L’Agcom blocca PolitcalApp di Swg, a pagarne il prezzo saranno i contribuenti

Swg ha intenzione di fare causa all’Agcom per il blocco della propria app per i sondaggi politici. In caso di vittoria, il risarcimento verrà prelevato dalle nostre tasche

Il comportamento contradditorio dell’Agcom avrà probabilmente degli strascichi sulle tasche degli italiani. Swg ha intenzione di portare in tribunale l’ente per il controllo delle comunicazioni dopo il blocco della sua app PolitcalApp.

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L’Agcom dà l’ok, poi fa un passo indietro

PoliticalApp è un’applicazione per smartphone e tablet che permette di seguire in tempo reale i sondaggi che riguardano i candidati alle prossime elezioni. Il 14 gennaio l’Agcom aveva dato il suo assenso alla distribuzione: “La disciplina dei sondaggi relativi a indicazioni di voto si riferisce unicamente a quelli diffusi su mezzi di comunicazione di massa e si ritiene che non possa definirsi tale un’applicazione per smartphone: essa altro non è che un software per cellulari accessibile esclusivamente da quanti, in base a una scelta volontaria, abbiano deciso di scaricarla sul proprio telefonino”. Il fatto che l’app fosse a pagamento inoltre la “priva delle caratteristiche distintive del mezzo di comunicazione di massa, vale a dire la destinazione al grande pubblico e la diffusione ad una pluralità indeterminata di destinatari”.

Swg, azienda triestina produttrice dell’app, aveva quindi proceduto alla commercializzazione il primo febbraio 2013. Passano pochi giorni e l’Agcom cambia completamente la sua posizione affermando che “l’applicazione realizzata da Swg, nei termini in cui viene pubblicizzata, rende accessibile – previo il pagamento del prezzo contenuto – il risultato dei sondaggi a un pubblico potenzialmente molto vasto, con inevitabili effetti di diffusione incontrollata dell’informazione”. Alla luce di questa considerazione l’app era stata quindi bloccata. In pratica, le app che raccolgono sondaggi vengono ora considerate mass media a tutti gli effetti e quindi devono sottostare alla par condicio, la regola che impone che i messaggi politici non siano trasmessi agli elettori 15 giorni prima del voto sui mezzi di comunicazione di massa.

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Swg prepara i suoi legali

In una nota di Swg si legge che l’azienda è pronta a “ogni azione a tutela dei suoi interessi economici e di immagine che ritiene siano stati lesi da un comportamento così contradditorio”. Questo significa che quando partirà il processo contro l’Agcom, che ha dimostrato di non avere le idee chiare su cosa sia un mass media, in caso di vittoria saranno gli italiani a dover pagare il risarcimento all’azienda triestina.