JDA Software, la supply chain senza segreti

Protagonista da tempo nel suo settore, e presente da dieci anni nel nostro paese, la società si presenta per la prima volta alla stampa italiana, senza nascondere ulteriori ambizioni

Oltre che per il proprio brand, JDA Software è conosciuta anche per le aziende che ha acquisito nel corso degli anni, con nomi del calibro di Manugistics, i2 Technologies o Red Prairie, che non a caso mantengono i loro loghi nei siti e nelle documentazioni ufficiali della società. Fondata 35 anni fa a Calgary in Canada da un tale James D. Amstrong (da cui il nome), JDA Software è oggi un vero e proprio colosso con sede centrale in Arizona e presente in oltre trenta Paesi in tutto il mondo, che ha fatto delle soluzioni per la supply chain e le aree collegate il proprio credo. Con risultati che parlano da soli: su tutti, il superamento del miliardo di dollari di fatturato, previsto proprio per quest’anno, e oltre 3.200 clienti in tutto il globo. Un dato in continua crescita, visto che “attualmente abbiamo due go-live di nostre soluzioni al giorno, che corrispondono a circa 600 implementazioni all’anno”, ha ricordato Franck Lheureux, group vice president per le aree Cee, Middle East & Africa della società, nel corso di un incontro a Milano.

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L’occasione era la presentazione ufficiale della società alla stampa del nostro Paese, dove JDA è presente dal 2003 con una filiale che è oggi guidata da Stefano Scandelli, vice president sales Southern Europe. “Abbiamo inaugurato le operazioni italiane di JDA nel maggio 2003, anche se eravamo già sul mercato con le aziende che poi abbiamo acquisito – ha sottolineato Scandelli -, e così potevamo già contare su un patrimonio di circa 40 aziende clienti. Oggi, questo numero è salito a oltre 150, con nomi del calibro di Luxottica, Iper, Pam, St Microelectronics e Unes, 120 dei quali sono nell’ambito retail e distribuzione: un dato abbastanza in linea con la corporate nel suo complesso, mentre gli altri 30 clienti sono appannaggio del settore manifatturiero, nel quale serviamo molte tra le imprese italiane più di successo”.

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Obiettivi ambiziosi

Il modello di go-to-market è misto, con una parte del business gestita direttamente, per l’80% circa, e per il restante 20% da parte dei system integrator. “L’obiettivo – continua Scandelli – è quello di continuare a consolidare la nostra presenza nel retail e nella distribuzione, soprattutto in uno scenario quale quello di oggi, in cui la crescente importanza dell’e-commerce rende ancora più cruciale disporre di una supply chain oliata al massimo”. I target di crescita per l’Italia nascono anche da alcune peculiarità del nostro paese: “il mercato italiano è molto frammentato, se lo compariamo con quello spagnolo oppure quello britannico – ha spiegato Scandelli -. Se prendiamo l’ambito del grocery, in Italia vi sono 150 potenziali aziende clienti, mentre in Spagna queste sono solo 25 e nel Regno Unito ancora meno, circa una decina. Ma non solo: vi sono moltissimi altri mondi di distribuzione come quelli del fashion o della farmaceutica, che portano il bacino potenziale a circa 350 clienti”.

Oltre 100 soluzioni

Per il mercato italiano, dove dispone di circa 30 consulenti qualificati, in grado di assistere al meglio anche nelle implementazioni più complesse, JDA è oggi in grado di offrire oltre 100 soluzioni software, che coprono tutte le aree della supply chain allargata: trasporto, produzione, magazzino, planning, execution e commerce. È disponibile anche un’offerta cloud, che si rivela molto utile nei casi in cui un cliente non abbia ancora una propria struttura: in questo caso, con il cloud può partire subito e riscontrare ritorni in brevissimo tempo.

Per quanto riguarda il futuro, l’idea è quella di continuare a concentrarsi solo sulla supply chain, privilegiando anche la crescita organica e sviluppando ulteriormente l’offerta cloud. Anche perché, conclude Scandelli, “la supply chain sta cambiando moltissimo: le sfide sono molteplici, con un mercato sempre più globale e soprattutto frenetico, nel quale i cicli continuano a comprimersi, e il consumatore oggi compra in molti modi diversi, dal negozio al pc allo smartphone. Si parla sempre più di ‘mass customization’ e di ‘customer centricity’, perché oggi il vero punto di partenza è diventato il consumatore finale, che vuole sempre più un’esperienza personalizzata, non solo fisicamente all’interno del negozio, ma anche in tutte le forme di e-commerce. Non dimentichiamo che nel 2017, nella sola Europa, le vendite online conteranno per circa 200 miliardi di euro contro i poco più di 100 di oggi, con tutti i risvolti che è facile immaginare”.

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