Intervista a Max Pezzali: 20 anni di carriera e il nuovo disco

Ci sono 5 inediti e 14 brani storici di Max Pezzali, interpretati con i più grandi cantanti italiani, nel nuovo Max 20: l’album, che sarà pubblicato il prossimo 4 giugno, festeggia la carriera di Pezzali. Un disco in cui torna a collaborare l’altra metà degli 883, Mauro Repetto: grazie alle email, a un cellulare e anche a un aereo

«La tecnologia è una figata, però…»

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Anticipato in radio dal singolo L’universo tranne noi, verrà pubblicato il 4 giugno il nuovo album di Max Pezzali, Max 20. Il disco ripercorre la carriera di Max partendo dagli esordi con gli 883. A questo proposito bisogna dire che si riforma la coppia storica con Mauro Repetto, che ha collaborato alla scrittura di due brani.

Data Manager: Da dove è nata l’idea di questa raccolta?

Max Pezzali: Volevo fare una celebrazione, chiudere un capitolo che avevo aperto nel 2012 in occasione dei 20 anni di Hanno ucciso l’Uomo Ragno (il cd Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012 conteneva i successi di Pezzali reinterpretati con i rapper più famosi, nda). Perché se arrivi a 20 anni di carriera non è detto che arriverai a 25 o a 30.

E’ stato semplice scegliere con chi cantare?

Ho chiesto a vari amici (Baglioni, Ramazzotti, Raf, Davide Van De Sfroos, Elio… nda) di cantare con me per chiudere questo capitolo. Sono degli ispiratori, il presente e il futuro della musica italiana. Ma in realtà avrei voluto molti più amici. Anzi, ne avevo contattati altri finché mi hanno detto ‘non ci stiamo’: nel cd fisicamente bisogna stare entro i 78 minuti, se no si rischia di non sentire tutte le canzoni. Io, che di cd non ne ho più, avevo rimosso questo fatto.

In un momento in cui la musica è davvero fluida hai scelto di fare una raccolta, e su cd, nonostante i famosi 78 minuti…

Perché ho un contratto da rispettare, non posso diventare inadempiente. E’ come se un giornalista invece di un articolo consegnasse un sms (ride, nda).

Hai scritto Il Presidente di tutto il mondo e Welcome Mr. President con Mauro Repetto. Com’è andata?

E’ stato un confronto con la sua che è una visione esterna alla nostra realtà. Mauro, che vive a Parigi, è venuto a trovarmi a Roma: vado a prenderlo al mattino all’aeroporto. Lo trovo con il pc sotto il braccio, senza neanche il caricabatterie – tanto rientrava la sera a casa. Mauro è imprevedibile, ma altrimenti non sarebbe Mauro. Il suo tocco si vede benissimo in Welcome Mr. President: avevo finito la canzone ma mancava qualcosa. Gli mando un’email dicendogli ‘ci vuole una frase tua’. Lui mi risponde subito di sì, ma come facciamo? Gli rispondo di registrarla con VoiceNote sul telefono. Dopo 30 secondi mi arriva l’email con l’allegato e la frase (in francese) era perfetta. Ecco, ho pensato, questa è la figata della tecnologia!

Con quale spirito hai lavorato a questo disco?

Avevo voglia di divertirmi e farmi un omaggio. Adesso voglio lavorare su un cd di inediti. Cerchi di capire cosa vuole la gente da te, tutti lo facciamo e vogliamo piacere agli altri. Però, così facendo, ti diverti meno. L’effetto dei social network, in questo senso, può essere pericoloso.

Cioè?

Capita che ti scrivano ‘perché non scrivi un’altra canzone come quella?’, e questi commenti sui social ti condizionano. Invece tu devi pensare che quella canzone l’hai già scritta, devi chiudere e pensare al futuro. Bisogna guardare il mondo da osservatore e non da osservato.

Hai fatto un bilancio di questi 20 anni di carriera?

Io mi faccio dei film su come sarebbe potuta andare molto peggio di come non sia andata. Essere ancora qui, con dei fan affezionati, è un grandissimo privilegio. Soprattutto considerando che ho attraversato anni difficili per la discografia, che sta cercando di capire che futuro costruirsi. E poi, oggi c’è un eccesso di offerta di musica: non basta fare un bel disco e cantarlo bene, potresti passare lo stesso inosservato.

Non abbiamo certezze…

Nemmeno il panino Camogli di Rotta x casa di Dio: Gianluca Grignani mi ha detto che faceva troppo anni ’90, ha voluto cambiarlo con un panino generico. Una cosa certa, però, c’è: che la vita alta dei jeans di 20 fa non tornerà più.

 

 

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