere bene, senza negarti nulla. Come ho già detto prima, bisogna soltanto sfatare il mito che sia sufficiente andare all’estero per creare una startup. Ci sono tanti ostacoli da affrontare anche qui. Una delle maggiori difficoltà consiste probabilmente nel trovare i programmatori, vista l’elevata percentuale di domanda da parte delle aziende tedesche. Altro importante dato è che bisogna andare a cercare l’occasione, bisogna sapersi promuovere. Non dico di andare in giro con cartelloni pubblicitari dallo slogan “Mozzarella di Bufala, 100% Made in Italy”, ma dobbiamo diventare consapevoli del fatto che lì i prodotti italiani non siano così ricercati come pensiamo. Se vogliamo diffondere il made in Italy, dobbiamo anche essere in grado di proporlo, di pubblicizzarlo e includerlo in una realtà globale quale quella in cui viviamo.”

Un motto personale per entrambi?

F. A. : “God, grant me the serenity to accept the things I cannot change, courage to change the things I can, and wisdom to know the difference.”

M. V.: “Ah ma qui andiamo sulle cose impegnative. Non so… “Stay hungry, stay foolish” non va bene? No, facciamo le persone serie. Penso che la cosa più importante sia capire quello che si vuole fare nella vita. Bisogna essere consapevoli della direzione da intraprendere: si può tentare la strada dell’innovazione, realizzando progetti nuovi, lanciando start-up, oppure studiare e cercare di ottenere il posto fisso. In entrambi i casi si possono ricavare grandi soddisfazioni, anche se su un piano diverso. L’ importante è non improvvisare. Credere veramente in quello che si fa, scegliere una strada e perseguirla.

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L’Italia e gli Italiani devono rimboccarsi le maniche, c’è molta strada da fare se vogliamo tornare ad avere un posto dignitoso nelle classifiche economiche. “Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie” avrebbe detto Ungaretti. Con un filo di vento possiamo cadere e spezzarci. Ma noi non siamo soldati e non siamo in guerra. Siamo dei funamboli, in un equilibrio precario, talvolta incerto, ma dobbiamo andare sempre avanti. Non importa quale sia la meta, è possibile che questa non appaia ancora chiaramente, ma è certo che dobbiamo continuare a muoverci se non vogliamo cadere.