Agenda si o Agenda no

Dopo averla cercata per alcune settimane, finalmente ieri è stata trovata l’Agenda più inseguita sulla Rete.

Il mistero è stato svelato. Si tratta dell’Agenda Digitale, un’iniziativa privata, senza alcuno sponsor politico, di cento sottoscrittori che reputano fondamentale riportare l’attenzione dei media su ciò che non è stato fatto e su ciò che deve essere fatto se davvero l’Italia vuole diventare un Paese dove l’innovazione non è solo un argomento per i bloggers ma piuttosto un volano per l’economia nazionale.

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Tra i sottoscrittori ci sono imprenditori, giornalisti, opinion leader, tutti quelli che sono sia stakeholders sia considerati degli influencers. Il loro obiettivo è chiaro, alzare il velo che nasconde a chi non opera nel settore IT, le enormi potenzialità disponibili se e solo se si avessero il coraggio e la forza di porre l’innovazione al centro del programma per lo sviluppo del Paese.

Eppure quello che noi italiani dobbiamo reclamare a gran voce con iniziative, come questo avviene normalmente in quasi tutti i Paesi industrializzati, poiché quella che tutti definiscono la “internet economy” supera i 10.000 miliardi di dollari. Non a caso, infatti, il Commissario per la Società dell’Informazione della Commissione Europea, Neelie Kroes, considera l’agenda digitale elemento base della sostenibilità socioeconomica.

Se non ci sono dubbi sul fatto che quest’iniziativa doveva essere fatta e che l’importanza è notevole, dubbi ci sono sulle modalità; d’altronde il nostro Paese è noto per essere il Paese dei guelfi e dei ghibellini, quindi anche stavolta nessun giudizio unanime, ma molto parlare ed in alcuni casi anche alcune critiche come ad esempio che una iniziativa di questo tipo può essere considerata un vero parto della Rete solo se della stessa si fosse discusso pubblicamente proprio in Rete.

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Tra gli ideatori abbiamo sentito Marco Zamperini – “Il progetto è nato spontaneamente durante una cena, eravamo alcuni di noi ed abbiamo condiviso l’esigenza di fare qualcosa per stimolare la conversazione e l’attenzione sulla mancanza di un’agenda digitale in Italia” e Gianluca Cozzolino “L’idea è nata in queste settimane dai cosiddetti “influencer” della rete: stimolare la classe politica ad occuparsi di quello che per noi rappresenta il presente ed il futuro dello sviluppo del nostro paese. Introdurre un “percorso” digitale, fatto di analisi, milestone ed obiettivi, un’agenda dove finalmente dare la giusta rilevanza a tutti quei temi (digital divide, banda larga, wifi etc. etc.) che vengono spesso trattati con sufficienza dalla classe governante e sopratutto senza una pianificazione definita”.

L’iniziativa dopo nemmeno 48 ore ha già raggiunto circa 10000 adesioni e ciò rappresenta un ottimo inizio;  ora bisognerà capire cosa fare dopo e qui nascono alcuni dubbi “Agenda digitale chi la rappresenta?”, “Chi c’è realmente dietro? Le grandi lobby o solo utenti della Rete?”

Sempre MZ – “Noi non vogliamo dettare l’Agenda, per questo ci sono i politici e nessuno di noi vuole sostituirsi a loro ma solo stimolare la discussione utilizzando la Rete per aggregare opinioni e persone “.

A Gianluca ho chiesto quali siano gli obiettivi che si pongono? – “L’obiettivo è di riuscire a stilare una prima versione dell’agenda digitale entro cento giorni a partire da oggi, sederci al tavolo con la classe politica (Pierferdinando Casini, Luca Barbareschi, Gianni Pittella hanno già dato la loro disponibilità ad incontrarci) per stilare un documento (l’agenda digitale) già presente da tempo in Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e tanti altri paesi del mondo. Posizionare l’Italia in un atteggiamento differente rispetto al mondo digitale, regalarci un futuro migliore.”

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Tra coloro che osservano e nutrono qualche dubbio Mauro LattuadaFondatore di Green Geek – “Credo nella collaborazione e nella community, l’idea nei suoi limiti generali è anche buona, ma nei fatti come è possibile pensare che in 100 giorni accada qualcosa che non è successo in 1000? E soprattutto amo sapere con chi sto lavorando, e per cosa: verificare le fonti, è una piccola regola che mi è stata insegnata all’inizio della carriera. Ero attirato dalla quantità di amici e conoscenti che ho visto essere coinvolti, ma temo l’effetto facebook e mi piace approfondire bene quello che mi propongono. Per ora non l’ho ancora capito (come molti, mi par di capire), di certo impegno forza e fatica solo in quello in cui credo e quando so cos’è… Per ora osservo, incuriosito, quando capirò chi sono tutti i primi 100 coinvolti saprò dirti di più.”

Sono stato tra i primi ad aderire all’iniziativa, convinto sia della necessità che dell’importanza, non nascondo di avere anche io qualche dubbio, ma in questo momento l’importante è che si faccia qualcosa, basta con l’immobilismo, prendiamoci il nostro Futuro.