La convergenza è fondamentale per allentare la pressione sui data center

Secondo Andrea Massari, Country Manager di Avnet Technology Solutions Italia, l’esigenza degli utenti finali di semplificare la complessità dei data center e ridurre i costi porterà a un aumento della domanda di infrastrutture convergenti

Cloud computing, big data e virtualizzazione stanno producendo un’esplosione di dati all’interno delle aziende, modificando le esigenze del business e mettendo sotto pressione le infrastrutture che costituiscono la spina dorsale dell’IT, con conseguenze significative sugli investimenti dedicati alle soluzioni di data center per raggiungere efficienza e ridurre i tempi di inattività. Ad esempio, nel dicembre scorso, gli analisti hanno previsto che entro il 2017, le tecnologie Big Data e i relativi servizi ammonteranno a un valore di € 23.9 miliardi ($ 32.4 miliardi) l’anno. Più aziende entreranno nel mercato Big Data più aumenterà la spesa per ospitare il diluvio di dati nei data center.

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Lo scorso anno, Google ha rivelato che ha investito € 1,2 miliardi ($ 1,6 miliardi) nella costruzione di data center in soli tre mesi, da aprile a giugno. E non solo Google, secondo Gartner: lo scorso anno la spesa globale per i data center ha raggiunto € 103 miliardi ($ 140 miliardi) e a gennaio IBM ha confermato che quest’anno implementerà un nuovo data center cloud a Londra come parte dell’investimento globale di 884.5 milioni di € ($ 1,2 miliardi) che prevede l’apertura di 15 nuovi data center cloud in tutto il mondo.

Nel terzo trimestre 2013 il mercato storage ha generato 622,6 petabyte di nuova capacità con un incremento del 101 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2012. Naturalmente le aziende sono alla ricerca di nuove modalità per gestire i flussi di informazioni e per rimanere al passo con le richieste dell’IT, come ad esempio una infrastruttura che permetta ai dipendenti l’accesso ai dati ovunque e in qualsiasi momento, rispettando le esigenze di business sull’efficienza dei costi, garantendo la sicurezza dei dati e incrementando la produttività. Spesso l’infrastruttura IT per proteggere e gestire i dati aziendali è tradizionalmente “a silos”. Questo fa sì che si creino dei colli di bottiglia sulle reti informatiche, con una conseguente inadeguatezza nella gestione del traffico o nel trasferimento dei dati, con un aumento dei costi operativi dovuti alla manutenzione, oltre che a una riduzione di flessibilità e agilità. Oggi ci sono approcci diversi alle infrastrutture IT all’interno dei data center, come le infrastrutture application- centric, la gestione del cloud ibrido e l’infrastruttura convergente. Ma quale è il più efficace per affrontare la complessità dei data center e ridurre i costi? Quale può risolvere le esigenze di business in riferimento alla grande mole di dati aziendali?

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Parlando con i clienti ho constatato che la mole dei dati, la business continuity e i costi di infrastruttura sono problematiche di cui sono ben consapevoli.

La converged infrastructure consente un approccio standardizzato e facilmente replicabile all’architettura dei data center. Questo riduce notevolmente i costi operativi e risolve i problemi associati alle architetture “casuali” a cui molte organizzazioni giungono attraverso un continuo processo di implementazione di risorse aggiuntive con cui si tenta di risolvere di volta in volta gli aumenti di carico di lavoro.

Per soddisfare queste richieste, le imprese dovrebbero cercare di abbracciare un modello centralizzato che combini le tecnologie di networking, server e storage dei dati in un’infrastruttura convergente, che aumenta la velocità e l’agilità IT. La converged infrastructure, a mio parere, offre una soluzione efficace per gestire l’ingente mole di dati. Essa può facilitare la gestione del sistema, massimizzare l’efficienza dei data center e migliorare la qualità del servizio. Secondo IDC, oggi sempre più clienti IT stanno “comprendendo il valore dei sistemi integrati” e cercando il modo migliore per semplificare le operazioni IT. Inoltre, gli analisti stimano che la spesa totale in tutto il mondo per le infrastrutture convergenti salirà a € 13.1 miliardi ($ 17.8 miliardi) nel 2016, in aumento di € 3,4 miliardi ($ 4,6 miliardi) rispetto al 2012.

Mentre il mercato si espande e si adatta, i vendor si affrontano per mantenere il vantaggio competitivo: non possono permettersi di avere in essere infrastrutture IT rigide e poco scalabili. E’ quindi necessaria un’azione forte di formazione al canale per aiutare i rivenditori a cogliere questa opportunità di crescita. Per ottimizzare i data center, una strategia di converged infrastructure non può essere trascurata ed è importante per i reseller conoscerla al meglio e capire come può aiutare a risolvere le nuove esigenze IT dei loro clienti. Oggi le priorità fondamentali per i reparti IT sono la velocità di entrata nel mercato in caso di nuove applicazioni o servizi e la continuità del business. Quando è possibile garantire un approccio ripetibile per lo sviluppo delle infrastrutture, la gestione e la risoluzione dei problemi con il pieno sostegno di tutti i fornitori coinvolti (come infatti consente l’infrastruttura convergente), si limita il rischio di downtime, si riducono i tempi di risoluzione dei problemi e si abbrevia considerevolmente il time to business.

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Per il rivenditore è essenziale capire che ogni azienda è diversa e la flessibilità è la chiave del successo. Integrando l’infrastruttura convergente in ambienti IT, i processi possono essere adattati alle esigenze dei singoli clienti finali e alle imprese di tutti i tipi e dimensioni. Con la crescita della complessità dell’infrastruttura IT, questa soluzione aiuta le aziende ad affrontare la necessità di memorizzare sempre più grandi volumi di dati aziendali, riducendo i costi, diminuendo la complessità e accelerando il ROI. Per le organizzazioni è ora il momento di capitalizzare su questa grande e interessante opportunità di mercato per acquisire nuovi clienti e attingere a nuovi mercati.