Biomedicale: Italia terza in Europa

L’Italia, con l’11% del valore in Europa, rappresenta il terzo mercato dei dispositivi medici e diagnostici (biomedicale) per dimensione, dietro Germania (31%) e Francia (16%) e davanti a Regno Unito (11%) e Spagna (9%) (dati Assobiomedica, 2007).  

Il punto sul settore è stato fatto venerdì mattina nella sala Pirelli della Regione Lombardia nel corso della presentazione di TGO – Tecnologia e Gestione Ospedaliera (CremonaFiere, 2 – 4 aprile 2009), la prima mostra convegno sull’Health Technology Assessment, il processo di valutazione degli acquisti delle tecnologie sanitarie volto al controllo dei costi senza compromettere le performance del servizio al paziente negli ospedali e nei laboratori clinici. “Il tema del TGO – ha detto il Presidente di CremonaFiere Antonio Piva -ha assunto particolare rilievo in questo periodo, data la crisi che colpisce anche le strutture sanitarie e, al contempo, la necessità delle medesime di non compromettere gli standard di servizio al paziente. Questa manifestazione – ha sottolineato Piva – ha la peculiarità di riunire allo stesso tavolo le diverse professionalità della filiera della salute (direttori sanitari, direttori scientifici, medici, tecnologi, economi, responsabili acquisti), perché si è capito che solo una valutazione da più punti di vista delle decisioni di investimento in nuove tecnologie mediche, come il metodo dell’Health Technology Assessment, può consentire una corretta analisi di costi e benefici e la salvaguardia della centralità del paziente”. 

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre al Presidente Piva, Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro e vicepresidente Regione Lombardia, Osvaldo Basilico, Direzione Generale Sanità Regione Lombardia, Piergiorgio Spaggiari, direttore generale A.O. Istituti Ospedalieri di Cremona, Paolo Lago, responsabile servizio Ingegneria Clinica Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e Maurizio Maccarini, Facoltà di Economia Università degli Studi di Pavia.

Leggi anche:  Smeup cresce nel settore Collaborative Commerce con Unisales

Dall’incontro è emerso che il mercato dei dispositivi medici ammonta a circa 6,2 miliardi, così ripartiti: 3,2 relativi ai biomedicali (telemedicina e medicina sanitaria), 1,7 miliardi diagnostici in vitro (tecnologie di laboratorio e dispositivi per automonitoraggio), 1,3 elettromedicali (tra cui diagnostica per immagini e ultrasuoni). L’andamento del settore, che segna il passo soprattutto a causa dei tempi di pagamento di Asl e Enti pubblici (l’80% dei clienti delle imprese biomedicali), ormai arrivati al limite della morosità (320 giorni la media), presenta, tuttavia, qualche eccezione. E’ il caso del distretto biomedicale di Mirandola (MO), il più importante in Italia (30% delle vendite), in netta controtendenza rispetto a tutto il resto del comparto, facendo registrare un incremento di ordinativi, imprese e giro d’affari.

Le aziende in Italia del biomedicale nel complesso sono 532 (128 a capitale italiano, 404 a capitale estero), di cui il 76% a capitale estero. Gli addetti del settore sono 33.000 (e altrettanti impiegati nell’indotto). L’investimento in ricerca intra muros, escludendo cioè le risorse indotte in altri settori, è pari al 10% dei ricavi: per ogni 1.000 euro di produzione si spendono in ricerca quasi 25 euro, contro i 6 della media dell’industria manifatturiera (fonte: BMTech.it). 

Il 60% delle aziende fornitrici di tecnologie biomedicali (318) sono commerciali mentre le restanti 214 sono produttrici. Il 43% fattura tra i 5 e i 20 milioni di euro, il 30% meno di 5, l’11% tra i 20 e i 40 milioni e il 16% va oltre i 40. Il numero di dipendenti medio per azienda nel comparto è di 54 unità.  

In Italia e in Europa si riscontra una correlazione positiva tra dimensione d’impresa e saldo commerciale: il Paese con miglior saldo, la Germania (4,7 mld), ha una dimensione media d’impresa doppia (71,43) rispetto alla media europea (35,3 addetti, fonte: Assobiomedica). 

Leggi anche:  Vimi Fasteners annuncia il piano strategico sulla controllata Filostamp

Biomedicale nel mondo

Nel mondo sono 21.000 le imprese che producono dispositivi medici (11.000 in Europa, 8.500 negli Usa e 1.600 in Giappone). Il fatturato complessivo è di circa 187 miliardi di euro. Gli addetti sono 850.000 (435.000 europei, 350.000 americani e 65.000 giapponesi). 

La spesa per dispositivi medici

L’incidenza della spesa per dispositivi medici sul totale della spesa sanitaria in Italia è del 5,6%, al 15° posto in Europa: il Paese con l’incidenza più alta è l’Estonia con il 14,10%, seguita da Germania (8,6 %), Francia (5,8%) e Regno Unito (4,5%). La spesa pro capite/anno per dispositivi medici italiana è di 122 euro, contro una media europea pari a 98 euro (in Europa al primo posto la Germania con 243 euro, dopo Norvegia con 218 e Svizzera con 215). La spesa complessiva nostrana all’anno per dispositivi medici è pari a 7,010 miliardi di euro (media Europa 2,16 miliardi), al terzo posto in Europa dopo Germania (20 miliardi) e Francia (9.9 miliardi) e prima di Inghilterra (6,7) e Svizzera (1,6). (fonte:OECD 2005).