“L’equazione” di Antonio Maggio

«Questi tempi sono molto tecno e poco logici»

“L’equazione” di Antonio Maggio è in vendita da ieri. È passato un anno e poco più dalla sua vittoria al Festival di Sanremo e dal suo primo disco solista, dopo l’esperienza felice ma da tempo conclusa con gli Aram Quartet.

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Antonio Maggio non ha perso l’ironia e la freschezza del suo disco di debutto “Nonostante tutto”, e resta un ragazzo poco tecnologico – ma si sta attrezzando. Di sicuro, però, gli piacciono i selfie: basta guardare il suo profilo Twitter. Impegnato nella presentazione del nuovo disco “L’equazione”, testimonia online tutti i suoi impegni.

Data Manager: Ci spieghi cos’è questa equazione del titolo e come si risolve?

Antonio Maggio: “L’equazione”, il singolo omonimo, è il bigliettino da visita dell’album, è l’equazione che ognuno deve risolvere con se stesso. Per cambiare collettivamente bisogna prima partire da noi, singolarmente. Sono felicissimo che il disco sia stato pubblicato: è il più ostico, o così mi dicono, perché è quello delle conferme. Spero possa piacere almeno quanto il primo.

Eri bravo in matematica a scuola?

No, al liceo per niente: per me era 3 fisso.

I temi affrontati nelle canzoni quali sono?

Questo disco non è un concept perché lascio l’uso di questa parola a chi ha più esperienza di me, però un filo conduttore c’è: è l’idea di trasformare le difficoltà in opportunità. L’approccio positivo è il mio marchio di fabbrica, la gente per quei tre minuti di durata di una canzone deve rilassarsi. Questa ricerca di opportunità in ogni situazione la racconto in tutte le canzoni, con diverse sfaccettature.

L’ironia non manca mai.

Mai. Do un vestito ironico alle canzoni perché io sono così nella vita.

Oggi abbiamo tutti nelle nostre tasche la possibilità di creare musica, con una marea di app. Sfrutti questa opportunità?

Sto studiando (ride, nda). Storicamente io sono poco tecnologico. Però mi dicono che sto riuscendo ad aggiornarmi, sono sulla buona strada. La facilità di contatti che ci dà internet ovviamente la vediamo tutti e sicuramente fa bene anche al nostro lavoro: nel caso della collaborazione con Clementino (per il brano “Stanco”, nda), il pezzo che mi ha mandato era solo da mixare. Davvero praticissimo.

Com’è andata con lui?

Ci siamo conosciuti negli uffici della casa discografica ed è nata un’amicizia. Il featuring non era in programma, però non riuscivo a far evolvere il brano. Dopo un po’ di giorni in cui mi ci sono spaccato la testa, mi è venuta l’illuminazione e ho chiamato Clemente. Dopo cinque ore mi è arrivata una email con il pezzo della sua parte rappata.

Tornando a internet…

Ecco, a proposito di velocità di comunicazione. Ho letto i commenti sui social poche ore dopo che il disco è stato messo in vendita: diversi mi chiedevano perché non avessi proposto “Incolume” ad Adriano Celentano. Eh magari! Qualche richiamo a lui in effetti c’è, lo ascolto moltissimo. E poi, sempre parlando di questi tempi in cui siamo tutti connessi, penso a Domenico Modugno (c’è la cover della sua “La donna riccia” nell’album, nda): gli era stato impedito di dire che era sposato. Oggi con un niente si scopre tutto di qualsiasi persona.

In “L’equazione” dici che questi tempi sono molto tecno e poco logici. Cosa vuoi dire?

Che questa è un’epoca in cui tutti cercano di stupire con effetti speciali. Si cerca anche di risolvere i problemi con effetti speciali, ma a volte ci vuole anche un po’ di logica.

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