Le fonti low carbon domineranno il mix energetico europeo entro il 2020

Accenture e Agici elaborano un nuovo modello analitico per definire a livello EU 27 l’optimal fuel mix entro il 2020 definendo i fattori critici di successo e le tecnologie sulle quali investire per raggiungere un “high performance power generation”

Energie rinnovabili e fonti low carbon saranno sempre più al centro delle politiche energetiche europee. Lo conferma uno studio di Accenture e Agici Finanza d’Impresa che prevede come l’Optimal Fuel Mix nel 2020 per i 27 Paesi dell’Ue sarà dominato dalle fonti low carbon con il 60,8% (circa 2,190 TWh) dell’intera produzione di energia elettrica contro il 36,1% (circa 1,300 TWh) derivante da carbone e gas naturali.

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Lo studio “Digital Power Generation” ha elaborato un modello analitico per comprendere e definire quale sarà il mix energetico più conveniente a livello EU 27 nei prossimi 7 anni prendendo in considerazione alcune variabili determinanti: la crescita della domanda (ipotizzando una crescita da 3,368 Twh del 2010 a 3,603 Twh nel 2020), i prezzi del carburante, la sicurezza degli approvvigionamenti (soglia massima di gas importato in Europa), il contributo delle energie rinnovabili (in linea con i target climatici europei 20-20-20).

Il volume totale derivante dalle sole fonti rinnovabili per il 2020 è stimato in 1,297 TWh (+15 punti percentuali rispetto al 2010) distribuite tra idroelettrico (11.9% del totale di energia elettrica prodotta), biomasse (6,5%) eolico onshore (11.2%, eolico offshore (3,7%) solare fotovoltaico (2,4%), geotermale (0,3%).

La proiezione dello studio esprime di fatto un trend che si sta già manifestando in Europa con un incremento delle fonti rinnovabili (dal 15,8% del 2006 al 21,1% del 2010), un decremento delle fonti fossili (54,9% nel 2006 fino al 51,7% nel 2010) e delle fonti nucleari (dal 29,3% al 27,2%).

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L’analisi quantitativa permette innanzitutto di confermare analiticamente sia quanto è già visibile in termini di trend di sviluppo del fuel mix, sia le proiezioni attualmente proposte dalle principali agenzie energetiche; in secondo luogo consente di sostanziare alcune sfide che hanno caratterizzato l’evoluzione del settore negli ultimi 5 anni e che caratterizzeranno ulteriormente il trend fino al 2020:

1. Incremento della quota delle rinnovabili nel fuel mix: la disponibilità di tecnologie rinnovabili più convenienti combinata con la riduzione degli incentivi europei, dovuta da un avvicinamento alla grid parity, incrementerà il livello di competizione tra le aziende che operano nella generazione tradizionale termoelettrica rendendo necessarie logiche di gestione più evolute in termini di manutenzione ed efficienza operativa degli impianti.

2. Evoluzione in ottica “portfolio” dei programmi di engineering & construction (E&C): Sulla generazione tradizionale i principali programmi di engineering e construction saranno legati alla dismissione degli impianti nucleari e delle centrali termoelettriche (carbone, olio combustibile) per effetto delle nuove politiche energetiche dei Paesi membri. La nuova capacità al 2020 (circa 260 GW) necessaria a compensare queste dismissioni porterà ad una graduale ma sostanziale revisione dei modelli di governance dei progetti E&C da un’ottica “large capital” ad una “portfolio” caratterizzata dalla costruzione di impianti rinnovabili (in particolare wind on shore ed off shore) e per la generazione da fonti tradizionali dalla costruzione di impianti più piccoli ed efficienti e maggiormente prossimi ai centri di consumo.

3. Generazione distribuita: sviluppo di piccole centrali elettriche flessibili, posizionate vicino ai centri di consumo energetico, gestite e controllate a distanza grazie alle nuove tecnologie al fine di essere integrate con le reti intelligenti (smart grid).

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4. Nuovi requisiti per la generazione da fonti fossili: con l’aumentare della quota delle energie rinnovabili la generazione da fonti fossili avrà ulteriore necessità di gestire in maniera efficiente gli impianti con costi più competitivi. A tal proposito, soprattutto fino a quando non verranno definiti chiari meccanismi di remunerazione della capacità (capacity payment), sarà necessario diminuire per quanto possibile il costo legato alle attività di manutezione, tramite logiche di predictive maintenance, ed ottimizzare l’eventuale capacità residua attraverso logiche “asset back trading”.

“Il crescente peso delle rinnovabili, per loro natura intermittenti e geograficamente distribuite necessitano di un sistema più stabile – dichiara Claudio Arcudi Executive Partner di Accenture – Solo grazie ad un mercato europeo più integrato, alla completa adozione delle smart grid e al miglioramento dei processi di stoccaggio e distribuzione dell’energia saremo in grado di gestire in modo ottimale il nuovo mix energetico”.

Infine, partendo da queste sfide la ricerca evidenzia quali siano i fattori tecnologici di successo su cui far leva per indirizzare gli obiettivi di optimal fuel mix nei prossimi 7 anni:

Analytics: modelli e soluzioni tipicamente utilizzati nel settore retail per analizzare in maniera predittiva le esigenze ed i criteri di acquisto dei consumatori rappresenteranno anche per le società di generazione elettrica una grande opportunità per migliorare l’efficienza operativa. Ad esempio per gli operatori di energie rinnovabili non programmabili, queste soluzioni potranno consentire un’adeguata previsione della produzione e quindi di limitare il più possibile gli eventuali oneri di sbilanciamento.

Internet delle cose: per reagire alle fluttuazioni della domanda e dell’offerta di energia rinnovabille sarà necessario avere impianti distribuiti sul territorio automatizzati e flessibili dotati di soluzioni di monitoraggio e controllo continuo. Tali soluzioni tecnologiche saranno un valido supporto decisionale per definire in tempo reale gli opportuni flussi di attività tra le varie unità organizzative dell’azienda, a livello centrale e periferico, che collaborino in maniera dinamica ad una gestione efficiente delle attività di operations & maintenance.

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Mobility: i team distribuiti sul territorio possono avere a disposizione in tempo reale tutte le informazioni per decidere ed attivare opportunamente le più efficaci azioni di controllo e manutenzione degli impianti.

La combinazione di queste soluzioni permetterà agli operatori di indirizzare opportunamente l’ evoluzione in ottica “portfolio” dei nuovi programmi di E&C (engineering & construction) e quindi di gestire efficacemente il budget, i tempi e la qualità delle realizzazioni dei nuovi impianti.

“L’innovazione digitale è un elemento decisivo che gli opertori europei devono saper sfruttare per emergere nella competizione internazionale – continua Arcudi – Il settore energetico dovrà fare tesoro delle buone pratiche già sviluppate in altri settori per abilitare processi chiave come l’aumento della flessibilità operativa e il controllo in remoto della produzione e manutenzione degli impianti”.

“In Europa si inizia a toccare con mano il nuovo modello energetico, fondato su produzioni pulite, distribuite ed efficienti. Ciò, però, in un quadro di crisi della finanza pubblica e di conseguente riduzione dei sostegni – dichiara il Prof. Gilardoni, Presidente dell’Osservatorio e docente presso l’Università Bocconi – Questa dinamica impone un profondo cambiamento nelle strategie delle utility nella gestione delle rinnovabili, che devono assumere sempre più le caratteristiche di una vera e propria industria in grado di competere ad armi pari con le fonti fossili”.